Un periodo in cui il binomio donna-cantautrice sembra essere la più sicura formula di successo è certamente il migliore per introdurre Nanci Griffith. La brava Nanci è infatti songwriter originale, ottima interprete e musicista raffinata. Pur essendo già stato baciato dalla fortuna negli Stati Uniti, il suo nome fatica un poco a decollare nel resto del mondo, se si fa eccezione per l’Irlanda (dove è stata in testa alle classifiche) e per la Gran Bretagna. Sarà forse che Nanci, graziosa ragazza texana, ha una matrice country abbastanza accentuata che non le agevola certo l’ascesa alle charts internazionali; sarà anche che la sua casa discografica ha deciso di non rischiare investimenti promozionali elevati: sta di fatto che di Nanci Griffith ne parlano i soliti quattro gatti e che i suoi dischi, come sempre, si trovano quasi esclusivamente nei negozi specializzati.
Ed è un vero peccato perché la ragazza meriterebbe molto di più, soprattutto in un momento in cui, grazie a Tracy Chapman & Co., il pubblico dimostra di essere piuttosto ricettivo verso questo tipo di prodotti.
Il suo ultimo lavoro, dal romantico titolo One Fair Summer Evening, ci dá l’esatta dimensione del valore compositivo di Nanci e delle sue qualità di performer. Si tratta, infatti, di un album live, interamente acustico, dove la Griffith è accompagnata da una parte della Blue Moon Orchestra, suo gruppo abituale.
Registrato a Houston, Texas, presso l’Anderson Fair Retail Restaurant, questo One Fair Summer Evening è un omaggio all’America dei club, dei locali in cui nascono le star, delle cantine dove spesso sono state scritte importanti pagine della storia della musica. Locali nei quali, come dice la stessa Nanci “….la gente va per ascoltare e non solo per esser vista, dove, se hai voglia, ti metti a ballare senza curarti di quello che diranno di te, dove la qualità della serata non è valutata solo in funzione delle quantità di birra e drink venduti”.
In questa atmosfera, che la stessa Nanci giudica ideale per la sua musica, nasce One Fair Summer Evening.
L’impatto dell’album è così reale che si ha davvero l’impressione di essere seduti in un fumoso locale del Texas a godere dello spettacolo che la Griffith, nella sua versione più genuina, ci offre senza trucchi e senza inganni.
Il repertorio proposto si rifá ai primi album di Nanci dove la vena ispirativa era già presente ma il suono ancora da sgrezzare. Con lo scarno ma efficace supporto di James Hooker (piano e tastiere) e di Denny Bixby al basso e con un paio di harmony vocalist, vengono riproposte Looking For The Time, I Would Bring You Ireland, Workin’ In Corners Love At The Five And Dime e altre canzoni tipiche della musicalità di Nanci.
Il suono, pur nella sua semplicità, risulta molto curato e raffinato. Le armonie vocali sempre precise, ammorbidiscono il timbro nasale, tipicamente americano, della Griffith che, vocalmente, potremmo accostare a Emmylou Harris anche se Emmylou ci sembra dotata di maggior classe.
A dimostrare la maturità artistica del personaggio concorrono due brani, non firmati da Nanci, ma che potrebbero essere scambiati per sue composizioni: Once In A Very Blue Moon, brano d’apertura dell’ellepì, e Roseville Fair, affascinante ballata scritta da Bill Staines. La capacità di interpretare pezzi altrui come fossero propri, al punto di incorporarli totalmente nella personale visione musicale, è sicuramente segno di grande controllo artistico.
Conclude il concerto la divertente Spin On A Red Brick Floor scritta come omaggio al locale nel quale è avvenuta la registrazione.
Per chi già fosse estimatore dell’arte di Nanci Griffith questo album è ulteriore conferma: per gli altri rappresenta una ottima occasione di accostarsi ad una grande interprete nella sua veste più semplice ma anche più sincera.
MCA 42255 (Singer Songwriter, 1988)
Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 33, 1988
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