Ramblin' Jack Elliott - South Coast cover album

Jack Elliott rappresenta l’idea stessa del folksinger, con gli stivali impolverati e un mondo di storie da raccontare. Folksinger per eccellenza, prototipo con Woody Guthrie, il suo mentore, Cisco Houston o Derroll Adams, del cantastorie itinerante, del rapsodo che epicizza la cronaca americana nei drammi del ‘Dust Bowl’, della vita grama dei minatori, degli hobos che rincorrono i treni merci come veicoli di speranza. E come in un romanzo della beat generation, il viaggio è un febbrile bisogno, chitarra a tracolla e poche parole scambiate sono sufficienti per un’amicizia eterna. Come nei Vagabondi del Dharma di Kerouac. Ma Jack, nasconde le sue origini alto borghesi in un nome d’arte, non erra per le strade ferrate e sogna il rodeo, i cowboys.
Tutta l’adolescenza è l’inseguimento entusiastico dei suoi sogni. L’incontro con Woody, le ballate cantate agli angoli delle strade d’Europa, il Greenwich Village, gli scambi con Seeger, Ochs, Cash, con Dylan che ne ricevette un’influenza determinante e lo volle nella Rolling Thunder Revue, la lettura così originale e genuina della tradizione americana, tutto ciò ed altro fa di Jack Elliott uno dei personaggi più eminenti nella storia musicale del dopoguerra.

Questo disco non contiene nuovi brani ma, sintesi di una carriera, gloriosi classici che il vecchio, caro Jack ha voluto reinterpretare, accompagnandosi soltanto con la chitarra. La sua voce acquisisce il pathos e le sfumature fumose dei suoi sessantaquattro anni, ma ad ascoltarla sulle frequenze giuste, quelle del cuore, tradisce la freschezza e la passione di un ragazzo. Forever young, Jack!
Dodici pezzi e un booklet ricco di testimonianze e dichiarazioni d’amore firmate Guy Clark, Joan Baez, Jackson Browne, Jerry Jeff Walker, Ian Tyson, Greg Brown
Dal repertorio di Guthrie, la suggestione di Pastures Of Plenty e di I Ain’t Got No Home, l’affascinante Talkin Dust Bowl, madre di tutti i talkin’, la dolorosa e splendida ballata Ludlow Massacre. Particolarmente passionale è la personalissima versione di If I Were A Carpenter, commosso tributo all’angelo caduto, al grande Tim Hardin.
“…ricordo Tim Hardin viaggiare ad alta velocità, sulle colline di Hollywood” sussurra Jack con palese emozione.

Lineare la cover di Cocaine Blues che il Rev. Gary Davis soffiava per i vicoli di Harlem, fresca ed esuberante Will James di un amico con Stetson e speroni d’argento, Ian Tyson.
The Buffalo Skinners è uno dei capisaldi del folk americano. Jack sa soffonderla di nuvole cariche di pioggia. Amo South Coast e la sua tenebrosa poesia. Essa è il biglietto da visita di Ramblin’ Jack. Arlo l’ha imparata dalle sue labbra. Amo South Coast suonata da Arlo, l’amerei anche se la suonasse il postino. Mito nel mito.
Compare anche un bel pezzo di Derroll Adams che fu compagno di strada di Jack in Europa e occupa un posto di rilievo fra i folkies d’America: Rake And Ramblin’ Boy. Un blues teso ed essenziale, Mean Old Bedbug Blues, stampato intorno alla metà degli anni ’30 e proveniente dai tesori di Bessie Smith.

Conclude il CD la celeberrima San Francisco Bay Blues che l’one-man-band Jesse, ‘Lone cat’ Fuller suonava sulle dodici corde.
Nella sua spoglia ed essenziale bellezza il disco di Jack Elliott raggiunge le zone più profonde dei sensi. Jack è un americano originale, un modello per tanti ed è motivo di grande consolazione sapere che la sua instancabile corsa continua. Ci piace pensare che la sua enorme ‘motorhome’ con la quale gira gli USA possa sostare, un giorno, nel nostro giardino. Ci piace pensare a Jack Elliott come uomo arrivato con la polvere e andato via col vento.

Red House RHR CD 59 (Singer Songwriter, 1995)

Francesco Caltagirone, fonte Out Of Time n. 11, 1995

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