Eric Clapton l’ha indicato come il suo erede, la stampa lo ha osannato, alcuni noti musicisti l’hanno invitato a partecipare ai propri lavori, eppure Robert Cray ancora non convince appieno anche se conferma con questo suo Don’t Be Afraid Of The Dark che la profezia di Clapton forse ha una sua valenza. Però quest’eredità ha delle zone d’ombra marcate, infatti non si capisce quale Clapton dichiari e veda in Cray il proprio successore ideale: è lecito pensare che sia l’ultimo Clapton ed allora siamo d’accordo con lui, ma chi raccoglierà l’eredità del Clapton con i Bluesbreakers, con i Cream, del Clapton di Layla; sicuramente non Robert Cray con il suo blues estremamente easy, soft, con le sue canzoni non pienamente riuscite.
Credo sia il caso di non giudicare sempre e soltanto un chitarrista che musicista si dichiara, solo sul suo intervento allo strumento, ma in un’ottica più vasta che va dalla composizione, all’arrangiamento fino ai più piccoli dettagli. Non si può continuare a parlare sempre e soltanto dell’aspetto chitarristico sintetizzabile poi in alcuni soli o in alcune tessiture armoniche. Quello che in Cray non c’è è il feeling del blues e questa può anche essere giudicata una bestemmia, in realtà è una ‘dichiarazione’ scritta in maniera non certo affrettata e che nasce dal lungo riascolto dei precedenti lavori del chitarrista di colore, che proprio nell’espressività ha il suo limite maggiore; certo non è facile incantare con un solo riuscito, dosando il giusto sound, una tecnica innegabile ed una profonda conoscenza della materia blues, ma questo non basta quando, come nel caso di questo Don’t Be Afraid Of The Dark mancano le canzoni, manca essenzialmente l’idea portante per l’intero progetto. Attenzione, non siamo di fronte ad un ‘brutto’ album, ma ad un ‘buon’ album che si sostiene sul mestiere, sulla ricchezza della produzione, su un talento chitarristico indiscutibile; chi vuole lasciarsi trascinare dal blues deve però cercare qualcos’altro.
Mercury 834 923 – 1 (Blues, Soul, Roots Rock, 1988)
Giuseppe Barbieri, fonte Chitarre n. 32, 1988
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