Prima di posizionare qualsiasi nuovo CD nel mio lettore e quindi predispormi all’ascolto è mia abitudine leggere sempre le note di copertina, i componenti della band, le notizie varie riguardanti i brani e tutto il resto. L’aver letto di Peter Rowan alla chitarra e voce solista, Jody Stecher al mandolino, Keith Little al banjo e Paul Knight al contrabbasso più vari ospiti del calibro di Tim O’Brien, Del McCoury, Ricky Skaggs, Gillian Welch, David Rawlings, mi aveva già creato l’umore giusto per l’approccio musicale di quel che sulla carta avrebbe potuto essere un bel lavoro.
La traccia d’apertura Jailer, Jailer firmata da Rowan con influenze blues e tex mex è intrigante, come poi il brano a seguire The Family Demon, sempre del nostro, che riporta alla memoria sonorità del primo Rowan di The First Whippoorwill e The Walls Of Time. Con Father, Mother, brano in tre quarti, la musica cambia ed inizia un lento calo di qualità del prodotto che brano dopo brano, devo essere sincero, mi ha portato alla noia. Ho sempre apprezzato Peter Rowan, la sua musicalità, il suo modo di cantare, il suo stile inconfondibile ma questa volta a malincuore mi ritrovo, se voglio essere onesto prima di tutto con me stesso, a stroncare l’album con tutto il rispetto per il musicista e l’artista. A mio avviso non ha carattere, sembra svogliato e scarico di idee, non ha nemmeno lo spirito della jam tra vecchi amici mentre dà l’impressione di quelle cose fatte quando bisogna ma con poca spinta, motivazione e quindi voglia.
Se siete amanti di Rowan e volete avere tutto della sua produzione allora proseguite indomiti per la vostra strada ma se non siete tra questi, allora pensateci prima di affrontare un nuovo acquisto.
Compass 7 4543 2 (Bluegrass Tradizionale, 2010)
Stefano Santangelo, fonte TLJ, 2011
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