Era la mattina del 15 novembre 1988 e il mio terzo giorno di appostamento all’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma in attesa dei voli da New York, quando all’uscita degli arrivi internazionali vidi finalmente apparire il viso allegro del chitarrista Kenny Lovelace, seguito subito dopo dal Killer, il grande Jerry Lee Lewis, la moglie Kerrie e poi il batterista Jim Isbell.
Avevo da tempo organizzato la mia trasferta a Roma in occasione dell’annunciato grande concerto ‘I Giganti del Rock’n’Roll’, ma se da Milano avevo agevolmente tenuto i contatti telefonici con gli organizzatori, una volta arrivato a Roma non ero più riuscito ad avere informazioni da loro, tranne il fatto che l’arrivo di Jerry Lee Lewis, previsto per il 12 mattina, in tempo per registrare con Bo Diddley la partecipazione al ‘Fantastico’ televisivo, era saltato. Di conseguenza tutte le mattine successive feci delle levatacce per partire presto dall’albergo, situato nel centro di Roma, nei pressi di piazza Barberini, ed essere all’aeroporto prima delle 8 per assistere all’arrivo ravvicinato dei voli delle tre compagnie americane che tenevano i collegamenti da New York.
Fu strano essere lì, in ‘quattro gatti’, con l’emozionante, per me, presenza di uno dei più grandi artisti americani che invece non suscitava l’interesse di nessuno! Nessuno se lo ‘filava’! Poi in breve arrivò una ragazza che si prese carico degli ‘ospiti’ e condusse Jerry e la moglie ad una limousine e i musicisti ad un furgone. Io li seguii con la mia auto ed arrivammo all’Hotel Sheraton, che resta ancora fuori Roma ma che è invece molto comodo per arrivare al Palaeur, dove si sarebbe tenuto il concerto.
Concordato con Kenny Lovelace e Jim Isbell un appuntamento a più tardi (li avrei poi portati a fare un giro turistico della città e a mangiare in una tipica trattoria), restai in loro attesa in una enorme hall piena di grandi divani e poltrone quando ecco che sobbalzai dalla sorpresa. In un angolo in penombra, sprofondato in una poltrona, c’era James Brown. Solo e abbandonato, sembrava perso nei suoi pensieri e sconsolato. Avrei voluto avvicinarmi per fotografarlo ma l’ambiente era troppo scuro per poter scattare una foto senza flash e restai lì imbarazzato e un po’ intimorito. Brown non è fra i miei artisti favoriti, nel senso che non lo ascolto spesso e, anche, di suoi dischi non ne ho molti, ma ciò non mi impedisce di riconoscerlo come uno dei grandi della musica americana, soprattutto sulla scena, come già avevo avuto modo di apprezzare in occasione del concerto che tenne a Milano nel marzo 1971 durante il suo primo tour italiano.
Tornando allo Sheraton… rimasi lì interdetto nella hall senza sapere che fare, quando arrivò un tizio dal comportamento autoritario che sembrava essere il manager di Brown, o forse il `road manager’, e allora mi decisi a chiedere a lui se potevo avvicinarmi a Brown per salutarlo e scattare una foto, ma, naturalmente, la risposta fu no! No! Peccato, perché poi non ebbi quasi più occasione di rivederlo. Entrando al Palaeur come componente dell’entourage di Jerry Lee Lewis fui libero di poter girare ovunque, assistere alla prove di Jerry Lee, Little Richard, Fats Domino, B.B.King e anche ad una parte di quelle dell’orchestra di Brown, effettuate però senza la sua presenza. Dietro le quinte ebbi modo di avvicinare anche Ray Charles, Bo Diddley e i mitici musicisti di New Orleans di Domino, e la sera dello show, sempre più interessato a restare alle costole di Jerry Lee, mi persi anche parte dello spettacolo, che comunque poi mi gustai meglio nella registrazione video della diretta TV fatta da un amico. Solo al gran finale, con tutti gli artisti presenti sul palco, rividi Brown, che riuscii a riprendere solo una volta, in una foto un po’ mossa ma curiosa.
Non è tanto frequente il poter ricordare vividamente certi particolari di un breve evento di 18 anni prima, ma la notizia della scomparsa di Brown, avvenuta il giorno di Natale dell’anno scorso, mi fece subito ripensare a quel momento e, con disappunto, alla perduta occasione di avvicinare un ‘grande’.
James Joseph Brown nasce a Barnwell, South Carolina, il 3 maggio del 1933, secondo quanto dichiarerà sempre lui, ma stando ad alcuni documenti ufficiali l’anno di nascita sarebbe il 1928.
A causa della separazione dei genitori cresce ad Augusta, Georgia, con una certa ‘zia T’, tenutaria di un bordello. Verso i tredici anni interrompe gli studi e inizia a guadagnarsi qualche soldo lavorando alla raccolta del cotone, lavando auto, o come lustrascarpe, o anche ballando agli angoli delle strade. L’inquieto carattere lo mette ben presto nei guai con la legge e dopo un certo periodo di riformatorio, a sedici anni viene arrestato per furto e condannato a tre anni, che sconta in un campo di lavoro per giovani vicino a Toccoa, Georgia. Durante questo periodo tenta di intraprendere una carriera nella boxe o nel baseball ma, anche a causa di una lesione ad una gamba, alla fine sceglie la musica, iniziando ad esibirsi con formazioni locali quali The Three Swanees e Bill Johnson And The Four Steps Of Rhythm.
Conosciuto un certo Bobby Bird, titolare del gruppo dei Gospel Starlighters, si unisce a loro e la prima esibizione professionale la effettua nel 1953 al Bill’s Rendezvous Club di Toccoa.
Ben presto, però, influenzato da artisti quali Louis Jordan And His Timpany Five e Hank Ballard And The Midnighters, l’interesse di Brown si sposta verso la musica secolare, che gli Starlighters già interpretavano sporadicamente sotto il nome di Avons. Dal 1954 il passaggio è definitivo e la formazione diventa ‘James Brown And The Famous Flames’.
Nel novembre 1955 registrano presso la stazione radio WIBB di Macon, Georgia, un demo di Please Please Please, composta da Brown, che in breve li porta a un contratto con la King/Federal di Cincinnati, Ohio.
Riregistrato, il brano costituisce il primo singolo di Brown su Federal, che in primavera sale fino al n.5 della classifica R&B e venderà oltre un milione di copie. I diversi 45 giri che appariranno dopo di esso non avranno però alcun riscontro.
Quando nell’autunno del 1957 Little Richard abbandona le scene per ritirarsi in seminario, Brown viene chiamato a sostituirlo in alcuni spettacoli e questa è l’occasione che gli permette di farsi notare anche presso un pubblico bianco.
Ispirandosi ad artisti quali Ray Charles e Little Richard, ben presto Brown si crea una propria e originale personalità musicale di chiara ispirazione religiosa, particolarmente caratterizzata da una voce aspra, da scatenate presenze sceniche e da interpretazioni che sfiorano l’isterismo.
Improvvisamente verso la fine del 1958 la sua Try Me è n.1 R&B, disco million seller e la prima presenza nella classifica Pop, sebbene solo al n.48. Questo gli offre nuove possibilità e nell’aprile 1959 il cantante fa il suo debutto al mitico Teatro Apollo di Harlem.
Qui, nell’ottobre del 1962, verrà effettuata la registrazione di un suo show che, pubblicata il maggio successivo col titolo Live At The Apollo, salirà al n.2 della classifica degli LP e diventerà uno storico album sia della sua carriera sia come simbolo della sempre più emergente cultura nera.
A partire dal 1960 la copiosa produzione discografica di Brown appare regolarmente nella classifica rhythm’n’blues, con molti titoli che ottengono grandi risultati nei Top 10: Think (1960), Bewildered, I Don’t Mind, Baby You’re Right, e Lost Someone (1961), Night Train (1962), Prisoner Of Love (1963), mentre invece i risultati nella classifica Pop sono meno significativi.
Nel 1965 però due sue composizioni che diventeranno dei classici segnano una svolta, Papa’s Got A Brand New Bag (Grammy Award per la miglior registrazione R&B) e I Got You (I Feel Good) sono entrambi n.1 R&B e salgono ai n.8 e n.3 Pop. Ad esse fanno seguito It’s A Man’s Man’s Man’s World (1966), Cold Sweat (1967) e I Got The Feeling (1968), tutte n.1 R&B.
Questi sono gli anni di picco del successo commerciale di Brown con numerosi singoli million seller (sebbene solo cinque certificati ufficialmente) e una vendita totale, fino al 1971, stimata in 50 milioni di dischi.
E sulle scene, con la sua ‘James Brown Revue’, costituita da oltre 40 cantanti, musicisti e ballerini, non è da meno, giungendo ad effettuare ben 300 spettacoli all’anno.
L’attività di Brown a favore della causa dei diritti civili della gente di colore è intensa e dopo la morte di Martin Luther King, avvenuta nell’aprile 1968, l’autorevole rivista Look si chiederà se Brown è “il più importante nero d’America”. E la sua Say It Loud – I’m Black And I’m Proud, n.1 R&B e n.10 Pop nell’autunno del 1968, diventerà un vero e proprio inno degli attivisti neri.
Mr. Dynamite, Godfather Of Soul, Soul Brother no.1, sono titoli che bene definiscono la figura di Brown, per la grande energia sprigionata dalle sue interpretazioni e per la sua qualità di precursore, assieme a Ray Charles e Sam Cooke, della musica soul degli anni ’60.
Ma ‘Mr.Funky’ è anche, in pratica, inventore del genere funky, figura ispiratrice della disco music degli anni ’80 e anche precursore dei moderni hip-hop e rap.
Nel 1970 quasi tutti i musicisti lo lasciano a causa del suo comportamento rigido e inflessibile e lui forma una nuova band che assume il nome di ‘J.B.’s’. Dopo un titolo memorabile su King, Get Up (I Feel Like Being A) Sex Machine, dal 1971 Brown passa a registrare per la Polydor, che in Europa già pubblicava le sue incisioni King (altro suo materiale era apparso su Smash fra il 1964 e il 1967).
La produzione discografica resta sempre prolifica e di qualità ma i risultati commerciali tendono a scemare. Nuovi titoli di rilievo sono Hot Pants (1971), Make It Funky (1971), The Payback (1974), Papa Don’t Take No Mess (1974), Get Up Offa That Thing (1976).
Il periodo di offuscamento viene interrotto nel 1980 da una entusiasmante presenza, nella parte di un predicatore, nel mitico film The Blues Brothers. E nel 1985 Living In America, realizzata per la colonna sonora di Rocky IV, lo riporta agli onori dei Top Ten e gli procurerà un Grammy Award per la `migliore interpretazione maschile R&B’.
Mentre nella primavera del 1988 I’m Real è la sua ultima presenza rilevante in classifica (n.2 R&B), nel novembre dello stesso anno il cantante è uno dei partecipanti all’entusiasmante concerto I Giganti Del Rock And Roll che si tiene a Roma. Con lui sono tutti gli ultimi `grandi’ degli anni ’50 ancora attivi, Ray Charles, Fats Domino, Bo Diddley, Little Richard, Jerry Lee Lewis e B.B.King (in sostituzione di Chuck Berry, che all’ultimo momento aveva dato forfait, forse per ragioni economiche).
Alla fine del 1988 Brown viene sottoposto a giudizio per non essersi fermato ad un controllo di polizia, dando così inizio ad un inseguimento protrattosi a lungo fra gli stati di Georgia e South Carolina, e per aver tentato di investire due poliziotti con la sua macchina, mentre era sotto l’effetto di una droga. Condannato a sei anni di carcere, nel primavera del 1991 viene rilasciato `sulla parola’.
Nel 1992 gli viene conferito un Grammy Award alla carriera e sebbene gli anni ’90 continueranno a esser segnati da ricorrenti guai con la legge e vari problemi familiari, Brown continuerà a registrare buon materiale che appare su svariate etichette e a esibirsi con frequenza, anche in Europa.
In Italia, dopo il primo tour del 1971, Brown si ripresenterà diverse volte, per concerti ma anche per partecipazioni TV, negli anni 1986, gennaio e novembre 1988, 1992, 1998, 1999 e 2004.
Malgrado l’età, le sfiancanti esibizioni continuano anche negli anni 2000 con un James Brown che resta attivo fino all’ultimo quando, la sera del 24 dicembre 2006, viene improvvisamente ricoverato all’Emory Crawford Long Hospital di Atlanta per una grave polmonite che poche ore dopo, giorno di Natale, ne causa la morte.
DISCOGRAFIA ITALIANA
45 giri
It’s a man’s man’s man’s world/Is it yes or is it no? – Durium M.E. DE 2648 (9.1966)
Don’t be a drop-out/Tell me that you love me – Durium M.E. DE 2657 (10.1966)
I got you/I’ve got money – Durium M.E. DE 2659 (10.1966)
Bring it up/Nobody knows – Durium M.E. DE 2661 (3.1967)
Papa’s got a brand new bag, part 1 & 2 – Durium M.E. DE 2667 (5.1967)
Kansas City/Stone fox – Durium M.E. DE 2668 (5.1967)
Let yourself go/Good rockin’ tonight – Durium M.E. DE 2671 (8.1967)
Cold sweat, part 1 & 2 – Durium M.E. DE 2676 (1967)
Let’s make Christmas mean something, part 1 & 2 – Durium M.E. DE 2677 (1967)
Only you/Till then – Durium M.E. DE 2678 (1967)
Yours and mine/I love you Porgy – Durium M.E. DE 2679 (1967)
Get it togethen, part 1 & 2 – Duriun M.E. DE 2689 (3.1968)
I can’t stand myself/There was a time – Polydor/Phonogram NH 59163 (6.1968)
I got the feelin’/If I ruled the world – Polydor/Phonogram NH 59181 (7.1968)
Licking stick, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram NH 59209 (8.1968)
I guess I’ll have to cry cry cry/Just plain funk – Polydor/Phonogram NH 59226 (12.1968)
Goodbye my love/Shades of brown – Polydor/Phonogram NH 59251 (1969)
Give it up or turn it a looset/I’ll lose mínd – Polydor/Phonogram NH 59266 (6.1969)
I don’t want nobody to give me nothing, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram NH 59279 (8.1969)
Mother popcorn/The popcorn – Polydor/Phonogram NH 59309 (9.1969)
World, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram NH 59349 (1970)
It’s a new day/I feel alright – Polydor/Phonogram 2001015 (6.1970)
Funky drummer, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2001030 (8.1970)
Brother Rapp, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2001062 (11.1970)
Sex machine, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2001071 (12.1970)
Call me super bad, part 1, 2 & 3 – Polydor/Phonogram 2001097 (1.1971)
I cried/Soul power – Polydor/Phonogram 2001189 (9.1971)
Escape-Ism/Hot pants – Polydor/Phonogram 2066137 (10.1971)
I’m a greedy man, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2066153 (2.1972)
Hey America, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2066160 (4.1972)
Talking loud and saying nothing, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2066174 (7.1972)
King Heroin/Theme from King Heroin – Polydor/Phonogram 2066185 (6.1972)
There it is, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2066210 (8.1972)
Honky tonk, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2066216 (12.1972)
Get on the good foot, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2066231 (1.1973)
I got a bag of my own/Public enemy, part 1 – Polydor/Phonogram 2066277 (3.1973)
I got ants in my pants, part 1 & 2 – Polydor/Phonograrn 2066296 (4.1973)
Down and out in New York City/Mama’s dead – Polydor/Phon.ogram 2066309 (6.1973) Think/Something – Polydor/Phonogram 2066329 (9.1973)
Sexy sexy sexy/Slaughter theme – Polydor/Phonogram 2066372 (1.1974)
Stoned to the bone, part 1/Stoned to the bone, some more – Polydor/Phonogram 2066400 (3.1974)
My thang/People get up and drive your funky soul – Polydor/Phonogram 2066484 (12.1974)
Papa don’t take no mess, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2066504 (2.1975)
Funky president (People it’s bad)/Coldblooded – Polydor/Phonogram 2066520 (5.1975)
Sex machine today, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2066561 (8.1975)
Hot (I need to be loved loved loved loved)/Superbad, superslick, part 1 – Polydor/Phonogram 2066642 (1.1976)
It’s a man’s man’s man’s world/Papa’s got a brand new bag – Polydor/Phonogram 2066644 (2.1976)
Body heat, part 1 & 2 – Polydor/Phonogram 2066763 (2.1977)
Kiss in 77/Woman – Polydor/Phonogram 2066799 (6.1976)
Take me higher and groove me/Summertime – Polydor/Phonogram 2066866 (11.1977)
The spank/Eyesight – Polydor/Phonogram 2066926 (7.1978)
For goodness sakes look at those cakes/Spring – Polydor/Phonogram 2095022 (3.1979)
It’s too funky in here/Star generation – Polydor/Polygram 2095105 (9.1979)
It’s too funky in here/Star generation (Mix) – Polydor/Polygram 2141159 (9.1979)
Stone cold drag/Regrets – Polydor/Polygram 2095180 (3.1980)
Rapp payback, part 1 & 2 – Frog/Ricordi 3017 (1981)
Bring it on/The night time/In the right time – Sonet 2710 (1983)
Living in America – Scotti Brothers/CBS SCT A 6701 (1985)
LP
I Got you (I Feel Good) – Durium M.E. D 30.146 (11.1966)
It’s a Man’s Man’s Man’s World – Durium M.E. D 30.147 (11.1966)
Papa’s got a Brand New Bag – King/Durium D 30.149 (10.1967)
James Brown Sings Raw Soul – King/Durium D 30.164 (10.1967)
James Brown at the Garden – King/Durium D 30.165 (10.1967)
The Unbeatable James Brown – Polydor/Phonogram SLPHM/D 184088 (6.1968)
Mr. Soul – Polydor/Phonogram SLPHM/D 184100 (7.1968)
James Brown Presents his Show of Tomorrow – Polydor/Phonogram SLPHM/D 184135 (10.1968)
This is James Brown – Polydor/Phonogram SLPHM/D 184136 (8.1968)
King of Soul – Polydor/Phonogram SLPHM/D 184159 (1969)
Live at the Apollo (2LP) – Polydor/Phonogram SLPHM/D 184209/10 (8.1969)
Say it Loud I’m Black and I’m Proud – Polydor/Phonogram SLPHM/D 184232 (1.1970)
Greatest Híts – Polydor/Phonograrn 2310015 (11.1970)
It’s a New Day – Polydor/Phonogram 2310029 (9.1970)
Sex Machine (2LP) – Polydor/Phonogram 2612013 (12.1970)
Super Bad – Polydor/Phonogram 2310089 (4.1971)
Song Book (3LP)? – Polydor/Phonogram 2625007 (10.1971)
Hot Pants – Polydor/Phonogram 2425086 (11.1971)
Revolution of the Mind-Recorded Live at the Apollo, Vol.3 (2LP) – Polydor/Phonogram 2675034 (3.1972)
Hey America – Polydor/Phonogram 2425101 (4.1972)
Pop History Vol.3 – Polydor/Phonogram 2625009 (10.1972)
There it is – Polydor/Phonogram 2391033 (10.1972)
Soul on Top – Polydor/Phonogram 2310022 (3.1973)
Black Caesar – Polydor/Phonogram 2391068 (6.1973)
Slaughter Big Rip-Off – Polydor/Phonogram 2391084 (1.1974)
The Payback (2LP) – Polydor/Phonogram 2679025 (3.1974)
Hell (2LP) – Polydor/Phonogram 2669018 (11.1974)
Reality – Polydor/Phonogram 2391164 (3.1975)
Sex Machine Today – Polydor/Phonogram 2391175 (1975)
Everybody’s Doin’ the Hustle & Dead on the Double Bump – Polydor/Phonogram 2391197 (11.1975)
Hot – Polydor/Phonogram 2391214 (3.1976)
Get up offa that Thing – Polydor/Phonogram 2391228 (10.1976)
Bodyheat – Polydor/Phonogram 2391258 (2.1977)
Live at the Apollo, Vol.1 – Polydor Special/Phonogram 2482386 (7.1977)
Mutha’s Nature – Polydor/Phonogram 2391300 (10.1977)
Live at the Apollo, Vol.2 – Polydor Special/Phonogram 2482420 (4.1978)
Jam 1980’s – Polydor/Phonogram 2391342 (6.1968)
Take a Look at those Cakes – Polydor/Phonogram 2391384 (3.1979)
Sex Machine (2LP) – Polydor/Phonogram 2675181 (5.1979)
People – Polydor/Polygram 2391446 (4.1980)
Augusto Morini, fonte Jamboree n. 57, 2007