American III: Solitary Man, il terzo capitolo degli American Recordings è anche il primo dopo che a Johnny Cash viene diagnosticato il morbo di Parkinson. Cash affronta il male circondandosi, come sempre, di familiari e amici e porta a termine un disco lontano dai fasti del primo volume, ma comunque molto bello e soprattutto meno ostico di quell’esordio. La produzione è ancora nelle mani del fido Rick Rubin, l’uomo della sua rinascita, che gli affianca gente del calibro di Tom Petty e parte degli Heartbreakers, Sheryl Crow e il sublime Merle Haggard.
Petty collabora nei primi due pezzi alla seconda voce. In un brano suo, I Won’t Back Down, scritto con Jeff Lynne della E.L.O. per il suo primo disco solista e nella arcinota title track Solitary Man di Neil Diamond. Questi due pezzi sono un trionfo di chitarre acustiche e si ascoltano con estremo piacere.
In questo disco è evidente il richiamo a pezzi di autori dell’ultimo ventennio, un po’ come è avvenuto nel secondo episodio degli American Recordings, Unchained. Ecco quindi la cover di One degli U2, che, spogliata dell’elettronica, rivela ancora meglio la sua splendida linea melodica. Cash la velocizza leggermente e le dà una leggera orchestrazione con l’organo nel finale. Poi c’è la cover di The Mercy Seat di Nick Cave dall’atmosfera gotica che riprende gli arrangiamenti dei Bad Seeds, soprattutto nella coda strumentale angosciante dell’organo e dell’harmonium.
Questi brani più noti sono nella prima parte del disco, che include anche That Lucky Old Sun (Just Rolls Around Heaven All Day), testo eseguito in gioventù da Cash, scritto nel 49 da Haven Gillespie e Beasley Smith e qui eseguito con voce sofferente da Cash. Da sottolineare poi la presenza di una canzone realmente antica come Nobody, scritta da Egbert Williams un secolo fa. Un talkin’ meraviglioso e un ritornello che si canticchia subito. Chiude la prima parte I See A Darkness, di e con Will Oldham che canta la seconda voce. Cupa e intensa.
Nella seconda parte ci sono originali di Cash come Fields Of Diamonds, scritta guardando le stelle del cielo giamaicano con le seconde voci di Sheryl Crow e June Carter Cash, Before My Time, scritta pensando a tutta la sua produzione discografica e Country Trash, scritta ricordando l’infanzia. In quest’ultimo pezzo l’indecisione vocale ed esecutiva di Cash tradiscono inesorabilmente l’età e i suoi problemi di salute.
Per concludere è bene citare la meravigliosa collaborazione con Merle Haggard nella old fashioned country song I’m Leaving Now di Cash dove la seconda voce di Haggard è semplicemente perfetta e le collaborazioni con Sheryl Crow alla fisarmonica in Mary Of The Wild Moore di Dennis Turner e nel traditional Wayfairing Stranger che chiude il disco con un’atmosfera più root.
American 69691 (Country Gospel, Traditional Country, 2000)
Fabrizio Demarie, fonte TLJ, 2005
Ascolta l’album ora