Secondo lavoro sotto lo scudetto della Pinecastle per i Nothin’ Fancy, band che già due anni fa si era guadagnato una nomination come gruppo emergente per la IBMA con Once Upon A Road, disco che aveva piacevolmente stupito, se non addirittura meravigliato. E così è anche per questo Reflections. Line-up invariata e stessa formula, il loro è bluegrass contemporaneo ad altissimo livello, che smentisce decisamente il nome che hanno scelto per la band: le sensazioni all’ascolto sono tutt’altre. La parte strumentale è robusta e le voci, pur non provocando brividi di piacere, sono appropriate.
Vero valore aggiunto è il songwriting di Mike Andes, mandolinista e voce solista della band: ben dieci pezzi su di un totale di tredici portano la sua firma, brani molto vari, rivolti sia verso la tradizione sia verso la modernità, e tutti assai gradevoli. Da rimarcare Your Love Takes The Pain Away dal procedere lento e maestoso, Little Wooden Crosses emozionante e bellissima, I Want To Slow Dance With You dolce e morbida, supportata dalla viola e dal cello di Chris Sexton, piuttosto che Bushroe scritto apposta per esaltare il virtuosismo dei singoli o il pezzo di chiusura I Met My Baby In The Porta Jon Line, modernissimo e pungente.
Nelle restanti tracce spicca When The Roll Is Called Up Yonder, P.D. scritto da James M. Black nel 1893. Lo hanno inciso in molti, da Johnny Cash a Willie Nelson a Doc Watson, tuttavia a me aveva entusiasmato la versione di Jonathan Edwards nel lontanissimo 1973 (qualcuno lo ricorda?) nel disco Have A Good Time For Me; qui è eseguita in modo meno aggressivo ma sempre estremamente coinvolgente. Sempre nelle cover merita citare Last Letter Home cupa ballata dalla Civil War.
Un disco da ascoltare a tutto volume: i Nothin’ Fancy non sono ancora famosissimi, ma lo diventeranno.
Pinecastle 1139 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Tradizionale, 2004)
Claudio Pella, fonte TLJ, 2007
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