Quando si parla di album postumi c’è sempre un po’ di timore, se non addirittura di sospetto, che si tratti di pure operazioni commerciali: vedi lo scempio sulle registrazioni di Jimi Hendrix e, francamente, anche i primi album (soprattutto live) comparsi dopo la scomparsa del chitarrista canadese non gli hanno certo reso giustizia. Fortunatamente con Heal My Soul non è così.
La moglie Cristie aveva raccontato che per lei non era stato semplice da un punto di vista emotivo riascoltare questa dozzina di brani, pressoché tutti inediti, dove la presenza di Jeff sembrava veramente reale: con il produttore Roger Costa hanno quindi selezionato le registrazioni più complete, per ridare ad esse nuova vita grazie a un’accurata masterizzazione e recuperare dunque la giusta componente comunicativa che l’artista avrebbe potuto esprimere. Il risultato ci è sembrato sincero e si è tradotto in questo album, che era stato pubblicato il 25 marzo 2016, per quello che sarebbe stato il cinquantesimo compleanno di Jeff.
L’apertura è lasciata alla coinvolgente Daze Of The Night che ci presenta il chitarrista che tutti si ricordano e rimpiangono, con la sua voce graffiante e quei fraseggi trascinanti che la sua straordinaria tecnica sapeva regalare: i fedeli Joe Rockman e Tom Stephen sono come sempre in gran forma per garantire la solidità della sezione ritmica.
Anche nella successiva Moodswing c’è grande energia, pur avendo un carattere diverso dalla precedente, ed è qui che ripete nel ritornello il titolo del CD, inframezzandolo dai suoi assoli. Però è con la ballata Baby Blue che forse troviamo uno dei caratteri predominanti di questo lavoro: l’impiego della chitarra acustica è qui assai più frequente che nei suoi album precedenti, lo conferma subito anche I Misunderstood di Richard Thompson, dove l’assolo tagliente entra in profondità nei solchi disegnati dall’arpeggio della ritmica. Tuttavia, l’alternanza con il rock blues che ha contraddistinto il primissimo Jeff Healey non può mancare e quindi gustiamo l’impatto diretto di Please, con reminiscenze hendrixiane, le accattivanti e orecchiabili Love in Her Eyes, con i pregevoli passaggi sull’acustica, e poi Under A Stone, che dai tratti morbidi dell’apertura cresce fino al solito grande assolo.
Si ascoltano volentieri un paio di ballate, come la piacevole Kiss The Ground You Walk On, ben costruita nelle sue armonizzazioni e nel ritornello corale, che prepara il terreno all’intensa All The Saints, un semplice gioiellino da gustare riascoltandoselo con calma; per passare quindi al riff sincopato che introduce Put The Shoe On The Other Foot, che si sviluppa poi in un rock blues nello stile di Healey, trascinante, con la ritmica incisiva e un assolo che trasuda energia in ogni nota. La dolcezza della chitarra acustica di It’s The Last Time mette prima di tutto in risalto la bellezza della voce di Jeff, per un brano tutto sommato semplice nella sua struttura, ma che non manca di emozionare nell’assolo che poi la caratterizza. E che lascia la voglia di rimettere il dischetto da capo.
Heal My Soul è un ottimo lavoro: risentire la voce del chitarrista di Toronto, la fluidità del suo stile, la potenza e l’immediatezza della sua musica è un piacere che siamo molto lieti di ritrovare qui. Ricordando un artista e un uomo che ci manca davvero.
Provogue PRD489 (Blues, Blues Rock, Roots Rock, 2016)
Luca Zaninello, fonte Il Blues n. 134, 2016
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