Sono costernato, ma soprattutto imbarazzato. Non ho nulla contro i bambini, ci mancherebbe altro… eppoi ne sono l’orgoglioso padre di due per i quali, è ovvio, darei la vita. Di quì pero’ a gioire per il fatto che Greg Brown abbia voluto incentrare questo disco sul mondo infantile e preadolescenziale, ce ne corre.
Bath Tub Blues; trattasi, come sciorina lo stesso Greg Brown. di “una collezione di canzoni scritte con e per i bambini… oppure di canzoni tradizionali cantate a mo’ di ninnananna, a casa o durante le gite in auto”.
Diabolicamente, Greg Brown completa la malefatta radunando in studio due delle tre figlie ed altre voci bianche amiche, che intonano ritornelli e cantilene su una strumentazione minimale.
Il risultato e sconvolgente; certo, la voce di Greg Brown è splendida come al solito, ma le canzoni salvabili sono non piu di tre quelle dove il simpatico coretto summenzionato non infierisce. Dunque, Greg Brown è uno dei migliori cantautori americani in assoluto, il tesoro dello Iowa, con una nutrita serie di splendidi dischi alle spalle ed un potenziale infinito. E già ne pregustavo una nuova espressione, ma lui no! Invece di dar vita all’ennesimo bel disco, o magari al suo capolavoro assoluto, ci scodella questa operetta insulsa, che potrà interessare, al massimo, l’oratorio di Iowa City.
Invero una scelta che definire bizzarra è poco; Bath Tub Blues è un nonsense cantautorale, una melassa musicale cui non si puo’ onestamente prestare credito.
Ripeto, amo i miei figli, ma non li porto in ufficio con me e non riesco a concepire come Greg Brown abbia potuto portare in studio i suoi.
Red House RHR CD 42 (Singer Songwriter, 1993)
Renato Bottani, fonte Out Of Time n. 1, 1993
Ascolta l’album ora