Entrare oggi in un negozio di dischi, o meglio di CD, per acquistare qualche cosa di nuovo può essere considerato ragionevolmente un problema, tante infatti sono le uscite che mensilmente affollano vetrine, equamente divise tra grosse novità e nuovi lavori di perfetti sconosciuti. Ecco che allora orientarsi senza cadere nel dubbio di farsi fregare dal commesso che vuole fare fuori uno stock di ‘marmo’ diventa difficile.
Bene, dopo questo preambolo io dovrei riuscire a convincervi che Broken Spell terzo lavoro del comunque perfetto sconosciuto David Halley è sicuramente da preferire ai nuovi e strombazzatissimi lavori di tante accreditate stars.
Innanzittutto, la tipologia di questo CD rientra nella categoria del miglior cantautorato d’autore, quello cioe di chi si fa tutto da solo e, quando poi si trova chi lo fa ancora mettendoci un’anima pura e libera da condizionamenti a suon di soldoni, può accadere di trovarsi di fronte ad autori di capolavori.
Halley è un puro, questo è fuori di dubbio, è un Musicista, con la emme maiuscola, capace di scrivere e di arrangiare con grande perizia, sfuggendo alla grande le sabbie mobili degli album acustici, spesso di una semplicita fin troppo disarmante o al limite della noia. Lo stile di Halley si esprime con la spina infilata con un suono potente, a volte rabbioso e, lasciatemelo dire, stonesiano, trasformando brani come Losing Your Grip o Bill W. in piccoli gioielli jaggeriani, oppure si lascia andare alla ballata di grande respiro di Prayer o alla splendida e rilassante atmosfera di Close To Your Heart, un grandissimo brano.
È forse, l’aspetto più tipico del suo stile a cavallo tra il songwriter californiano e lo storyteller texano, con un sound che di vecchio e risaputo non ha proprio nulla; e comunque, proprio per accontentare tutti, ascoltatevi quel clima rovente e vagamente mcguinniano di King Of Things e ditemi se David Halley non ha le carte in regola per farsi portare a casa e trovare un posto al sole tra tutti gli altri CD.
Dos 7003 (Singer Songwriter, 1993)
Claudio Garbari, fonte Out Of Time n. 1, 1993