Sessionman per Allman Bros. nel loro Seven Turns, ma già con la Dickey Betts Band negli anni Ottanta, Johnny Neel, tastierista di talento, ha deciso di tentare la carriera solista e lo ha fatto alla grande, con un CD che, già al primo ascolto, stupisce per la concretezza e la maturità del sound e delle composizioni, tutte firmate dallo stesso Neel che in alcuni casi si fa aiutare da musicisti di rilievo come Warren Hynes, chitarrista alla corte degli Allman, con il quale compone Just My Style, un pezzo little-feattiano fino al midollo e la bella Maydell che avevamo trovato su Wake Up Call, recente ottimo lavoro di John Mayall.
Se queste prime indicazioni non hanno già fatto venire voglia di andare a procurarvi il CD, posso proseguire offrendovi altri appunti per farlo. Per esempio il fatto che Read My Rights, un r&b lento e trascinato che fa accapponare la pelle e fa muovere i piedi da soli, abbia in calce la firma di Delbert McClinton accanto a quella di Neel. Peraltro devo dire che proprio il r&b è la matrice più ricorrente nella musica di Johnny Neel, filtrata attraverso un’esperienza unica come quella di suonare con musicisti del calibro di Greg Allman e Dickey Betts: abbiamo a che fare dunque con uno che ha in testa il r&b e nel cuore gli Allman Bros., ma anche Little Feat visto che sono assai frequenti i richiami all’indimenticabile Lowell George.
Johnny Neel & The Last Word è dunque il CD che aspettavamo da tempo, l’anello mancante della catena che il rock USA ’80 cercava da tempo per poter proseguire un discorso bruscamente interrotto con la scomparsa di mitiche bands rimaste inesorabilmente senza un degno erede.
Ora c’è solo da sperare che quella di Neel, non sia veramente la sua ‘ultima parola’ ma che continui a raccontarci tante altre storie.
Dixie Frog DFGCD 8429 (Roots Rock, 1994)
Claudio Garbari, fonte Out Of Time n. 5, 1994