Se i doni più belli sono quelli inattesi, che magnifica sorpresa è il ritorno di Steve Bassett (ora aspettiamo Robbin Thompson). Il soul-man dagli occhi blu della Virginia, portato alla Columbia da John Hammond in persona, si ripropone con una produzione indipendente ma di prim’ordine per qualità dei mezzi impiegati e dei musicisti. Steve ha fermato il tempo per ricominciare, da dove aveva lasciato, con la stessa classe di cantante-autore-musicista ed arrangiatore.
Standing On The Verge è il capolavoro del soul-man bianco capace di scrivere grande musica nera arricchendola con il patrimonio culturale dei bianchi.
Soul, r&b e gospel si tingono di country e di rock & roll nelle ballads di Bassett, condotte dal suo pianismo ed irrobustite dall’organo Hammond B3 da cui sa estrapolare ogni magia.
La sua voce trasuda soul-feeling, calda, nera ed espressiva così come l’ha scoperta John Hammond tanti anni fa ascoltando Sweet Virginia Breeze.
Soul-music d’autore dunque con momenti di grande presa ad alto contenuto emotivo che compensano alcuni eccessi nell’uso della tecnologia. Bassett scrive sempre ad alto livello e quando riprende il repertorio altrui cita la Band e Otis Redding (molte inaridite voci di oggi avrebbero una fresca sorgente cui attingere) ed interpreta con straordinario rigore stilistico un genere dove prevalgono doti temperamentali.
Ma la sua voce nera ed affascinante trasuda passione e sentimenti e le sue performances lasciano spesso il segno bilanciandosi in modo unico con le sue doti di autore.
Degni comprimari in Standing On The Verge, vecchi amici e compagni di strada come il chitarrista Elliot Randall e l’armonicista Delbert McClinton.
Blue Orchid OBO 2018 (Soul, 1993)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 6, 1994