Non è facile custodire un segreto delle dimensioni di Shirley Johnson, non solo per la stazza fisica ma soprattutto per le doti artistiche. Scherzi a parte, dopo una serie di singoli per label minori e la sua performance teatrale sulla vita di Bessie Smith, Maurice John Vaughan ha deciso di rendere nota al mondo la più bella voce nera dei blues-clubs della Chicago-area.
Grazie ad una notevole produzione che vede coinvolti ben quattro arrangiatori, Vaughan, Steve Petterson, Casey Jones e Michael Grady Sr., parte della band di Maurice e quella della Johnson, un repertorio originale di notevole valore che porta la firma degli stessi direttori musicali, Shirley Johnson ha modo di rivelarsi la più interessante vocalist di colore emersa in questi ultimi anni negli States.
Se avete apprezzato Marva Wright, non lasciatevi sfuggire questo nuovo personaggio in grado di andare ben oltre il collaudato Chicago-blues. Dotata di grande sensibilità espressiva, Shirley può usare al meglio la sua incredibile potenza vocale dando prova di versatilità e talento non comuni anche nelle regine del blues e del soul.
Spaziando tra questi due generi la voce della Johnson è un veicolo di emozioni continue, sorprendente per l’incredibile temperamento che la porta a sfruttare al meglio la sua potente e corposa voce quale duttile dispensatore di stati d’animo che ogni brano la porta ad esprimere.
Ascoltate cosa riesce a fare in “Drowning In The Sea Of Love” di Joe Simon, unico brano non orginale dell’album, in una cover da brividi.
Ma Miss Johnson è grande in ogni contesto e come ogni interprete di razza nell’ambito blues-soul sa elargire in ogni interpretazione la più vasta gamma di emozioni tra la gioia ed il dolore, la rabbia e la passione. Vaughan ha visto giusto.
Appaloosa AP 094 (Blues, 1994)
Luigi Busato, fonte Out Of Time n. 6, 1994