Pietro Nobile – Waiting cover album

C’era una volta a Milano, in zona Porta Genova, un piccolo e ovattato club chiamato con buona intuizione La Corte dei Miracoli. Per la verità il locale c’è ancora solo che oggi è diventato palcoscenico per del cabaret di serie B.
Alcuni anni fa esso era il punto di riferimento di tanti giovani musicisti che cercavano un posto dove proporre la loro musica ad un pubblico attento. E da quel minuscolo, ma accogliente, salotto sono passati, nel momento di massimo splendore, anche gente come John Fahey, Peter Rowan, Daniel Hecht, Bill Keith e tanti validi italiani: Angeletti, Treves, Tavernese, ecc.
Una sera ricordo di aver assistito allo show di un giovanissimo chitarrista milanese il quale, un po’ presuntuosamente, si faceva introdurre da un presentatore personale che spiegava la sua vita artistica e lo descriveva come l’allievo prediletto di Marcel Dadi (chitarrista francese di cui oggi si sono ufficialmente perse le tracce). Sul palco, una distesa di Ovation e una sedia.
Se questa presentazione un filo pomposa non metteva certo di buon umore, il valore musicale e soprattutto la indubbia abilità tecnica del ragazzino erano fuori discussione. Questo era Pietro Nobile, all’incirca nel 1980.

A distanza di quasi sette anni mi imbatto nuovamente in lui, primo per avere del materiale richiestomi da Arbore. Secondo, perché dopo un po’ ricevo il suo primo lavoro solista.
Prodotto da Alberto Radius e Pino Scarpettini, Waiting è un prodotto decisamente professionale, curato nell’incisione, nella grafica della copertina e soprattutto nel lussuosissimo libretto di intavolature e note allegato al disco.
I riferimenti musicali di Pietro sono precisi: lo stile che lui ha approfondito è il ‘progressive picking’ o ‘fingerstyle jazz’ come adesso vengono definite le evoluzioni del tradizionale ‘Travis picking’ del grande Merle Travis prima e di Chet Atkins poi.
Al vertice di questo stile ci sono oggi i vari Lenny Breau, Earl Klugh o Guy Van Duser.
Suonare la chitarra in questo modo è tutt’altro che facile: solo una grande costanza, un esercizio infinito e naturalmente una grande passione possono portare a risultati apprezzabili. Devo dire che Pietro Nobile, da questo punto di vista, è inappuntabile: il suo chitarrismo è oggi preciso, raffinato ed estremamente tecnico.

Il disco nel suo complesso è molto gradevole. Personalmente, trovo interessanti quasi tutti i brani ‘solo’ (in particolare Walkin Merle Memories e i divertenti Drive In e Merci Marcel dove è evidente il tributo a Marcel Dadi). Molto belli per le atmosfere create, per il sound ottenuto e per un certo spirito new age aleggiante sono Walking, Moony Rain e soprattutto Lonesome Works.
Al contrario, con Robyer, Firefly e Snow Balls si scade in musiche ed arrangiamenti, a mio avviso, un po’ ‘cheap’. Ma è l’unico appunto ad un lavoro pregevole e ad un musicista emergente.

Clou-EMI 64-7491951 (New Acoustic Music, 1987)

Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 27, 1988

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