L’ultima cosa che l’ascoltatore disattento di questo CD possa pensare è di trovarsi di fronte ad un ensamble di musicisti e vocalist italiani, invece è proprio così, anche se la formazione musicale e culturale in genere di Luciano Federighi, cantante, pianista e sassofonista viareggino, deve moltissimo al patrimonio nordamericano, tanto da vantare addirittura una laurea in letteratura nordamericana.
Fabio Ragghianti, altrettanto viareggino, suona la chitarra ed il mandolino ed il sound che scaturisce dallo sforzo combinato dei due, aiutati da un pugno di amici talentuosi quanto volenterosi, è una perfetta fusione di blues, jazz e (poco) country.
Fifteen minutes To Regina è una sorta di ragtime pianistico cantato con voce negroide che non avrei mai detto appartenere ad un bianco, per di più italiano, mentre Another Lonely Sunday si perde nei meandri del blues più fumoso.
Wrong Neighborhood è ancora profondamente black & blues, con le morbide percussioni di Thomas Berti, l’armonica blues di Andrea Giannoni ed il basso acustico preciso di Pietro Bertilorenze, ma Fool That I Am cambia improvvisamente le carte in tavola, con un pregevolissimo honky-tonk swingato, eseguito vocalmente da Luciano in modo impeccabile.
The Green & Brown Hills Of Iowa attacca con il pesante fruscio di un vecchio vinile che sarebbe potuto appartenere alla discografia della Carter Family, ma il prosieguo è una brillante folk-song venata dal blues dell’impronta vocale di Federighi. Livin’ On Borrowed Time scorre sul pianoforte di Lino Donaglia e profuma di Georgia On My Mind, mentre la pedal steel guitar di Daniele Sironi (un premio a chi si ricorda della Gasoline Band) da quel di Puianello (RE) ricama in sottofondo.
Fabio Ragghianti ed il suo dobro aprono October Land, pregevole esercizio acustico che ben supporta il cantato di Luciano, sempre più nero e coinvolgente.
In The Shade Of The blues è un blues jazzato e fiatistico, che potrebbe essere una outtake dai primi albums di Tom Waits, quelli ancora su vinile…ed il disco prosegue in questo modo: livello molto alto e continui cambiamenti di scena, come se ci trovassimo al finestrino di un Greyhound che attraversa il Sud degli Stati Uniti dandoci immagini fugaci simili a tante istantanee di altrettante Americhe.
Peraltro il CD è corredato da un bellissimo booklet che riporta appunto tante istantanee raccolte da Luciano nelle sue peregrinazioni oltrteoceano.
Il disco dura oltre cinquanta minuti e non ha un solo momento di cedimento, anzi raggiunge probabilmente il suo apice con la nostalgica Sad Mood In Davis, California, densa di citazioni country (“…while I listen to George and Merle singin’ Yesterday’s Wine…”) e ‘spazzolata’ alla batteria dal tocco sapiente del già citato Thomas Berti.
Certi progetti hanno il merito di essere ‘pionieristici’, oltre che eccellenti dal punto di vista dei contenuti e questa opera di Federighi e Ragghianti merita certo di essere conosciuta, apprezzata e diffusa.
Ciliegina sulla torta: le liner notes sono firmate da Maurizio Faulisi, Presidente della Bluegrass & Country Music Organization of Italy – della quale sono onorato di fare parte – e noto programmatore radiofonico per Radio Rock FM.
Ethnoworld 003 (Alternative Country, 2003)
Dino Della Casa, fonte Country Store n. 72, 2004