Vengono dalla North Carolina e hanno al loro attivo un paio di album pubblicati per piccole etichette regionali. Si chiamano Acoustic Syndicate e sono una band neo-grass con un’evidente passione per la musica dei New Grass Revival (gruppo davvero influente nei confronti di nuove realtà acustiche e non). Non a caso, quindi, tra gli ospiti del disco figura (seppur in un solo brano) anche il ‘vecchio’ Curtis Burch, banjoista/dobroista della band di Sam Bush e John Cowan prima dell’avvento di Bela Fleck.
Tonico e brillante, il quartetto dei fratelli McMurry fa il suo esordio internazionale grazie alla sempre attenta Sugar Hill. E colpisce nel segno. Via di mezzo tra il newgrass di Sam Bush & Co. e il jam grass di Leftover Salmon o String Cheese Incident, il suono del Syndicate è costruito attorno agli strumenti elettro-acustici di Steve e Byron McMurry (chitarra, mandolino, banjo) scandito dall’ottimo basso di Jay Sanders e dal preciso drumming di Fitz Mc Murry. Su tutto, l’ottima vocalità della band.
Peccato che le canzoni non sempre siano all’altezza del valore degli strumentisti. E così a brani efficacissimi (come la trascinante Better For This o l’altrettanto spumeggiante Commentary, entrambe nella vena artistica prima menzionata) si alternano pezzi meno interessanti sia melodicamente che come impatto generale. Specie quando (The Ballad Of Marie St. Lauriette) il gruppo piglia una piega alla Dave Matthews senza averne le caratteristiche. O come quando vengono inserite sfumature jazzy (One Way) che male ci azzeccano con il contesto sonoro in cui la band sembra trovarsi più a proprio agio. Molto meglio, dunque, i brani come 10:06 in cui il quartetto della North Carolina scatena tutto la sua brillante energia strumentale e vocale.
Un debutto comunque incoraggiante.
Sugar Hill 3963 (Bluegrass Progressivo, 2003)
Ezio Guaitamacchi, fonte JAM n. 93, 2003