Alison Brown - Stolen Moments cover album

Il suo strumento è il banjo ed inizia a farsi notare nel 1987 nella band che accompagnava il debutto di Alison Krauss. Tre anni più tardi il suo esordio solista con una serie di album, questo è l’ottavo, che confermano la sua tecnica fantastica (nel ’91 vince un Award della IBMA e nel 2000 un Grammy), la sua profonda vena jazzistica e sempre più le attribuiscono fama di banjoista progressiva. Verrebbe da pensare ad un Béla Fleck in gonnella, ma il paragone non è del tutto felice: forse il background dal quale sono salpati è simile, ma cambiano lo stile, i modi ed i risultati.
Quasi tutti i brani sono scritti da lei, da sola o con i fidi John Doyle e Garry West, rispettivamente chitarrista e bassista nella band, brani che si situano ai confini o meglio ancora entro il gran contenitore del jazz e che testimoniano il suo talento di artista matura. Ci sono inoltre una manciata di cover quanto mai eclettiche ma solo nella provenienza, e non nell’insieme del disco che risulta in ogni caso omogeneo: Paul Simon, Jimi Hendrix, Bill Keith…

Ampio spazio è lasciato a tutti i musicisti che l’accompagnano (in particolar modo al pianoforte di John R. Burr che dà un’impronta ancor più jazzistica, raffinata alla sua musica) così come ai vari amici che prestano le voci. Il brano preferito è (I’m Naked And I’m) Going To Glasgow, un medley trascinante e difficile da dimenticare, ma tutto il disco trasuda buon gusto e sensibilità. Da citare anche Prayer Wheel con Mary Chapin Carpenter, Andrea Zonn, Sally Van Meter, Sally Truitt e la stessa Brown, nascoste ma riconoscibili sotto i curiosi nomi delle Boomchick.
Risultato finale godibilissimo, agevole (anche se solo in superficie, a voler approfondire è complesso ma ugualmente godibile) e non contorto o astruso come altre attuali proposte di new acoustic music.

Compass 1807 (New Acoustic Music, 2005)

Claudio Pella, fonte TLJ, 2005

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