Baldassari, Bullock & Reischman - Travellers cover album

Il disco è stato pubblicato quasi due anni fa. E’ molto bello, quindi è opportuno parlarne anche se in notevole ritardo rispetto alla sua uscita sul mercato. Il primo e il terzo nome dovrebbero dirvi qualcosa, voglio sperare, il secondo, ve lo concedo, forse no.
Butch Baldassari è un noto mandolinista che si è fatto inizialmente conoscere con una promettente bluegrass band, i Weary Hearts, che sfortuna vuole ha avuto vita breve (è stato il primo gruppo americano invitato dalla BCMAI nel lontano maggio 1990!). Successivamenente si è spostato a Nashville dove ha inciso alcuni ottimi dischi, lavorato come session man e prodotto registrazioni di formazioni emergenti e non. Infine, da qualche anno, ha messo in piedi un’orchestra mandolinistica che ha raccolto meritato interesse.
John Reischman ha suonato il suo mandolino per anni nel gruppo bluegrass-acoustic country californiano Good Ol’Persons. Che io sappia, ha all’attivo un solo disco a suo nome, North Of The Border (Rounder, 1993), un lavoro vario e ricco di creatività. Nel 1999 è tornato a suonare bluegrass più o meno classico con la sua nuova band, The Jaybirds, con la quale ha fatto uscire Up In The Woods.

Robin Bullock è un polistrumentista, virtuoso su svariati strumenti a corda. Classe 1964, di Washington D.C., ha eseguito musica di matrice tradizionale toccando ambedue le sponde dell’Atlantico e facendo pure qualche capatina, esattamente come il collega Reischman, in terra latino americana. Nella sua ormai lunga carriera si è portato a casa una serie di awards che elencarli diventerebbe noioso.
La lista dei nomi si esaurisce qui, nessun ospite perché non necessario. Gli strumenti suonati dai tre sono mandolino, cetra, chitarra e mandola.
Travellers si è rivelato un momento d’incontro riuscito sotto ogni profilo, dove BB&R sono stati in grado di dar sfogo in maniera equilibrata, e democraticamente, ai singoli gusti personali.
Si ascoltano fiddle tunes, brani di musica celtica e latino americana, bluegrass e polka, storici pezzi risalenti al 1700, swing e altro ancora.
Ma non temete, ascoltare questo disco non vi disorienterà, tutti questi generi, così come vengono con cura proposti, seguono un filo conduttore, una traiettoria assolutamente precisa, finalizzata a farci sentire cittadini del mondo e senza che la cosa appaia voluta.
E’ world music: decidete voi se per essere definita tale è necessario che sia suonata da anziani musicisti indigeni: questa è filtrata da professionisti ‘open minded’ di grande talento e con una comune virtù, anzi due, il gusto e l’amore per l’arte. Un dieci e lode.

SAR-1255 (Old Time Music, New Acoustic Music, 1999)

Maurizio Faulisi, fonte n Country Store n. 59, 2001

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