Bela Fleck è una figura ormai affermata nel panorama della New Acoustic Music ed è considerato uno dei banjoisti più progressivi, il cui stile ha scosso in maniera determinante la fantasia di moltissimi artisti che, stanchi dei vecchi stilemi a cui il banjo era saldamente legato da troppi anni, erano alla ricerca di nuovi ‘scenari’ su cui muovere le proprie idee musicali.
Questo è il suo quinto album come solista, filtrato attraverso i precedenti ed interessantissimi esperimenti condotti su Crossing The Tracks (Rounder 0121), Natural Bridge (Rounder 0146), Double Time (Rounder 0181 ) e Deviation (Rounder 0191); senza dimenticare il suo passato più lontano ma altrettanto importante per la sua formazione di musicista, come le collaborazioni con i Tasty Licks, gli Spectrum ed oggi con i superbi New Grass Revival, fiore all’occhiello della New Acoustic Music, che hanno spinto Fleck a crescere come sperimentatore puro del suo strumento, come questo In Roads dimostra in maniera chiara ed esauriente.
L’album in questione gioca soprattutto sulle atmosfere pacate ma al tempo stesso graffianti delle composizioni di Fleck, spesso vicine al jazz, come nei brani Toninio o Perplex, dove emerge con prepotenza il caldo vibrafono di Kirby Shelstad, carta vincente di questo LP.
Molto centrati anche gli interventi dei vari Sam Bush (mandolino), Jerry Douglas (dobro), Pat Flynn (chitarra), Mark O’Connor (violino), Tom Roady (percussioni), Kenny Malone (batteria), John Cowan e Mark Schatz (basso), Timothy Britton (uillean pipes) e Connie Herd e Edgard Meyer (strings).
Ricorrenti sono tutte le influenze della musica tradizionale nordamericana, alla base della formazione musicale di Fleck, che palesemente affiorano negli intricati arrangiamenti di quasi tutti i brani legando in maniera piuttosto chiara le radici antiche con gli sperimentalismi più audaci.
Naturalmente molti sono i virtuosismi strumentali dei vari protagonisti di turno ma poco del loro lavoro rimane impresso nella memoria anche dopo ripetuti ascolti. In un certo senso siamo perciò lontani dalle infuocate cavalcate di alcuni album precedenti, ma tutto sommato anche in questo LP non mancano le trovate ed i fraseggi giusti, anche se momenti del genere non sono troppo frequenti.
Promuovo comunque Bela Fleck ed il suo pur sempre valido sforzo, poiché pur non raggiungendo vette compositive eccelse, rimane sempre interessante e geniale dal punto di vista della ricerca di un nuovo sound e della sperimentazione di tecniche strumentali indubbiamente d’avanguardia.
Rounder 0219 (Bluegrass Progressivo, 1986)
Roldano Boeris, fonte Hi, Folks! n. 23, 1987
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