Ben Bullington è un ennesimo nome da tenere d’occhio nello sconfinato panorama cantautorale tra folk e country, un autore di grande forza espressiva e dalla narrativa profonda ed evocativa. Proveniente dal Montana ma americano a tutto tondo, Ben riesce a fotografare con estrema poesia paesaggi, personaggi e situazioni meritandosi di affiancare i migliori artisti attualmente sulla scena roots.
Tre dischi al suo attivo, tutti molto interessanti, a partire dall’esordio di Two Lane Highway per poi proseguire con White Sulphur Springs ed infine confermare doti non comuni con questo Satisfaction Garage, inciso come il precedente a Madison nel Tennessee con una manciata di musicisti sufficientemente noti agli appassionati, da Fats Kaplin a pedal steel, mandolino e viola a Will Kimbrough alle chitarre, da Dave Jacques al basso (spesso con il grande John Prine) a Kenny Malone, pluridecorato percussionista di Nashville, fino al cammeo di Rodney Crowell, amico fidato di Ben Bullington che con Joanne Gardner presta le proprie armonie vocali. Proprio con Rodney Crowell Ben ha condiviso il palco, così come con Greg Brown, Tracy Nelson e gli Storyhill, costruendosi una carriera di valore in cui ha raccontato un’America rurale intensa i cui interpreti sono contadini, camionisti, vagabondi e operai, insomma quella working class che ha ispirato generazioni di storytellers.
Le undici canzoni raccolte in questo disco, tutte interpretate con voce duttile e comunicativa e un delizioso pickin’ chitarristico, intrigheranno l’ascoltatore cullandolo con melodie pregevoli. La title-track, Two Headlights, Lester Mays (He Lived The Way He Wanted To), The Engineer’s Dark Lover, Last Night’s Been Gotten Through, Would You Walk With Me Tonight? e Kanesville Down To Pray sono limpidi esempi di come Ben Bullington sia un fine cesellatore di armonie e di come meriti di essere più compiutamente conosciuto.
Autoprodotto (Country Folk, Singer Songwriter, 2010)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2011
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