È sempre con una certa riverenza che ci si accosta ad una incisione di Bill Monroe, ed ancora di più se questa è inedita come il contenuto di Live At Mechanics Hall. Un ringraziamento va dunque a David Grissman che, per la sua etichetta Acoustic Disc (100% Handmade Music come gli piace definirla), ci permette di rivivere questo concerto che lui stesso ha registrato più di quarant’anni fa. Difatti già dalle prime note di Live At Mechanics Hall veniamo catapultati al 16 novembre del 1963 in una stupenda sala da concerto in quel di Worcester, Massachusetts: la Mechanics Hall.
Monroe aveva a quei tempi cinquantatre anni e cominciava a diventare una leggenda della musica, ed i suoi concerti erano ancor sempre di più carichi di energia, di calore e di affiatamento con il pubblico. Gli da man forte una formazione di Blue Grass Boys che non è più quella della Golden Era ma ugualmente strepitosa, con due giovani musicisti dalle idee fresche e nuove, cioè Bill Keith con il suo esplosivo e innovativo banjo (ascoltatelo in Devil’s Dream) e un Del McCoury a chitarra e voce appena all’inizio di una carriera che ancora oggi lo vede protagonista. A completare la formazione l’esperienza del fiddle di Joe Stuart (l’unico musicista che nei Blue Grass Boys abbia suonato tutti e cinque gli strumenti base) e del basso di Bessie Lee, già ispiratrice e compagna per molti anni di Bill.
La scaletta dei pezzi è quanto di più scontato si possa pensare, tutti cavalli da battaglia, o meglio da concerto, ma due particolarità la rendono preziosa: il solo duetto inciso da Bill con Bea Lilly (dei Lilly Brothers) e la partecipazione di sua figlia, la allora ventisettenne Melissa Monroe che canta in due pezzi.
È questo un disco che non aggiunge nulla e non toglie nulla (ci mancherebbe, lui è il più grande anche quando suona al citofono per farsi aprire) alla figura del padre del bluegrass, ma l’impatto emozionale è sempre molto forte. Un pezzo di storia di nuovo a nostra disposizione.
Acoustic Disc 59 (Bluegrass Tradizionale, 2004)
Claudio Pella, fonte TLJ, 2005
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