Ellas McDaniel, in arte Bo Diddley, è deceduto il 2 giugno scorso nella sua casa di Archer, in Florida, all’età di 79 anni, in seguito a problemi di cuore, già manifestatisi gravemente nel maggio 2007 con un colpo apoplettico al termine di un concerto a Council Bluffs, Iowa, e un ulteriore attacco di cuore nell’agosto seguente, eventi in seguito ai quali si era ritirato dall’attività.
Con lui scompare uno dei grandi pionieri del rock and roll, un personaggio che nel suo periodo più creativo non godette di grande popolarità ma che in seguito venne unanimemente riconosciuto come uno dei pochi ‘padri fondatori’, e un vero e proprio ‘originatore’ e ispiratore del rock moderno.
E` il tardo pomeriggio di giovedì 17 novembre 1988, oramai quasi vent’anni fa, e mi trovo al Palaeur di Roma, in attesa dell’avvio del concerto de The Giants Of Rock’n’Roll. E’ uno show mai visto prima in Italia e oramai abbastanza inconsueto anche all’estero. A somiglianza dei classici concerti americani di rock’n’roll degli anni ’50, e poi anche di quelli ‘revivalistici’ dei primi anni ’70, sullo stesso palco si ritrovano alcuni dei grandi del rock, praticamente quasi tutti quelli ancora viventi all’epoca. Fats Domino, Little Richard, Jerry Lee Lewis (l’unico bianco), Ray Charles, James Brown, B.B.King (recuperato all’ultimo momento a causa della defezione del consuetamente bizzoso Chuck Berry) e, ultimo ma non ‘ultimo’, Bo Diddley.
Bo Diddley… uno strano soprannome acquisito durante la scuola elementare, che in slang potrebbe equivalere a ‘bulletto’ (anche con connotazioni sessuali), sul quale l’artista costruirà la sua carriera musicale e che diventerà un vero e proprio marchio del suo particolarissimo ‘Bo Diddley Sound’, o anche ‘Bo Diddley Beat’. Costituito da una strepitosa miscela di blues, rhythm’n’blues, musica latina e ritmo africano, questo ‘jungle beat’ all’inizio non procura grande fama all’artista ma diventa una grande fonte di ispirazione per altri artisti di rock’n’roll, Buddy Holly, Ronnie Hawkins, Johnny Otis…, per astri nascenti del beat, gli Animals di Eric Burdon (che gli dedicano la composizione The Story Of Bo Diddley), Pretty Things (che prendono il nome da un suo bravo), Who, Rolling Stones, Eric Clapton… e per le nuove generazioni dei vari Quicksilver Messenger Service, Grateful Dead, Doors, David Bowie, George Michael, Bruce Springsteen, U2 e molti altri. E per certi versi in lui si ritrovano anche i germogli di quello che decenni dopo verrà etichettato ‘rap’.
Fu net 1958 che iniziai a interessarmi di rock and roll, soprattutto di quello di Elvis, Jerry Lee Lewis, Little Richard, Gene Vincent, Fats Domino, Eddie Cochran e Buddy Holly.
Scoprii anche Chuck Berry, sebbene all’epoca l’unico suo disco circolante in Italia fosse un EP su etichetta London, mentre Bo era completamente assente dai nostri lidi discografici.
Durante i primi anni ’60 entrai in contatto con altri appassionati stranieri, inglesi, francesi e olandesi, e cominciai ad allargare gli orizzonti musicali, recuperando dischi da noi introvabili e scoprendo artisti del tutto particolari quali Screaming Jay Hawkins e, appunto, Bo Diddley, entrambi ritornati in luce grazie ai nuovi gruppi beat che a loro si ispiravano.
Nel 1965, durante il mio primo viaggio in Inghilterra, iniziai a procurarmi album di artisti molto o del tutto trascurati in Italia quali Johnny Cash, Lonnie Donegan, Chuck Berry e Bo, che in pratica conoscevo solo attraverso i rimandi dei vari Buddy Holly, Animals e Rolling Stones. Di lui trovai un LP su etichetta Chess dal titolo Let Me Pass, versione inglese dell’americano 500% More Man, che non conteneva le sue cose migliori ma che, con brani per cosi dire ‘minori, era comunque entusiasmante per quel suo ritmo originalmente cupo e ossessivo.
L’album aveva una grafica di copertina alquanto squallida ma v’era però una sua piccola foto a colori in basso al centro che lo mostrava con una curiosa e inusuale chitarra elettrica rossa ‘rettangolare’ (e non quadrata, come qualcuno ha riportato nei necrologi apparsi sui quotidiani alla sua scomparsa. O per meglio dire, visto che lo stesso Bo amava progettarne di svariate forme, che poi si faceva costruire appositamente, e fra esse famosa ne è rimasta una ricoperta di ‘pelliccia’, possibile che avesse anche una chitarra quadrata, ma la più conosciuta e più usata è quella rossa rettangolare, che poteva presentarsi in versione ‘standard’ e in versione ‘Turbo 5 Speed’).
Dopo questa mia prima acquisizione, Bo entrò nella rosa dei miei artisti preferiti e cominciai a raccoglierne i dischi, in attesa di poterlo vedere dal vivo, cosa che poi realizzai nel 1972.
Figlio di ragazza madre, Otha Elias Bates nasce il 30 dicembre 1928 a McComb, Mississippi. Impossibilitata ad accudirlo, la madre sedicenne Esther Wilson lo affida alla famiglia della cugina Gussie McDaniel, dove più tardi il bambino viene adottato e assume il nome di Ellas McDaniel. Verso il 1935 la famiglia si trasferisce a Chicago, nel South Side, e qui il ragazzo cresce frequentando la Foster Vocational School e studiando dapprima il trombone e poi il violino classico presso la locale chiesa Battista. Ma dal 1940, quando scopre il blues di John Lee Hooker, si dedica allo studio della chitarra.
Nel 1944, a quindici anni, lascia la scuola e mentre inizia a impegnarsi in lavori di vario tipo (per diverso tempo tirerà anche di boxe), continua a coltivare il suo amore per la musica suonando con alcuni amici, con i quali forma inizialmente il trio degli Hipsters, e poi i Langley Avenue Jive Cats, un marchio derivato dal nome della via dove Bo era cresciuto.
Il gruppo si esibisce dove capita, agli angoli delle strade, nei mercati all’aperto e nei club. Musicisti che poi negli anni sono presenti nella formazione sono ii bassista Roosevelt Jackson, il chitarrista Jody Williams, l’armonicista Billy Boy Arnold, il batterista Frank Kirkland e Jerome Green alle maracas.
Dopo lunghi anni di gavetta e di esperienze, nel 1954 Bo registra un demo con due sue composizioni, I’m A Man e Uncle John, che poi porta all’attenzione della locale etichetta Chess. Firmato un contratto inizia a incidere per la consorella Checker e il 2 marzo 1955, accompagnato da Kirkland e Green, e dal sessionman Otis Spann al piano, Bo effettua la sua prima session, circa tre mesi prima dell’arrivo di Chuck Berry alla stessa etichetta. Ripulito nel testo originario piuttosto ‘crudo’, Uncle John diventa Bo Diddley che, accoppiato a I’m A Man, diventa il primo singolo dell’artista, oramai diventato Bo Diddley.
Diddley, forse troppo alieno per il grande pubblico bianco, non ha mai goduto di grande popolarità di classifica, tanto che le presenze nella hit parade pop si contano sulle dita di una mano, e la posizione più alta la ottiene con Say Man al n.20 nell’estate del 1959.
Al contrario le apparizioni nella classifica rhythm and blues, una decina fra il 1955 e il 1967, sebbene non eccezionali sono più consistenti e con pregevoli piazzamenti. Il primo singolo Bo Diddley entra in classifica a maggio del 1955, arrivando ad attestarsi al n.1 per due settimane, poi altri titoli di rilievo saranno Diddley Daddy (n.11, 1955), Pretty Things (n.4, 1956), Say Man (n.3, 1959), Road Runner (n.20, 1960), You Can’t Judge A Book By The Cover (n.21, 1962) e Ooh Baby (n.17, 1967).
La produzione discografica di Bo non si ferma però al ristretto elenco dei titoli citati, ma si estrinseca anche attraverso altri brani che, pur non raggiungendo gli onori della hit parade, resteranno delle pietre miliari della storia del rock, Who Do You Love (1956), Hey Bo Diddley (1957), Mona (1957), Before You Accuse Me (1957), Hush Your Mouth (1958).
Se la seconda metà degli anni ’50 sono il suo periodo più originalmente creativo, la ’60 sarà ripetitiva in quanto a contenuti ma estremamente prolifica riguardo alla produzione discografica e alle sue esibizioni dal vivo. Nel 1963 effettua il suo primo tour inglese, nel quale gli show sono aperti da degli imberbi Rolling Stones, e durante il quale sia il grande pubblico che le nuove leve di musicisti beat che si vanno formando hanno modo di apprezzare anche la sua incredibile presenza scenica in anticipo di anni su quelle poi sviluppate da artisti quali Who, Rolling Stones, Jimi Hendrix e altri. Dopo l’interessante realizzazione, nel 1966, di un breve documentario di poco più di 20 minuti che mostra uno
strepitoso Bo sulle scene e ‘dietro’ le scene, la seconda parte del decennio vede comunque scemare l’interesse del grosso pubblico per l’artista il quale, superato dall’avvento di nuovi generi come il soul e la psichedelia, proverà anch’egli ad ammodernarsi virando verso un sound più psichedelico e funky. Fra il 1969 e il 1972, pero, si verifica un grande risveglio del rock and roll classico che riporta in auge svariati artisti solisti e gruppi degli anni ‘50, all’atto pratico oramai ‘dimenticati’ (molti gruppi si riformano appositamente per l’occasione), e con essi anche Bo gode di un rinnovato interesse da parte di un pubblico giovane e meno giovane.
L’avvio lo dà un importante evento che si svolge nell’autunno 1969 in Canada, il Toronto R&R Revival Festival al quale partecipano, fra gli altri, nomi vecchi e nuovi quali Jerry Lee Lewis, Little Richard, Gene Vincent, Chuck Berry, Bo Diddley, Doors, Chicago e John Lennon con la sua nuova Plastic Ono Band. Nei primi anni ’70 la nuova tendenza viene portata avanti dalla serie dei `Rock & Roll Revival Shows’ organizzati da un certo Richard Nader, spettacoli che ottengono un grandissimo successo di pubblico. Da questi show viene tratto il film Let The Good Times Roll (con relativa colonna sonora su doppio LP) nel quale l’esibizione di Bo è una delle più trascinanti ed entusiasmanti mai viste e sentite. E nell’agosto del 1972 Bo è a Londra per esibirsi, con Bill Haley, Jerry Lee Lewis, Little Richard e Chuck Berry, al R&R Revival Festival che ha luogo con grande successo allo stadio di Wembley.
Il 16 giugno 1972, forse anche sull’onda del revival in corso, la serata d’apertura del 6° Festival Internazionale del Jazz di Montreux, in Svizzera, venne dedicata a due grandi del rock and roll, Chuck Berry e Bo Diddley. Non appena saputolo mi organizzai con un amico di Losanna, e fu con lui che poi mi recai all’entusiasmante appuntamento.
La serata iniziò col gruppo degli Aces, una eclettica formazione blues the fece il suo dovere per riscaldare il pubblico.
All’entrata di Bo l’ambiente iniziò a ‘surriscaldarsi’ e io, alla ricerca di una buona posizione per scattare foto, lasciai il mio posto in platea per una cauta manovra di avvicinamento al palco.
Dato che il tutto si svolgeva in uno studio, con lo show ripreso dalla TV della Svizzera francese, probabilmente non dava fastidio vedere parte del pubblico in piedi vicino agli artisti e così mi potei installare vicinissimo a Bo e scattare delle foto e dei primi piani veramente soddisfacenti. Prima di questa posizione, diciamo definitiva, avevo fatto un giro ai lati e in fondo alla platea in penombra e non poca fu la mia sorpresa di trovarmi improvvisamente a fianco di Chuck Berry, il quale si era intrufolato in mezzo al pubblico in piedi in fondo alla sala per assistere all’esibizione di Bo.
Era la prima volta che vedevo Bo dal vivo e ascoltare in diretta quel suo particolare sound fu veramente affascinante e anche una grande dimostrazione delle qualità che, spesso non bene evidenziate nelle registrazioni discografiche, l’artista sapeva invece mostrare sulla scena. C’è da notare che, a parte i musicisti, ovviamente, Bo era affiancato dalla splendida vocalist Cookie Vee, detta ‘The Duchess’.
In un periodo quando di donne musiciste in pratica non se ne vedevano, fin dal 1957 Bo aveva dato loro spazio nel suo gruppo, dapprima alla chitarrista Peggy Jones, detta ‘Lady Bo’ e poi nel 1962 a Norma Jean Wofford, che inaugurò il nome ‘The Duchess’. E dal 1969 la ‘Duchessa’ era Cookie Vee.
In attesa di Chuck Berry, durante l’intervallo parecchi ragazzi del pubblico salirono sul palcoscenico senza alcun problema, sistemandosi lateralmente sul lato destro, al che dopo l’arrivo di Chuck ci provai anch’io e così potei assistere alla sua esibizione, anche questa per me la prima volta, standogli a pochi metri di distanza e alla sua stessa altezza. E, a parte le presenze ‘dietro le quinte’ a svariati concerti di Jerry Lee Lewis, questa fu sicuramente una delle mie migliori ed emozionanti serate musicali.
Parte del concerto di Bo, assieme a materiale degli Aces (e assente Chuck Berry, che in quel periodo incideva per la Mercury), più parte di quello di altri artisti della seconda serata del festival, Koko Taylor, Muddy Waters e T-Bone Walker, apparirà poi su un album doppio della Chess, dal titolo Blues Avalanche.
Negli anni ’70 la produzione discografica di Bo non è particolarmente eclatante. Fra le sue ultime realizzazioni per la Chess figura Another Dimension (1971), nel quale affronta, insolitamente, titoli di artisti moderni quali Robbie Robertson, Elton John e John Fogerty. Del 1973 è London Sessions, registrato, appunto, a Londra con la presenza di validi sessionmen inglesi. Passato alla RCA, realizza The 20th Anniversary Of Rock’n’Roll (1976) che, malgrado la presenza di tali Joe Cocker, Roger McGuinn, Keith Moon e altri, risulta alquanto deludente e viene considerato forse come il suo album peggiore.
Ma I’m A Man, LP doppio registrato live e pubblicato nel 1977 sulla misconosciuta etichetta M.F.Production, proprio perchè live risolleva le sue quotazioni. Curiosamente in questi anni, abbandonata Washington, Bo si trasferisce a Los Luna, nel New Mexico, dove lavora come vice-sceriffo della polizia di stato! L’influente ruolo svolto da Bo nei confronti delle nuove leve di musicisti trova conferma nell’autunno del 1979 quando l’artista è in tour negli USA con lo storico gruppo punk inglese The Clash.
A conferma di come Bo sia da considerarsi più un ‘musicista da palcoscenico’ piuttosto che un musicista da studio, nel corso degli anni ’80 la sua produzione discografica e quasi esclusivamente live. E nell’intensa attività ‘on the road’ svolta figura anche la sua prima esibizione in Italia.
II 1° giugno 1982 Bo Diddley era a Milano per esibirsi all’Odissea 2001, una discoteca ancor oggi in attività, ma col nome Rainbow.
All’epoca l’amico Gianni Del Savio e io curavamo per la rivista Buscadero una rubrica dedicata al rock anni ’50, pertanto c’eravamo attivati per avvicinare l’artista prima del concerto vero e proprio. E la conoscenza con l’organizzatore Claudio Trotta ci permise di assistere alle prove del pomeriggio, effettuare una stringata intervista e scattare foto ‘rilassate’ di Bo e del suo gruppo, che comprendeva anche le due figlie Tammi e Terri. Bo ci accolse amichevolmente, anche scherzando mentre scattavo le foto ma accadde anche una cosa curiosa. All’epoca, a parte le foto, spesso mi capitava di effettuare delle riprese amatoriali con la cinepresa Super 8 e avevo appena filmato forse una trentina di secondi di Bo mentre suonava quando intervenne il suo manager a bloccarmi. La spiegazione fu che Bo lamentava, cosa che continuerà a fare per tutta la vita, la frequente mancata corresponsione di royalties relative ai diritti d’autore su dischi e filmati di sue esibizioni in concerto, spesso utilizzati in modo ‘truffaldino’.
Conseguentemente ovunque potesse vietava qualunque tipo di riprese filmate (se non concordate con un contratto) ma, fortunatamente, non aveva niente in contrario nei confronti delle fotografie, che potei cosi continuare a scattare tranquillamente. E con l’occasione potei anche mostrargli alcune delle foto migliori che avevo realizzato nel 1972 a Montreux per fargliele autografare.
La socievolezza e la simpatia di Bo si dimostrarono poi ancora verso sera, poco prima dell’inizio dello show, mentre ciondolava all’entrata della discoteca per guardare il pubblico in arrivo.
Dato che di solito io ero sempre ‘dietro’ la macchina fotografica, una volta tanto volevo figurare al fianco di uno di questi grandi personaggi e Bo acconsentì di buon grado a mettersi in posa e scherzare con me, mentre Gianni scattava. Malgrado l’ambientazione della discoteca non fosse delle migliori, il concerto fu comunque di eccellente qualità e ‘allietato’ da alcune sorprese come un improvvisato duetto con la cantante tedesca Nina Hagen e la straordinaria apparizione sul palco del grande Mohammed Ali (Cassius Clay) che, in transito da Milano, era venuto ad assistere al concerto. Una sgarberia la fece invece il buon Edoardo Bennato, presente fra il pubblico, il quale, invitato a salire sul palco, maleducatamente evitò di presentarsi.
Dall’autunno del 1987 fra Bo e Ronnie Wood, ex-Faces e chitarrista dei Rolling Stones, ha inizio una fruttuosa e affiatata collaborazione in un lungo ‘Gunslinger Tour’ mondiale che dura quasi un anno. E da esso scaturisce anche un eccellente album registrato al Ritz di New York nel novembre 1987 e all’epoca pubblicato solo in Giappone.
Dal 30 giugno 1988 il duo inizia ad esibirsi in diverse date italiane, partendo dal Rolling Stone di Milano. Per non so quale ragione non potei essere presente al concerto però il giorno prima, il 29, la conferenza stampa organizzata per presentare la tratta europea del tour, che aveva inizio proprio da Milano, fu una buona occasione per reincontrarlo e scattare anche qualche foto simpatica.
Comunque, mi rifeci il successivo novembre a Roma in occasione del concerto dei ‘Giganti del Rock’ n’ Roll’.
Non appena ebbi notizia di questa incredibile occasione trovai il modo di mettermi in contatto con gli organizzatori di Roma i quali, sebbene abbastanza collaborativi, non raccolsero la mia idea di documentare questo particolare evento attraverso fotografie che mostrassero in parallelo gli arrivi in aeroporto e negli alberghi di tutti i partecipanti e poi il loro confluire alle prove e allo spettacolo finale. Forse sembrava un’idea troppo da appassionato e molto poco commerciale… mentre oggi, a vent’anni di distanza, una simile documentazione mi sembrerebbe un affascinante testimonianza ‘storica’.
Comunque, mentre il concerto doveva avvenire giovedi 17, seppi che il precedente sabato 12 Bo Diddley e Jerry Lee Lewis avrebbero dovuto partecipare alla trasmissione televisiva Fantastico, quell’anno curata da Enrico Montesano. In seguito a ciò mi presi una decina di giorni di ferie e mi recai a Roma in tempo per essere presente anche a questo evento, contando sul fatto che, come altre volte in precedenza, non avrei avuto problemi a entrare in contatto con gli accompagnatori di Jerry Lee. Una volta arrivato, però, scoprii che il Killer, per qualche sua sregolata ragione, non sarebbe arrivato e, ovviamente, non avrebbe partecipato alla trasmissione. Bo invece fece il suo dovere e io, impossibilitato a vederlo, chiesi ad un amico di fare una registrazione video della sua esibizione (per la verità non proprio brillante).
A questa punto non riuscii più ad avere ulteriori informazioni da parte dell’organizzazione, non sapendo cosi quando sarebbe arrivato Jerry Lee. L’unico fatto sicuro era che, partendo da New York, doveva per forza arrivare alla mattina fra le otto e le nove e mezza, quando arrivavano uno dietro l’altro i voli delle tre compagnie americane che effettuavano il collegamento.
Cosi della domenica mattina iniziai a recarmi prestissimo in macchina all’aeroporto di Fiumicino in attesa del Killer. La caccia terminò martedì quando finalmente vidi spuntare dalla dogana la sagoma familiare di un Jerry Lee pimpante, seguito dalla moglie (la sesta), dal chitarrista e suo braccio destro Kenny Lovelace e dal batterista Jim Isbell. Naturalmente ad accoglierli v’erano degli incaricati dell’organizzazione che li portarono all’Hotel Sheraton, e io dietro con la mia macchina.
Mentre Jerry Lee e la moglie restarono in albergo, io mi incaricai, nel pomeriggio e la mattina dopo, di scarrozzare Kenny e Jim per le strade di Roma e nel pomeriggio del 16 ero con loro al Paleur per le loro prove, da effettuare col supporto della band di Dave Edmunds. Così quel pomeriggio potei assistere a due lunghe e .splendide esibizioni ‘private’ di Jerry Lee Lewis e anche di Little Richard. Dato che ero aggregato alla band di Jerry Lee, che aveva un camerino in comune con i pochi musicisti presenti di Fats Domino, il pomeriggio successivo potei assistere alle prove del grande ‘ciccione’ di New Orleans e avvicinare due storici musicisti quali Lee Allen e Herb Hardesty. Poi, in attesa dell’inizio dello spettacolo, iniziai a gironzolare e gli unici artisti che circolavano per i corridoi erano un allegro Bo Diddley e, contrariamente al suo solito, un ciarliero Jerry Lee.
Dopo aver scattato delle foto a entrambi, da soli e insieme, con Bo mi recai al suo camerino dove gli mostrai e gli ‘vendetti’ diverse foto relative al suo concerto di Milano del 1982, in cambio di un autografo. Era una cosa che oramai avevo imparato a fare e se mi capitava di incontrare lo stesso artista per la seconda volta cercavo sempre di portargli qualche foto fra quelle scattate la volta precedente, una cosa che tutti quelli con i quali l’ho fatto hanno sempre gradito.
Iniziato finalmente il concerto, mi trovai a seguirlo in modo discontinuo, spostandomi da ‘dietro le quinte’, dove confluivano man mano gli artisti, alla ‘postazione’ frontale dalla quale veniva effettuata la ripresa televisiva, perdendo qualcosa qui e la degli artisti che si alternavano sul palco. La parte migliore fu comunque la session di chiusura durante la quale tutti furono presenti contemporaneamente sul palcoscenico, in una fantastica e irripetibile baraonda finale.
Come ‘ciliegina sulla torta’, per me, la mattina dopo ero di nuovo in aeroporto a salutare Jerry Lee e i suoi prima della partenza.
Durante la maggior parte degli anni ’80 alla nuova produzione discografica di Bo, quasi tutta d’origine live, si affianca una notevole serie di ristampe in vinile e CD dei suoi vecchi classici album, a volte uguali all’originale, ma a volte in forma di nuove compilazioni antologiche. Nel 1989 però inizia ad apparire, su etichetta Triple X, nuovo materiale registrato da Bo nel suo studio in Florida, ma l’album (in Europa su New Rose, con alcuni titoli diversi) non è di grande levatura. Migliori sono invece successivi album, sempre su Triple X, che appaiono nel 1992, 1994 e 1995.
Mentre continua ancora intensa la tendenza delle riedizioni durante gli anni ’90, e anche nel nuovo secolo, nel 1996 appare A Man Amongst Men su etichetta East-West/Warner. E’ la sua ultima realizzazione in studio, molto ben accolta, con la quale celebra i suoi quarant’anni di attività professionale, avvalendosi anche della presenza di vecchi compagni quali Billy Boy Arnold, Johnnie Johnson e Johnny Guitar Watson e di moderni seguaci quali Jimmie Vaughan, Ronnie Wood e Keith Richards.
Alcune soddisfazioni particolari Bo le ottiene nel 1987, quando rientra nel secondo gruppo di artisti che vengono eletti alla Rock and Roll Hall of Fame e nel 1998, quando gli viene assegnato un Grammy Award alla carriera.
Malgrado problemi di salute dovuti a diabete e ipertensione, Bo non e quasi mai nella sua casa in Florida ma ‘on the road’ in giro per il mondo a esibirsi ovunque gli venga offerto e nell’aprile 2007, solo un mese prima del colpo al cuore che gli bloccherà l’attività, è impegnato in un lungo tour australiano.
Bo si era sposato quattro volte, la prima volta giovanissimo, nel 1947, con Louise Woolingham, ma fu un’unione che durò meno di un anno. Nel 1949 fu la volta di Ethel Smith, dalla quale ebbe due figli, Anthony e Tanya. Nel 1960, da tempo separato da Ethel, conobbe Kay Reynolds, una ragazza bianca molto più giovane di lui, che divenne la terza moglie e gli diede due figlie, Tammi e Terri. Dopo un ulteriore divorzio nel ’85, nel ’92 giunse a un quarto matrimonio, con Sylvia Paiz, dalla quale comunque era oramai diviso da tempo al momento della scomparsa.
A parte la grande eredità musicale, dal punto di vista della famiglia l’artista lascia dietro di se una miriade di parenti costituita da un fratello, quattro figli e la bellezza di 15 nipoti, 15 pronipoti e 3 trisnipoti.
DISCOGRAFIA INDICATIVA LP/CD USA
(tranne quando indicato diversamente)
Bo Diddley – (Checker LP 1431, 1958)
Go Bo Diddley – (Checker LP 1436, 1959)
Go Bo Diddley – (London HA-H 2230, GB 1960)
Have Guitar Will Travel – (Checker LP 2974, 1960)
Bo Diddley In The Spotlight – (Checker LP 2976, 1960)
Bo Didley Is a Gunslinger – (Checker LP 2977, 1961)
Bo Diddley Is a Lover – (Checker LP 2980, 1961)
Bo Diddley Is a Twister – (Checker LP 2982, 1962)
Bo Diddley Is a Roadrunner – (Checker LP 2982, riedizione)
Hey! Bo Diddley – (Pye NPL 28025, GB 1962)
Bo Diddley – (Checker LP 2984, 1962)
Bo Diddley & Company – (Checker LP 2985, 1963)
Bo Diddley Rides Again – (Pye NLP 28029, GB 1963)
Surfin’ with Bo Diddley – (Checker LP 2987, 1963)
Bo Diddley’s Beach Party – (Checker LP 2988, 1963)
16 Greatest Hits – (Checker LP 2989, 1964)
Two Great Guitars (con Chuck Berry) – (Checker LP 2991, 1964)
Hey Good Lookin’ – (Checker LP 2992, 1965)
500% More Man – (Checker LP 2996, 1965)
Let Me Pass – (Chess CRL 4507, GB 1965)
The Originator – (Checker LP 3001, 1966)
Go Bo Diddley – (Checker LP 3006, 1966) (= Checker 1436)
Boss Man – (Checker LP 3007, 1966) (= Checker 1431)
Super Blues (Artisti vari) – (Checker LP 3008, 1967)
Super Blues (Artisti vari) – (Cadet/Durium D.30-163, 1967)
The Super Super Blues Band (Artisti vari) – (Checker LP 3010, 1968)
The Black Gladiator – (Checker LPS 3013, 1970)
Another Dimension – (Chess CH 50001, 1971)
The Black Gladiator – (Chess CH 50004, riedizione 1972)
Got My Own Bag of Tricks – (2LP Chess 2CH 60005, 1972)
Golden Decade – (Chess 6319123, GB 1972)
Blues-Rock Avalanche (Artisti vari) – (2LP Chess 2CH 60015, 1972)
Where it All Began – (Chess CH 50016, 1972)
The London Bo Diddley Sessions – (Chess CH 50029, 1973)
Let the Good Times Roll (Artisti vari live) – (Bell 9002, 1973)
Rock Smuk (Artisti vari) – (Chess/Sun NOCS 1, Olanda 1973)
Big Bad Bo – (Chess CH 50047, USA, 1974)
The 20th Anniversary of Rock’n’Roll – (RCA APL1-1229, 1976)
I’m a Man (live) – (2LP M.F.Distribution 202/2, 1977)
I’m a Man (live) – (Score SCO 8917, Francia 1981) (Estratto dal doppio LP M.E 202/2)
I’m a Man (live) – (Black Lion BLM 52004, Olanda) (=Score 8917)
Toronto Rock’n Roll Revival 1969, Vol.5 (live) – (Accord SN-7182,1982)
Chess Masters, Vol.1 – (2LP, Chess/PRT CXMD 4003. GB 1981)
Chess Masters, Vol.2 – (2LP, Chess/PRT CXMD 4009, GB 1982)
Let The Good Times Roll Again – (Artisti vari live)(Record Bazar/CGD RB 353, 1982) (Estratto dal Bell 9002)
Bo Diddley-Brook Benton (live, un lato cad.) – (Ed. Curcio GSR 54, Italia 1982)
It’s Great to Be Rich (Mini LP artisti vari) – (Red Lightnin’ RLEP 120045, GB 1983)
Ain’t it Good to Be Free – (New Rose Rose 34, Francia 1984)
Have Guitar Will Travel – (Chess/Green Line CH 8002, Italia 1984) (= Checker 2974)
His Greatest Sides, Vol.1 – (Chess/Sugar Hill CH 8204, 1983)
His Greatest Sides, Vol.2 – (Chess/MCA CH 9106, 1984)
His Greatest Sides, Vol.1 – (Chess/Green Line GCH 8005, Italia 1986)
Bo Diddley & Co. Live – (Fan Club FC 009, Francia 1985)
Hey… Bo Diddley In Concert (live) – (Conifer CFRC 507, GB 1986)
Hey Bo Diddley – (Magnum Force MFM 021, GB 1986)
Goodtime Rock’n’Roll (Artisti vari live) – (MCA 6171, 1986)
Bo Diddley – (Chess/Green Line GCH 8026, Italia 1986) (= Checker 1431)
Bo Diddley – (CD, Chess/Vogue 600114, Francia 1986)
Two on One – (CD, Chess/MCA CHD 5904, 1987)
The Sound of.. Bo Diddley – (World Music WM 31082, Danimarca 1987)
Bo Diddley’s Beach Party – (Chess/Green Line CH 8111, Italia 1988)
Tapeheads (Artisti vari, col.sonora) – (Island 91030-1, 1988)
Bo Diddley in the Spotlight – (CD, Chess/MCA CHD 9264, 1988)
Bo Diddley is a Gunslinger – (CD, Chess/MCA CHD 9285, 1988)
Live at the Ritz (con Ronnie Wood) – (JW-Victor VIZ 28122, Giappone 1988)
Live at the Ritz (con Ronnie Wood) – (CD, JVC-Victor VDPZ 1329, Giappone 1988)
Ain’t it Good to Be Free – (CD, New Rose Rose 34CD, Francia 1988)
The London Bo Diddley Sessions – (CD, Chess/MCA CHD 9296, 1989)
Living Legend – (New Rose Rose 188, Francia 1989)
Living Legend – (CD, New Rose Rose 188CD, Francia 1989)
Breaking Through the BS – (Triple X 51017-1, 1989)
London Sessions – (CD, Chess/Charly CDRED 21, GB 1990)
The Chess Box – (3LP, Chess/MCA CH3 19502, 1990)
The Chess Box – (2CD, Chess/MCA CHD2-19502, 1990)
The 20th Anniversary of Rock’n’Roll – (Edsel ED 318, GB 1991)
Rare & Well Done – (CD, Chess/MCA CHD 9331, 1991)
Oh Yeah! – (CD, Chess/Charly CDRED 31, GB 1991)
The E.P. Collection – (See For Miles SEE 321, GB 1991)
The Chess Masters – (CD, Magnum Force CDMF 077, GB 1991)
Jungle Sound – (CD, Checker/De Agostini BLU-CD–3013, Italia 1992)
Super Blues (Artisti Vari) – (CD, Chess/MCA CH13,2168, 1992)
The Super Super Blues Band (Ar.vari) – (CD, Chess/MCA CHD 9169,
Two Great Guitars (con Chuck Berry) – (CD, Chess/MCA CHD 9170, 1992)
Hey… Bo Diddley In Concert (live) – (CD, AIM 1023, Australia 1992)
Bo Diddley & Co. Live – (CD, Fan Club FCD 9, Francia 1992)
This Should Not Be – (CD, Triple X 51130-2, 1992)
The Chess Years – (12 CD, Charly Red Box 8, GB 1993)
Signifying Blues – (CD, Charly CDBM 43, GB 1993)
Bo’s Blues – (CD, Ace CDCH 396, GB 1993)
The Mighty Bo Diddley – (CD, Triple X 51161-2, 1994)
Bo Diddley & Co. Live – (CD, Triple X 51162-2, 1994)
Bo Diddley is a Love… Plus – (CD, See for Miles SEECD 391, GB 1994)
Let me Pass… Plus – (CD, See for Miles SEECD 392, GB 1994)
Hey! Bo Diddley – (CD, Charly R&B CDRB 1, GB 1994)
Before you Accuse me – (CD, Charly Classics CDCD 1208, GB 1994)
Promises – (CD, Triple X 51192-2, 1995)
Bo Knows Bo – (CD, MCA MSP 20972, 1995)
A Man Amongst Men – (CD, East-West/Warner 14817-2, 1996)
His Best – (CD, Chess/Universal, 1997)
The Ultimate Collection – (CD, Universal, 1997)
The Essential – (CD, Spectrum/Universal, 2000)
Bo Diddley Is a Gunslinger… Plus (CD, Chess/Universal, 2004)
Tales from the Funk Dimension – (CD, Raven, 2004)
Vamp – (CD, Universe/Comet UV 143, Italia 2005)
The Story of Bo Diddley – (CD, Universal, 2006)
I’m a Man/The Chess Masters, 1955-1958 – (2CD, Geffen B0009231-02, 2007)
PRESENZE IN FILM E DOCUMENTARI
1966 – The Big TNT Show
The Big Beat – This Could be the Night (versione modificata di The Big TNT Show)
1966 – The Legend of Bo Diddley
1970 – Sweet Toronto (1969)
(Esiste la versione ridotta ‘Keep On Rockin’’ ed esistono alcuni DVD incentrati su alcuni dei protagonisti)
1973 – Let the Good Times Roll
1978 – The London Rock’n’Roll Show (1972) (anche DVD)
1983 – Trading Places (Una Poltrona per Due) (anche DVD)
1984 – Rock & Roll – The Early Days
1985 – Fabian’s Goodtime Rock’n’Roll (TV) (anche DVD)
1985 – Chuck Berry & Bo Diddley’s Rock’n’Roll All Star Jam
1987 – Chuck Berry: Hail! Hail! Rock’n’Roll (Hail! Hail! Rock’n’Roll)
(anche DVD in versione 1 e 2 dischi)
1987 – Bo Diddley & Friends
1989 – Eddie & The Cruisers II: Eddie Lives!
1989 – The Legends of Rock’n’Roll (TV, Italia 1988)
(esiste in DVD in versioni integrale ed essenziale)
1990 – Rockula
1994 – Kenny Rogers & The First Edition, vol.2 – Rolling with Jim Croce e Bo Diddley (DVD)
2003 – Rock’nRoll at 50 – Live from Pittsburg’s Benedum Center (DVD)
Augusto Morini, fonte Jamboree n. 62, 2008