South At Eight North At Nine è il secondo album solista per questo canadese, forse più conosciuto come produttore che come musicista; sua era la produzione dell’ottimo Call Me di Hans Theessink. Chitarrista con Cockburn, sessions e produzioni in casa Stony Plain, la sua musica assai eloquente, è una raffinata ed intensa opera nella migliore tradizione americana. Aiutato da eccellenti musicisti come Levon Helm, Rick Danko, Garth Hudson, Bruce Cockburn, Richard Bell e Scott Dibble, Colin Linden filtra un suono estremamente personale.
Eccellente chitarrista riesce a passare dal blues tradizionale alla migliore canzone d’autore con un fraseggio mai ridondante, ma raffinato ed estremamente espressivo, colorando la sua musica con i colori della sua terra. Ottima la qualità delle composizioni che acquistano straordinario spessore grazie all’aiuto dei musicisti che lo accompagnano; le cover presenti nel CD sono intrepretate con tale personalità che pare si confondano con i propri pezzi. Colin riesce a dare alle sue canzoni significati profondi e spesso immortali forse non è casuale che un lavoro come questo ci arrivi “dal paese della neve e degli alberi”.
Il Canada ci ha ormai abituato a pagine memorabili nel rock d’autore, The Band e Bruce Cockburn sono sicuramente due di queste, la loro influenza e la loro partecipazione si sente, ma è Linden ad avere il sopravvento ed a personalizzare questo suono senza tempo, riuscendo a stupire con un opera così matura. Il CD è pubblicato negli States dalla Blues Deluge, in Europa dalla Sky Ranch, che si presenta ancora una volta con un disco di straordinario valore.
Ho volutamente evitato di citare brani in particolare di South At Eight North At Nine, perchè ritengo non vi sia nessuna sbavatura in questo lavoro. Se Colin Linden in futuro saprà mantenere questo altissimo livello, il suo nome si aggiungerà sicuramente alla non piccola comunità dei giganti del grande nord; per il momento inserisce un nuovo stupendo tassello nella storia di questa musica.
Sky Ranch 878752 (Blues, 1993)
Umberto Tonello, fonte Out Of Time n. 1, 1993
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