David Frizzell è un bel personaggio, simpatico, affabile e pieno di grande passione, amore e rispetto per il mondo della musica che tanto ha fatto parte della sua vita come di quella della sua famiglia. Conosciuto ed identificato come fratello più giovane del leggendario Lefty, David è cresciuto seguendo il fratello, studiandone i segreti per cercare di diventare un buon artista.
E così dopo gli inizi difficili e qualche sfortunata avventura con alcune major, all’inizio degli anni ’80 è arrivato il grande successo con due N.1 hits ed una serie di premi per i suoi duetti con Shelley West che ne fecero uno dei nomi di punta di quel periodo ma nonostante ciò rimase sempre lontano dalla figura di star del music business anche per una scelta personale.
In quasi trent’anni di carriera ha inciso per sette diverse case discografiche con otto contratti diversi, prima di crearne una propria la Nashville America Records con cui ha pubblicato il disco David Frizzell 2001 un nuovo cd contenente 11 pezzi inediti, quasi tutti scritti dallo stesso David, ed una riedizione della storica I’m Gonna Hire A Wino To Decorate Our Home.
Un buon disco dai suoni classici che ripropone anche il tema dei duetti ora con una nuova compagna, la debuttante Peggy Rains, e che celebra ancora una volta la memoria del fratello Lefty citato in una canzone (I Ain’t Going If There Ain’t No Hank) ma fortemente presente con la sua influenza musicale in tutte le tracce del disco.
David Frizzell è un uomo che ha parecchio da raccontare del suo affascinante passato a fianco di Lefty, degli del grande successo, dei suoi compagni di avventura, del suo presente e dei progetti futuri… Ho potuto incontrarlo a Nashville proprio negli uffici della sua casa discografica in Music Row e quello che segue è il risultato della nostra lunga chiacchierata.
Cominciamo a parlare di questo nuovo disco intitolato ‘David Frizzell 2001’, vuole essere un nuovo inizio per te?
Direi di sì, nel periodo che è passato dagli anni del successo ad oggi ho continuato ad incidere dischi, ma questo è quello su cui ho lavorato di più e di cui vado più fiero. Poi si tratta del debutto della mia nuova etichetta e volevo essere sicuro che il risultato fosse il migliore possibile.
Per far sì che ciò accadesse, ho voluto essere coinvolto in ogni aspetto della lavorazione, ho scritto quasi tutte le canzoni ed ho seguito la produzione in ogni sua fase.
In 4 canzoni ti riproponi in duetti questa volta con Peggy Rains, come nasce questa collaborazione?
Negli anni ’80 sono andato molto forte con i miei duetti con Shelley West, vincemmo due CMA Award consecutivi come miglior duo ed i nostri dischi vendevano molto.
Per un disco che segnasse il mio ritorno volevo mettere insieme qualcosa che rappresentasse un po’ i diversi aspetti della mia carriera. Uno di questi è il duetto. Il pubblico si ricorda di me per diversi motivi, questa o quella canzone, i duetti o altro e con questo disco ho cercato di soddisfare tutti i gusti.
E’ per questo che hai inserito anche un pezzo storico come ‘I’m Gonna Hire A Wino’…?
Proprio così, infatti ho voluto registrarla esattamente come l’avevo cantata allora e come ho continuato a fare in tutti questi anni. Volevo una riproduzione attuale ma fedele all’originale.
Come fa un pezzo come questo a restare per così tanti anni sia nelle radio che tra il pubblico? Secondo te qual è il segreto della sua longevità?
E’ una bella domanda…Se penso a Wino ed al successo che ha avuto la prima cosa che mi viene in mente è che fu scritta da Dewayne Blackwell che nel suo ufficio ha appese alla parete tre targhe che celebrano tre canzoni scritte da lui Mr.Blue, Friends In Low Places e la mia per aver superato il milione di passaggi radiofonici…beh forse Friends In Low Places ne avrà avuti anche più di quattro o cinque…Comunque pensandoci è una cosa incredibile così come il fatto che Wino venga ancora trasmessa e apprezzata. Credo che la caratteristica che rende così longevo un pezzo come quelli che ti ho citato sia quella di avere un qualcosa in cui tanta gente si identifica al di là dell’epoca storica.
Wino parla di un uomo con problemi di alcolismo che cerca di ritornare dalla propria famiglia, il tema è molto serio e la canzone lo tratta in modo ironico ma senza mai diventare un pezzo comico. Io l’ho sempre cantata molto seriamente perché credo sia una bellissima storia d’amore dai tratti molto positivi.
Un pezzo molto interessante del disco è ‘I Ain’t Going If There Ain’t No Hank’, ce ne parli?
Amo molto questa canzone, per me ha un messaggio molto importante. Significa che ci manca il sound della country music resa grande da Hank Williams e da Lefty Frizzell e che se non c’è spazio per la loro musica, allora non voglio far parte dell’ambiente musicale che la rifiuta.
Mi manca molto quel tipo di musica!
A proposito, cosa ne pensi della scena musicale attuale?
Il country classico ha vissuto un periodo di buona salute anche di recente grazie ai successi di artisti come Randy Travis. Poi è arrivato il New Country che mi sembra abbia sonorità che si ispirano il rock degli anni ’70 un’epoca ed una musica che ho vissuto e conosciuto molto bene e devo dire che ancora oggi amo molto alcuni di quegli artisti.
Mi piace il new country, solo non credo sia giusto che cancelli dal mercato il country tradizionale. C’è molta gente che cerca e chiede musica country tradizionale e anche per questo ho deciso di tornare ad incidere un disco.
Il primo singolo del nuovo disco è intitolato ‘You’ve Just Been Robbed By Jesse James’, di cosa parla questo pezzo?
La storia è molto semplice, parla di un ragazzo che ruba cuori come se fosse un rapinatore e per questo si fa chiamare come il celebre Jesse James.
Mentre lavoravamo alla canzone pensammo che sarebbe stata adatta come primo singolo visto che tutti conoscono Jesse James e poi anche musicalmente credo sia uno dei migliori brani del disco molto adatto per le radio.
Insomma mi sembri contento del lavoro, ma c’è qualche pezzo che ami più degli altri?
Sono molto contento e ci sono davvero molte canzoni di cui vado fiero, per esempio Hiding The Pain mi piace molto per ciò di cui parla, così come One Memory At A Time. Sono legato alla canzone di Jesse James perché è diversa da qualunque altra che io abbia inciso nella mia carriera.
Comunque è tutto il disco che mi soddisfa a pieno.
Dove trovi l’ispirazione per scrivere canzoni?
Da tutto ciò che faccio, dalla vita di ogni giorno, dalle persone che incontro, dalla intervista che sto facendo con te…da tutte queste cose si possono trarre idee per un pezzo, frasi che ti restano impresse, che scrivi ed attorno alle quali cominci a sviluppare il resto.
Passiamo alla tua lunga carriera, quali sono state le maggiori influenze dei tuoi inizi?
Innanzitutto mio fratello, da lui ho imparato moltissimo ed il mio primo desiderio è stato quello di proseguire il suo percorso artistico, quel sound e quel modo di scrivere canzoni, quei sentimenti…
Mi hanno influenzato anche la musica e gli arrangiamenti di artisti diversi tra loro come Ray Charles o Johnny Cash.
Come hai vissuto il periodo degli anni ’80, quello del tuo grande successo, dei premi e delle vette delle classifiche?
Fu una esperienza molto intensa e ricca di emozioni. Avevo già iniziato ad incidere e quando You’re The Reason God Made Oklahoma divenne la N. 1, non ci credevo, non avrei mai pensato che sarebbe potuto succedere. In quel periodo tutti mi cercavano, mi volevano per cantare ed esibirmi, eravamo impegnatissimi.
Mi ricordo che nell’82 o ’83 dopo un concerto a Los Angeles, dovevamo spostarci in bus nella città del concerto seguente, viaggiammo proprio il giorno del mio compleanno e facemmo cinque o sei soste prima di arrivare a destinazione, ebbene ad ogni fermata mi aspettavano gruppi di fans con delle torte e regali per me, non so come facessero a sapere dove ci saremmo fermati!
Il pubblico era straordinario con me, amavo questo contatto, non sono mai stato infastidito dai miei fans, ho sempre voluto accontentarli. I ricordi di quegli anni sono quasi tutti piacevoli.
Che relazione hai avuto con tuo fratello Lefty, ti incoraggiò nel tuo desiderio di seguirne le orme?
Sì, devo dire che mi aiutò molto, quando ero ancora molto giovane lui era già una star e seguendolo nelle tournee ebbi l’opportunità di studiarne i segreti e lo stile. Io non desideravo solo cantare, volevo essere un intrattenitore completo. Uno dei migliori complimenti che mi abbiano mai fatto, me lo fece proprio lui quando dichiarò “…Ci sono due cose che un artista non deve fare in questo ambiente, primo non venire dopo Gorge Jones se devi cantare, secondo, non venire dopo David Fizzell se si tratta di intrattenere…”
Tu gli hai anche dedicato dei dischi di tributo?
Sì ne ho registrati due. Dovevo registrare un disco con Shelley West nel quale cantavo da solo una canzone intitolata There’s A Little Bit Of Lefty Left In Me e Merle Haggard venne nello studio per cantarla con me. Parlando con lui di quel pezzo cominciai a pensare alla produzione di dischi in tributo alla musica di Lefty.
Come hai vissuto e vivi il fatto che molte persone ti identifichino principalmente come il fratello di Lefty, ti ha mai dato fastidio?
No, non mi ha mai creato dei problemi. Sono sempre stato fiero di essere suo fratello, ero e sono uno dei suoi più grandi fan e non ho mai pensato di vivere alla sua ombra così come non ho mai provato ad essere migliore di lui. E’ vero, molti mi identificano come il fratello di Lefty e questo mi fa solo piacere. Molti mi dicono che ogni giorno che passa assomiglio sempre di più al suo modo di cantare, molti altri mi dicono che non potrò mai arrivare a cantare bene come lui; non importa, non mi sono mai sentito in competizione, ho troppo rispetto per Lefty. Non ho mai vissuto un complesso di inferiorità, sono sempre stato sicuro di ciò che facevo.
Durante la tua vita artistica hai cambiato parecchie case discografiche sia major che indie, quali sono le differenze tra i due ambienti?
Ho avuto diverse esperienze con delle major, sono stato alla Columbia e alla Mca ma non ho mai avuto successo con loro. La popolarità l’ho raggiunta con una indie che si chiamava Viva ed apparteneva a Clint Eastwood ed era distribuita da una major, la Warner Bros.
Quelli furono gli anni dei duetti con Shelley West e dei numei uno in classifica. Quando ero nelle major mi sentivo sperduto e disorientato, non ne faccio una colpa a nessuno, il problema è che in una indipendente puoi essere il solo artista di punta o uno dei pochi mentre in una major ci sei tu ma ci sono altri 30 o 40 artisti della tua se non maggiore importanza.
Per esempio ho passato alcuni anni con la Capitol che aveva anche John Lennon, è chiaro che i dischi di Lennon erano promossi in un certo modo, quasi quasi erano gli stessi capi che li portavano a mano a tutte le radio del paese, io invece dovevo un po’ arrangiarmi nella promozione dei miei lavori, cosa potevo fare, dopotutto si trattava di Lennon. Comunque la mia fortuna è stata quella di poter lavorare in una etichetta indipendente ma distribuita da una major, in più avevo al mio fianco uno come Eastwood che faceva in modo che ognuno potesse avere una buona promozione.
A proposito come lo hai conosciuto e come avete iniziato a collaborare?
Una etichetta californiana la Casablanca Records voleva aprire un settore dedicato alla musica country ed aveva pensato a me e Shelley West. Avevamo finito di registrare l’album quando le politiche della casa discografica cambiarono e rimanemmo senza contratto. Il mio produttore Snuffy Garrett girò tutte le major che rifiutarono di pubblicare il disco, poi un giorno mentre tornava da un gun show in California con Eastwood che scelse alcune canzoni come soundtrack di un suo film, tra le canzoni c’era anche You’re The Reason God Made Oklahoma. Così iniziai a lavorare con Clint che aveva appena avviato la sua casa discografica, tra le altre cose partecipai ancora alla soundtrack del film Honky Tonk Man dove duettai con lui. E’ un grande personaggio ed anche un ottimo amico!
Tra le tue attività c’è anche quella di autore di storie per bambini, come hai cominciato?
Ho iniziato a scrivere canzoni per bambini per mio figlio che ora ha 16 anni.
Avevo scritto una canzone sul suo primo anno di vita e la cantai durante uno show televisivo proprio il giorno del suo primo compleanno e piacque molto. Così ne scrissi un’altra e poi un’altra ancora ed infine le canzoni sono diventate racconti e libri per bambini. Mi piace molto e continuo a farlo.
Cosa rappresenta per te il momento del concerto?
Di tutte le cose di cui è fatto questo mestiere è la cosa che mi piace più fare e che vivo con più intensità. E’ la ragione finale di tutto il lavoro che si fa quando scrivi, incidi e produci…lo faccio per poi potermi esibire dal vivo e cantare le canzoni su cui ho lavorato ed ovviamente ricevere le reazioni del pubblico.
C’è un consiglio che ti senti di dare a qualche giovane aspirante cantante che sogna di fare questo mestiere?
Ce ne sarebbero molti ma il primo che mi viene in mente è quello di cominciare il prima possibile a frequentare questo ambiente per capirne i meccanismi e cominciare a capire come ci si può inserire. Io ho avuto la fortuna di entrare a contatto con il mondo della musica quando ero molto giovane al fianco di mio fratello e devo ringraziare per quel periodo che mi ha insegnato davvero molto.
C’è mai stato un momento nella tua carriera in cui hai pensato di mollare tutto e cosa ti ha aiutato a proseguire?
Credo 4 o 5 volte al giorno…a parte gli scherzi, proprio negli anni del grande successo qui a Nashville c’era tutta questa gente e questa atmosfera da grande star, la pressione, insomma una situazione che davvero non mi piaceva. Ne parlai anche con il mio manager di allora, volevo veramente lasciare tutto. Ma amo troppo questo mestiere ed il contatto con il pubblico e così eccomi ancora qui dopo tanti anni.
Parlami di un’altra tua iniziativa, l’annuale Frizzell Festival.
Siamo ormai alla settima edizione, l’autunno scorso lo abbiamo tenuto qui in Tennessee. Si tratta di un festival che organizzo in tributo alla figura di mio fratello Lefty. Abbiamo cominciato sei anni ed i primi ospiti furono, oltre a me e mio fratello Allen, Merle Haggard, John Anderson, Johnny Paycheck, e Ken Mellons efu un buon successo. Nel corso di questi anni molti artisti hanno fatto parte del nostro show, da Conie Smith a Bill Anderson, da Gene Watson a Ray Price.
L’anno scorso abbiamo organizzato l’evento in due giorni al Bill Monroe Park in Indiana con grandi artisti. E’ l’unico show che organizzo appositamente e totalmente per ricordare la figura di Lefty; sul palco abbiamo anche un grande schermo dove viene proiettato un film sulla vita di mio fratello dalla nascita alla morte del 1975.
Già, è incredibile la carriera che ha avuto e l’impronta che ha lasciato sulla musica country, hai mai pensato di scrivere un libro che parli di lui proprio attraverso le influenze che ha avuto su così tanti artisti fino ad oggi?
Sarebbe un bel progetto, ha ispirato così tanta gente sia direttamente che indirettamente.
Non so quanti hanno preso a modello il suo modo di cantare, artisti anche celebri come Gorge Jones, Randy Travis, Merle haggard o Keith Whitley, tutti questi sono stati influenzati da Lefty.
Una volta Gorge Jones mi disse che quando ottenne il suo primo contratto, gli suggerirono di smetterla di sforzarsi di assomigliare a Lefty Frizzell. La sua impostazione vocale ha davvero avuto una influenza grandiosa, credo anche superiore a quella di Hank Williams.
Chiudiamo con una domanda di rito, quali progetti hai per il futuro?
Spero che questo disco continui ad andare bene abbastanza da permettermi di produrne un altro magari tra un paio di anni. Intanto continuo a scrivere canzoni, voglio incidere canzoni scritte da me visto che posso farlo e quindi mi ci vuole del tempo. Intanto continuo a promuovere quest’ultimo con un po’ di concerti in giro per il paese, abbiamo un grande show con musicisti eccezionali!
Lavorerò ancora alla prossima edizione del festival e proseguirò sicuramente a scrivere libri per bambini.
Roberto Galbiati, fonte Country Store n. 61, 2002