Descrivere la carriera di Jeff Carson è un po’ come raccontare di un giro sulle montagne russe. Spesso nella vita artistica di un musicista si susseguono alti e bassi prima che il successo si consolidi tra il pubblico.
Anche per Jeff Carson è stato così, una lunga gavetta come autore, un disco d’esordio con due singoli in testa alle classifiche, un secondo album meno fortunato, un periodo di quasi anonimato con il nome di Jeff e le sue canzoni pressochè sparite dal circuito radiofonico e finalmente nel settembre del 2001 la rinascita grazie ad un nuovo album che lo ripropone alla attenzione di media e pubblico.
L’album d’esordio Jeff Carson è del 1995 e proietta questo ragazzone dell’Oklahoma nella mischia del music businness, un bel prodotto con canzoni di ottimo livello, due su tutte Not On Your Love e The Car fruttano a Carson anche qualche award.
Sembra essere l’inizio della storia di una nuova superstar della musica country ma come spesso accade, il secondo lavoro dell’artista Butterfly Kisses non replica il successo dell’esordio, anzi passa quasi del tutto inosservato.
La comunità musicale di Nashville sembra dimenticare il nome, volto e la musica di Jeff Carson.
L’album Real Life, sempre per la Curb Records, segna una nuova svolta per la vita artistica del cantante e autore. La title track è la vera artefice di questo nuovo inizio, primo singolo del disco, è una ballata dai toni riflessivi che si sviluppa attraverso tre momenti che cambiano la vita di un bambino, di un ragazzo e di un uomo.
Temi che toccano le corde giuste e che arrivano con diretta efficacia al cuore del pubblico che riporta Carson nelle radio americane con una pioggia di richieste per Real Life che in breve tempo entra nella top 10 e diventa il video più trasmesso da CMT.
Da questi riconoscimenti riparte dunque la carriera di Jeff Carson, pronto a tener conto delle esperienze del passato per tornare ad occupare un posto di riguardo nel panorama musicale country, quel posto che merita pienamente.
In un incontro presso gli uffici della Shipley Biddy Entertainment di Nashville, abbiamo parlato di questo e altro…
Cominciamo parlando della tua ultima fatica. L’album ‘Real Life’ ha rappresentato per te un nuovo inizio?
In un certo senso direi di sì, ho avuto una carriera fatta di alti e bassi. Il mio primo album Jeff Carson ebbe un grande successo grazie a canzoni come Not On Your Love e The Car che divennero dei singoli molto trasmessi dalle radio.
Poi è arrivato un periodo difficile in cui ero come sparito. Per questo ho sempre guardato al disco Real Life come ad una nuova chance per ripropormi al pubblico e per questo mi sento molto fortunato.
Quanto ti ci è voluto per mettere assieme le canzoni dell’album?
Si è trattato di un lavoro un po’ complesso, in realtà il disco era praticamente pronto già due anni prima della sua uscita ufficiale. Riascoltando però il lavoro finito, trovammo un paio di pezzi che non ci soddisfacevano così decidemmo di tornare in studio per valutare del materiale nuovo su cui lavorare. Ricordo che ci concentrammo su tre canzoni tra cui c’era anche Real Life. Al primo ascolto pensai subito che avrebbe potuto essere un buon singolo.
Quindi ti sei accorto subito delle potenzialità della canzone?
Mi sono accorto del forte effetto che aveva avuto su di me. Pensavo che fosse una canzone in grado di toccare il cuore delle persone, di suscitare emozioni, aveva una forza emotiva che poteva esplodere. In realtà non puoi mai immaginare quella che potrà essere la reazione del pubblico, puoi solo sperare che piaccia.
Come vivi oggi questo momento di ritrovato successo con le tue canzoni di nuovo trasmesse dalle radio?
Direi che riesco ad apprezzare molto di più tutte le cose che mi accadono. Quando ho fatto il mio esordio con quelle fortunate canzoni, tutto sembrava semplice, vivevo il successo come se fosse una cosa dovuta non mi rendevo conto cosa significasse avere dei singoli in vetta alle classifiche, non mi rendevo conto delle difficoltà di questo lavoro. Ora è diverso, vivo ogni cosa che accade con uno spirito diverso e sono molto più gratificato per i successi che sto ottenendo.
Ho letto che recentemente hai avuto l’occasione di esibirti alla Carnegie Hall, in che occasione e come hai vissuto quell’evento?
E’ stato un week end davvero emozionante. Dovevamo presentare un album intitolato Let’s Roll, i cui ricavati andranno ad una fondazione a favore delle vittime dell’11 settembre.
Esibirmi sul palco della Carnegie Hall in quel contesto, è stato eccezionale. Per me è stato un po’ come la mia prima apparizione alla Grand Ole Opry, non ero mai stato ad assistere ad uno spettacolo dell’Opry e la prima volta che vi ho messo piede è stato per salire sul palco a cantare una mia canzone. Così è stato per la Carnegie Hall, conoscevo la storia e la magia del posto ma non c’ero mai stato.
Anche Al Ryman sei ormai di casa visto che ci torni ogni anno per l’IFCO Concert.
Sì è vero ed è un altro posto magico in cui esibirsi, se solo si pensa ai grandissimi artisti che hanno calcato quel palco. Come hai detto tu ho l’occasione di esibirmi al concerto organizzato dall’IFCO, ma il ricordo più bello legato al Ryman riguarda una mia partecipazione alla Grand Ole Opry. Nei mesi invernali di solito gli spettacoli dell’Opry vengono trasferiti al Ryman e proprio una sera di due anni fa ho avuto il privilegio di far parte del cast. Credo sia stato uno dei momenti più belli della mia carriera, essere al Ryman per la Grand Ole Opry.
Come vivi il momento del concerto?
Beh è la fase del mio lavoro che preferisco. Mi piace lavorare in studio, arrangiare e registrare canzoni nuove ma il momento finale, quello per il quale fai tutto il resto è proprio quello del contatto diretto con il pubblico, sentire gli applausi, veder la gente che conosce e canta le tue canzoni, sono la parte migliore di questo lavoro.
A proposito del pubblico, che risposta hai avuto per questo tuo ultimo disco?
Molto buona, i singoli sono molto richiesti, il mio fan club ha avuto molte nuove iscrizioni proprio a seguito dell’uscita di Real Life, ricevo molte e-mail di ringraziamenti sul sito e anche molta gente che aveva perso mie notizie che mi ha riscoperto. Tengo molto al rapporto con il pubblico e mi preoccupo soprattutto di non deluderli.
Tu oltre che essere un interprete sei anche un apprezzato autore di canzoni, c’è una canzone di cui sei particolarmente orgoglioso?
Ce ne sono un paio in Real Life che ho scritto con altri artisti, Scars And All e Until We Fall Back In Love Again. Quest’ultima è sicuramente una delle canzoni di cui vado più fiero.
Anche la canzone che ho scritto per Kenny Rogers è stata una grande soddisfazione, in quel periodo non avevo nessun disco o singolo sul mercato ed il fatto che Rogers abbia voluto una mia canzone mi ha reso felice.
Come è nato quel pezzo e quella collaborazione?
Si intitola Until Forever’s Gone e l’ho scritta con Jim Weatherly. La incidemmo come demo, in casa con una tastiera di sottofondo e la voce. Qualcuno la portò a Kenny Rogers, gliela fece ascoltare ed a lui piacque così tanto che decise di inciderla quella sera stessa. Io non sapevo nemmeno che qualcuno la avesse fatta ascoltare a Kenny finchè non ascoltai l’incisione finale.
Come hai deciso di intraprendere una carriera musicale e chi ti ha influenzato di più?
La svolta è avvenuta ai tempi del college, andai ad assistere ad uno dei tanti spettacoli di varietà che c’erano in Arkansas, uno show in cui c’erano comici, ballerini e cantanti che interpretano canzoni vecchie e nuove. Fu allora che pensai seriamente di voler intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo.
Certo allora non avrei mai pensato di riuscire a farlo a questi livelli, con canzoni alla radio, concerti e pubblico che ti segue. Le mie influenze musicali furono le canzoni di artisti come Vern Gosdin, Merle Haggard e James Taylor, sono questi i nomi che mi vengono in mente.
Ti ricordi la prima volta che hai ascoltato una tua canzone alla radio?
Eccome se me lo ricordo. Era Not On Your Love e a proposito di questa canzone voglio raccontarti di un altro episodio legato alla radio. A quei tempi stavo facendo un tour promozionale con apparizioni in tutti i grandi magazzini Wal Mart del Texas. Mentre viaggiavamo la stazione radiofonica stava trasmettendo Not On Your Love, stanco di ascoltarmi cambiai frequenza cercando un’altra emittente. Una volta sintonizzata, mi accorsi che anche quella radio stava trasmettendo la mia canzone, fu una sensazione strana e ricordo che chiamai un po’ di gente dicendo loro che ero su due canali contemporaneamente.
Molti considerano la tua musica troppo pop, altri ti vedono come un tradizionalista, tu come ti consideri?
Credo che la mia musica sia sempre stata una miscela delle due cose, le mie canzoni sono state trasmesse da radio con programmazioni diverse. Non penso che il mio sound sia molto cambiato in questi anni, ci sono cose in questo ultimo disco che avrei visto bene anche nei primi.
Come giudichi invece la situazione generale della country music di oggi?
Mi sembra che la situazione sia sempre in evoluzione. Ad un certo punto qualcuno esce con qualcosa più pop o moderno e siccome ha un sound diverso fa successo. Poi tutti cominciano a imitare quelle sonorità finchè qualcuno propone qualcosa di più tradizionale che sembra diverso e via di seguito…Oggi come oggi mi sembra che ci sia un ritorno dei suoni classici e tradizionali.
Una delle canzoni che ha dato un segno alla tua carriera è ‘The Car’, ci puoi raccontare la storia di quel pezzo?
La canzone è stata scritta da Michael Spriggs e Gary Heyde. Stavo cercando canzoni per il mio primo disco, Gary era ed è un mio amico e mi diede il provino di quel pezzo, al momento non gli diedi molta importanza, lui era un amico e accettai il demo proprio per quello.
Tornai a casa e mi sedetti sul divano ad ascoltare il pezzo. Quando arrivai alla seconda strofa non potei trattenere le lacrime e mi misi a piangere, quando mia moglie entrò nella stanza e mi vide mi chiese cosa fosse accaduto di grave così le feci sentire la canzone e anche lei si commosse. Capii subito allora che quel pezzo mi avrebbe portato fortuna.
So che recentemente sei stato nominato portavoce della Slain Police Officers Association, di cosa si tratta?
Sono sempre stato un sostenitore e ammiratore del lavoro che gli uomini e le donne della polizia fanno per tutti noi, quando mi è stato chiesto di diventare portavoce di questa associazione nazionale, per me è stato un grande onore. Ho già partecipato a molte iniziative e cerimonie. Siamo stati anche a Ground Zero per onorare le vittime della tragedia dell’11 settembre, siamo partiti dal New Jersey con una carovana di auto della polizia provenienti da diversi stati e arrivati sul luogo abbiamo ricordato i caduti dell’attentato. Sono veramente onorato di far parte di tutto questo.
Quale è stato il momento più bello della tua carriera e che cosa ti senti di suggerire a chi voglia intraprendere questa carriera?
Se devo citarti un episodio del quale sono orgoglioso, mi viene in mente la vittoria del ACM Video Of The Year per The Car nel 1996, trovare spazio tra grandi artisti e poter ritirare un premio importante sul palco sono emozioni indimenticabili.
Per quanto riguarda i consigli, posso solo portare ad esempio quello che ho fatto io. Per prima cosa mi sono trasferito a Nashville, per me è stato importante propormi anche come autore, ho partecipato a moltissime serate per autori in ogni locale della città, ho cercato di farmi conoscere il più possibile, scambiato opinioni e punti di vista con altri artisti o addetti ai lavori, ho cercato di introdurmi in qualche compagnia di pubblicazioni.
Mi sono dato molto da fare ma ne è valsa la pena.
Roberto Galbiati, fonte Country Store n. 67, 2003