Star del Texas

Il Carousel Lounge è un piccolo ma pittoresco neighbourhood bar di East Austin frequentato normalmente da un pubblico di affezionati cinquantini: ciuffettoni, bobby socks, jeans con risvolto, guys and dolls dalle variegate acconciature ed emuli di Fonzie sono di casa tra i tavolini di fòrmica ancorati ai muri laterali, ognuno con il proprio mini juke box, l’angolo delle freccette, il flipper Best Rafters, il minibowling con foto degli avventori abituali, la cabina telefonica interna, il bancone ornato da scaffali porta-bottiglie (di birra) a forma di giostra da cui il nome del locale. Il motivo decorativo della giostra e del circo viene ripreso per tutto il locale: acrobati e animali in stile naif si rincorrono lungo i muri, busti di cavalli, elefanti e leoni si protendono alle spalle dei musicisti, dietro l’area palco e sulle teste degli avventori.

L’atmosfera è rilassata, i frequentatori sembrano conoscersi tutti. Non sembra proprio di essere in un club di culto eppure qui hanno tenuto scena a lungo gli High Noon, mitica rockabilly band che prima di sciogliersi per futili motivi ha girato il mondo e registrato anche un Live in Giappone. E’ qui che, dopo aver registrato una puntata dl Austin City Limits nei primi ‘80, gli Stray Cats improvvisarono una serata che ancora oggi ci si ricorda. Qui si esibiscono su base quasi regolare i Mad Cowboys ed i Tearjoint Troubadours, la versione country di Ted Roddy, ed anche il bluegrass trova sovente ospitalità.

Da tempo ormai la sera del giovedì è stabilmente di Jim Stringer e la sua Austin Music Band ma stasera, primo giovedì dell’anno sono attesi anche altri ospiti. Tipico esempio di musicista rilocato ad Austin da altre parti del Grande Paese, Jim arriva ad Austin nel 1994 da Lawrence, Kansas e si afferma velocemente con il trio rockabilly Git Gone proprio grazie all’appuntamento settimanale del Carousel. Al di fuori dei Git Gone, Jim si dedica a progetti più ambiziosi ed eclettici. E’ suo quello di Travis County Pickin’, un album di country-jazz strumentale pubblicato dalla Hightone nel 1997 che rivela la sua forte propensione per lo swing.

All’album partecipano molti dei giovani talenti locali: gli High Noon di Shawn Young, i Derailers, i Leroi Brothers, Karen Biller (ora con Cornell Hurd), nientepopodimeno che Lloyd Maines alla steel, Paul Skelton, Donald Lindley ed altri. Una gran bella carta da visita. Con i nuovi arrivati, il batterista Lee Potter ed il bassista Dave Wesselowski. Jim si avvia speditamente sulla strada dello swing e con l’aggiunta del pianista T Jarrod Bonta il suono della band guadagna in comple­tezza. Gli ultimi arrivati sono il chitarrista Boomer Norman, il sostituto bassista Carl Keesee ed il cantante Alan Barnet che si alterna con Jim alla parte di lead vocalist. Da quel momento le date per la band si moltiplicano ma il giovedì sera è quasi sempre dedicato ai Carousel.

L’orientamento prevalente è sempre più lo swing ma il repertorio spazia sulla musica d’autore e sul country, indietro fino agli anni ‘50. Un concerto della AM Band è un viaggio nella genuina musica americana d’autore: si riascoltano classici di Hank Snow (90 Miles Per Hour), di Lefty Frizzell, di Willie Nelson (All Of Me) e via via risalendo nel tempo, di Rodney Crowell, di Mel Tillis (No Love Have I). E poi ancora brani di Louis Jordan, Chuck Berry, Lynn Stewart, Artie Shaw. Qualche rivisitazione swamp (My Baby Left Me) introduce l’audience a due rock&roll di fila: Earthquake, cantato in scioltezza da Alan Barnet con supporto di coretti, I Wanna Be In Your Dreams, in stile vocale Elvis, con breaks alternati dei due chitarristi e di piano.

A condurre il gioco è Jim che si dedica a chitarra e steel ma è T Jarrod che dà peso e sostanza alla musica con il suo piano passando con energica disinvoltura dal sostegno ritmico, al fraseggi ai breaks solistici. Boomer Norman, capelloni a casco, occhiali, jeans dl una taglia più grandi, sulla destra del boss, attende il suo momento in ogni brano per sparare il suo picking ruvido e intrigante. I brani si susseguono stringati ed essenziali sulla falsariga del CD con frequenti digressioni su un repertorio razziato ovunque tra le colline del Tennessee e le rive del Rio Grande in un arco di tempo che compie almeno 60 anni. Il filtro di interpretazione della musica è quello personale della AM Band, la loro marca di twang e swing che diventa peculiarmente swang, come dal titolo del CD. Salutate dall’applauso dei presenti salgono sul palco le Casey Sisters. Le avevo già notate tra il pubblico per il look curioso: gonnona, calzettine bianche, pettinature modellate a bigodi stile Olivia. Inaspettatamente, almeno per me, si esibiscono in una frizzante I Wanna Be A Cowboy‘s Sweetheart sfoderando un invidiabile impasto vocale in duetto. In platea, entusiasmo alle stelle. Le Casey Sisters si riaccomodano timidamente al tavolino.

La sorpresa di metà concerto si chiama Roger Wallace, un nuovo protagonista della scena di Austin che, per qualche ragione, è già un culto in Italia. La serata ci confermerà che l’aspettativa è ben riposta ma colpisce, vedendolo da vicino, l’aria da ragazzino timido: faccia giovanissima che risalta senza il cappello, alto, capelli corti quasi a spazzola, camicia di jeans e scarpe da ginnastica. Un veloce cambio di assetto sul palco lascia posto a Lisa Pankratz batterista dei Troubadours di Ted Roddy e a Brad Fordham al basso. Jim Stringer mantiene la sua posizione. La prima cosa che si nota è la voce: calda, profonda, fa contrasto con il suo aspetto e ci ricorda quella del giovane Faron Young. Poi viene la musica: è una meravigliosa cascata di honky tonk music quella che Wallace ci rovescia addosso. Si parte con Ragged But Right e Crazy Love poi Stringer riprende lo spotlight per cantare Gone Gone Gone.

La successione dei brani è serrata: è la volta di First Train Readed South (Johnny Horton), Last Word In Lonesome (Roger Miller) e poi ancora una bella Get Rhythm, sul tempo della versione classica di Johnny Cash, con un bello scambio di battute tra chitarra elettrica, steel e chitarra acustica, e le più recenti Undo The Right di Wade Hayes, che rivela la grande dinamica vocale del nostro per la sequenza di toni alti e bassi su cui è costruita la canzone, e You’re The One della Carlene Carter. Tra uno swing ed uno shuffle, tra una cover e l’altra, i brani del suo primo CD di cui diremo più sotto. La piccola pista da ballo si popola di two-steppers che non se ne andranno più fino alla fine del concerto. Un’ora mi è bastata per capire che dopo le rivelazioni degli anni scorsi, Derailers e Dale Watson, quest’anno è proprio lui, Roger Wallace, per quanto ancora acerbo nel porgersi a un pubblico e malgrado la fortissima concorrenza, l’uomo dell’anno.

Fabrizio Salmoni, fonte Country Store n. 52, 2000

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