Crooked Still – Some Strange Country cover album

Some Strange Country è un disco funambolico che prende l’avvio dai suoni delle tradizionali string band, escludendo quasi totalmente la chitarra ed infondendo virtuosismo ed un tocco di musica classica. Il tutto si rivela molto contemporaneo, un qualcosa che viene molto difficile definire semplicemente bluegrass, o meglio ancora è difficile da definire e basta. Ma questa miscela piace: sempre alla ricerca e mutando parzialmente organico, i Crooked Still sono così arrivati al loro quarto disco.

A caratterizzare e qualificare la band è la voce polverosa e ‘un gradino più in alto’ della bionda e carina Aoife O’Donovan. Con lei il contrabbasso molto jazzato nelle mani di Corey DiMario, il banjo che pare arruffato (ma che risulta molto efficace) come i capelli di chi lo suona, Gregory Liszt, il violoncello dal suono ispirato ed avvolgente di Tristan Clarridge ed infine l’altra giovane ragazza, Brittany Haas, con il suo fiddle sempre all’inseguimento del cello.

Il giudizio non è totalmente positivo: li preferisco quando rileggono pezzi già noti o tradizionali, mentre quando sono alle prese con brani originali mi paiono un tantino ambiziosi. A volte ricordano i primi Nickel Creek (ma senza le personalità dei vari Thile e Watkins, chiaro), impressione confermata anche dal nome del produttore, quel Gary Paczosa che oramai è sinonimo di suoni moderni e ricercati.

Tra le cover risalta l’inattesa You Got The Silver, ricavata da un disco dei Rolling Stones del 1969, con gli archetti ed il banjo in evidenza a simulare la chitarra elettrica e con la voce di Aoife alla ricerca della rabbia giusta, nonché l’orecchiabile The Golden Vanity scritta dal troppo spesso dimenticato musicista di old-time Jody Stecher a metà degli anni ’70.

Un disco piacevole, ma conservo un migliore ricordo delle loro prove precedenti.

Signature Sounds 2029 (Bluegrass Progressivo, 2010)

Claudio Pella, fonte TLJ, 2010

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