Prendete un appassionato di bluegrass, ai limite del fanatismo; speditelo in Czeck Republic e, quasi senza soluzione di continuità, negli States alla ricerca delle sue origini musicali: avrete così ricavato una approssimativa impressione sulla mia scorsa estate. Il workshop estivo a Velke era un mio sogno da tre anni, e non è stato disatteso, viste l’intensità e la ricchezza dell’esperienza, ma non avrei mai osato sperare di concludere quella magica settimana con un biglietto per St. Louis in tasca.
Grazie all’amico Andrea Vitiello, già veterano, interprete e guida dell’esperienza cecoslovacca, mi sono infatti ritrovato coinvolto, quasi senza volerlo, in una ‘spedizione’ nel cuore dei territori bluegrass!!
Il viaggio di Andrea era già organizzato con Corrado (ottimo mandolinista da Cremona) e Simon (da Bordeaux, splendido liutaio ‘emergente’, nonché valente chitarrista). Vista l’importanza della posta in palio, ho corso il rischio di affrontare un viaggio impegnativo con compagni pressoché sconosciuti, e non me ne sono pentito. Dovendo riassumere in una parola, direi: “Ho visto le copertine dei dischi prendere forma sotto i miei occhi!”.
Infatti, dopo un paio di giorni di adattamento ai luoghi e di pseudo-turismo nella regione degli Ozark, ci siamo trovati coinvolti nella più magica delle esperienze per un bluegrass fan: un vero festival, con tanto di parking-lot sessions, torte di mele e conoscenza in prima persona con mille personaggi fino ad allora solo immaginati!
E’ stato così che abbiamo visto Tom Gray suonare il suo celebre assolo su Grand Father’s Clock, Jim e Jesse McReynolds duettare proprio come sul ‘doppio’ Bean Blossom, Indiana, e tanti altri. Dopo una session Don Day, gentilissimo organizzatore, ci chiede di suonare sul palco, l’indomani: quasi senza dirlo al Vitiello (gran fifone, notoriamente), accettiamo. La nostra breve performance, iniziata scherzosamente con O Sole Mio è apprezzata, e nei giorni successivi veniamo trattati quasi come dei veri musicisti, cosa che ci riempie di orgoglio.
E’ un attimo: ancora una session al chiaro di luna, davanti ad un camp-fire, una fugace love-story dell’incredibilmente intraprendente Vitiello ed il nostro Starvy Creek Bluegrass Festival a Conway, Missouri, è finito.
Ci restano mille incredibili sensazioni ed un invito a Knoxville, di lì a 15 giorni, da parte delle vulcaniche Wildwood Girls, conosciute ed apprezzate (non solo musicalmente) durante il festival.
Continuo a spedire in Italia cartoline con su scritto “I’m livin’ in a dream” e non è un’esagerazione: a Nashville, durante un concerto dei Sidemen allo Station Inn, vorrei spendere una cifra in ‘coins’ per condividere con tanti amici appassionati in Italia l’indimenticabile emozione di essere lì, a scambiare quattro chiacchiere con l’intera Nashville Bluegrass Band o con i gentilissimi figli di Del McCoury come farei al Black Cat di Torino con gli amici di sempre.
A Nashville l’ospitalità di Cathy Chiavola, del suo fiddler Randy Howard e di Butch Baldassari è calorosissima, seppure un po’ caotica. Tra una lezione di canto lirico ed un pranzo in un ristorante da veri mafiosi riusciamo comunque a far visita al Guru dei banjos, Mc Peak, da cui lascio il cuore.
La parte più incredibile dell’ospitalità di Cathy consiste nel farci avere una camera all’Holiday Inn di Owensboro, Kentucky, privilegio incalcolabile, visto che, in occasione dell’IBMA Fan Fest, era tutto esaurito da tempo.
L’incalcolabilità consiste anche nel fatto che questa concessione di camera è costata alla povera Kathy due notti in un letto matrimoniale con Randy, del quale da anni rifiuta le avances !!! Onestamente, non cambierei l’atmosfera rilassata e familiare di Conway con quella caotica e ‘business-oriented’ di Owensboro, anche se devo dire che è stato incredibile conoscere, vedere ed ascoltare, in concerto o jam-session, una tale quantità di musicisti famosi o famosissimi.
Con alle spalle una vera indigestione di bluegrass visto, sentito e vissuto, sfidiamo gli anatemi di Ferretti, spariamo ‘a manetta’ l’’ultimo’ dei Front Range sul mega stereo del nostro ‘Aereostar’ e facciamo vela su Knoxville, dove ci accingiamo a trascorrere la parte più romantica, coinvolgente e sentimentale della nostra vacanza: le Wildwood Girls ci ospitano nella loro ‘brand new’ home nel cuore delle Smokey Mountains.
Da qui ci muoviamo per una interessante gita a ‘Dollywood’ (sorta di Disneyland voluta e costruita in puro stile old-time da Dolly Parton) dove le ‘girls’ lavorano come bluegrass band ufficiale, e per una visita ad un incredibile collezionista-venditore di chitarre Martin, vintage e nuove.
Insomma, grazie a Corrado e Simon, che erano già stati negli States, ed avevano tutti questi preziosissimi agganci, i venti giorni a disposizione sono letteralmente volati, ed il momento di risalire sull’aereo è venuto più in fretta di come avrei previsto.
Al momento della partenza, salutato Simon, diretto a Parigi, è rimasto il gradito ‘fuori programma’ dell’ incontro con Kathy e Randy ad Amsterdam, dove si erano recati per alcune date in Europa.
Devo dire che lo spazio generosamente concessomi dalla redazione di Country Store si è rivelato incredibilmente ristretto per mettervi a conoscenza delle mille, entusiasmanti esperienze negli States… a proposito, sto già risparmiando per il prossimo giro….
Marco Giacomasso, fonte Country Store n. 26, 1994