Dave Gleason’s Wasted Days rappresentano i figli naturali del country-rock californiano, quello che faceva capo ai Flying Burrito Brothers prima di tutto e la fonte di ispirazione è talmente palese da risultare talvolta imbarazzante ed emozionante al tempo stesso (ascoltate Can’t Go Wrong dal CD di esordio e ditemi se il titolo Brass Buttons non vi evoca qualcosa).
L’originale country-rock californiano della fine anni ’60-inizio anni ’70 che aveva caratterizzato l’espressione dei FBB e prima ancora della International Submarine Band, dove Gram Parsons rappresentava il denominatore comune viene contaminato dal suono texano di personaggi quali Willie Nelson e Waylon Jennings e dal Bakersfield sound di Merle Haggard e Buck Owens, senza dimenticare riferimenti minori ai vari Eddie Hinton, Tony Joe White, Joe South, Gene Clark e Clarence White.
La band si costituisce ad Oakland nel 2001 ed il gruppo originale comprende Dave Stark (chitarra acustica, sax tenore e voci), John Kent (batteria) e Michael Therieau (basso, armonica e voce), entrambi provenienti dalla disciolta band di garage-rock della Bay Area chiamata The Loved Ones.
Altre precedenti esperienze dei vari membri del gruppo comprendono militanze nei vari Buckets e Panda And Mover.
Dopo un triennio di gavetta a suonare come house-band presso la Fillmore’s Poster Room Lounge, dividendo il palco con personaggi del calibro di Willie Nelson, Wilco, Sam Bush, Ryan Adams, Lucinda Williams e Buddy Guy, nell’Agosto del 2002 la band esordisce a livello discografico con Dave Gleason’s Wasted Days per l’indie Well Worn Records.
Il disco è estremamente stimolante, in quanto ripropone pari pari l’atmosfera country-rock del periodo d’oro della California, con l’aggiunta di tematiche che appartengono al movimento dell’outlaw-country texano.
L’approccio musicale dell’iniziale Don’t Turn Away è molto illuminante circa la direzione musicale del gruppo, la steel guitar di Joe Goldmark è reminiscente del lavoro del grande Sneaky Pete Kleinow all’interno dei Flying Burrito Brothers, ma è la voce di Dave Gleason a fugare gli eventuali ultimi dubbi rimasti: la reincarnazione dei mitici FBB con Gleason a ricoprire il ruolo che fu di Gram Parsons, figura ancora oggi elevata al rango di ‘cult’ per tanti musicisti che magari non erano neanche nati al momento della sua prematura morte.
Analogo discorso vale per Flowers Picked, con la struttura caratteristica che si appoggia alla steel guitar ed alla voce. Di Can’t Go Wrong abbiamo già detto, ma anche Serge Gains è un omaggio al sound californiano, questa volta più diretto ai Byrds ed al loro caratteristico suono chitarristico dato dalla Rickenbaker a dodici corde in mano a Roger McGuinn. L’intro di questo quarto brano lascia poco spazio agli equivoci relativi a quali possano essere le fonti di ispirazione della nostra band.
Shit Together vede la chitarra elettrica in primo piano, senza nulla togliere alla dolcezza del sound omogeneo che dilaga su tutto l’album, mentre l’a-solo centrale trasuda tutti gli umori della California più psichedelica e trasgressiva.
Soft Shoes si presenta come una morbida ballata acustica scritta a quattro mani da Gleason e da Michael Therieu, con evidenti venature country che la rendono davvero gradevole.
Funky String Quartet reca da subito il marchio indelebile del sound di Gram Parsons ed è una piacevolissima sorpresa verificare che si tratta proprio di un rarissimo inedito di Parsons, come ci conferma Sarah Baumann, la press agent del gruppo. La steel guitar la fa da padrone e la memoria fa un salto indietro nel tempo.
Another Man è ancora scritta in tandem e risulta parimenti coinvolgente, con quelle sonorità quasi ingenue che avevano caratterizzato la prima produzione dei FBB.
South Virginia Breakdown è uno strumentale a metà strada fra il country-rock ed il bluegrass, mentre Can’t Even Crawl si veste di sonorità tinte di blues, di atmosfere soffuse e quasi sospese, con la voce che fluttua, eterea ed impalpabile.
Sad Violins è lo stereotipo del Bakersfield country, ma il disco si chiude con un pezzo roccato e duro… quanto duro poteva essere il sound di cui stiamo parlando: Country Mile risente della stessa influenza rock a-la Rolling Stones che aveva caratterizzato la produzione dei FBB nel periodo della frequentazione fra Gram Parsons e Keith Richards.
Il disco non gode naturalmente di alcuna distribuzione aldilà del giro dei concerti della band ed è così che bisogna attendere un paio di anni – siamo nel 2004 – ed un passaggio pubblicitario su No Depression (la Bibbia dell’alt.country) per sapere che è uscito Midnight, California (Well Worn Records WWR0304).
Dave Stark non è più della partita, ma i tre superstiti mantengono in piedi o addirittura migliorano il sound che caratterizza questo come-back album.
Per l’occasione, ai nostri tre eroi si aggregano Joe Goldmark (pedal steeler con almeno un album al suo attivo da solista), David Immergluck (John Hiatt), Michael Montalto (Red Meat), Greg Loiacono (Mother Hips), Bart Davenport e Thom Moore.
Già il title-track, opera del leader della band, è una garanzia, con quel suo lavoro di chitarre-voce che chiarisce immediatamente le cose: country-rock californiano della prima ora e tanto amore per la musica che aveva caratterizzato gli early 70’s: “…you can’t live in California, ‘less you got some soul…”.
E’ sicuramente incoraggiante incontrare, pur nel 2004, brani come Pullin’ Up The Tracks (con la chitarra baritono in bella evidenza), The Only One (con le tonalità vocali che avevano caratterizzato le migliori interpretazioni di Gram Parsons), Listen To The Wind (decorata dal caratteristico jingle-jangle sound di Byrdsiana memoria), Some New Someone e Hardest Part (impossibili outtakes country di Sweetheart Of The Rodeo dei Byrds o di Grievous Angel del Parsons solista), Inspiration (con gli impasti vocali inconfondibili), The Winner (facilmente accostabile al riff di Day Tripper di Beatlesiana memoria, con un tocco di Buck Owens in più).
Non bisogna comunque dimenticare Downside Of Life, lo shuffle di I’m Still Crying, la grintosetta Backside of Love con tanto di armonica, per concludere con la metitativa How Am I Supposed To Live, influenzata da certe sonorità a-la Bee Gees (To Love Somebody) che avevano comunque contagiato anche i Flying Burrito Brothers.
Per farla breve, sarebbe ingiusto e profondamente sbagliato classificare Dave Gleason ed i suoi Wasted Days come una cover-band (almeno per quanto riguarda le sonorità) dei Flying Burrito Brothers & soci; piuttosto un combo attuale che si ispira direttamente a Gram Parsons ed ai Flying Burrito Brothers, figure fondamentali nello sviluppo di quel filone che, per primo, è riuscito a mettere d’accordo gli ‘integralisti’ della tradizione della musica popolare bianca (country) con gli innovatori iconoclasti del rock: lunga vita