C’è tutto il senso di una vita dentro a questo Declaration Day, un disco fatto di quotidiana poesia, di umile talento sopraffino, di speranza e di coerenza esemplare. La vita di David Essig, gran maestro del folk, americano con passaporto canadese e profondi legami con il nostro paese, o almeno la sua vita artistica, racchiusa nella delicata perfezione di Three Weeks Home, rifacimento di una precedente composizione, Two Weeks Home, che risale a vent’anni fa, e che oggi Essig aggiorna scorrendo gli ultimi vent’anni nelle ultime due strofe.
Ma anche nei quattro traditional, uno dei quali, Keep Your Lamp Trimmed…, già interpretato da Essig nel 1984, che rinnovano il legame di continuità, poetica e spirituale tra il suo universo artistico e la tradizione nordamericana, entrambi declinati tanto nel blues, quanto nel folk/country.
Legame ribadito ancor più nei brani originali, nel languido scivolare di un valzer, Your Mother Shoes, nel sommesso country di The Phone, perfetta cornice per un bozzetto di rassegnato amor domestico o nella epica apertura della title-track, favola moderna di redenzione e di speranza, dedicata a Dante Alighieri e ispirata da un viaggio ad Assisi.
Registrato in un paio di diverse session, Declaration Day vede per la metà dei brani il solo Essig impegnato in una molteplicità di chitarre, piano, viola e percussioni, accompagnato per l’altra metà solo da una piccola sezione ritmica. Quanto basta tuttavia, chè il talento di Essig, come strumentista e arrangiatore, è di gran lunga sufficiente perché Declaration Day suoni sonicamente perfetto, ricco di impalpabili tessiture dalla complessa semplicità, ponte poetico tra la tradizione folk nordamericana e la sua migliore moderna riattualizzazione.
Appaloosa (Celtic Folk, 2002)
Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 86, 2002
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