La scorsa estate, prima di un mediocre concerto dei Poco a Central Park (New York), ho assistito alla pulita esibizione di un geniale cantautore di cui nessuno conosceva il nome (non era neppure sui manifesti!). Dopo avere chiesto un po’ dappertutto ho saputo il nome del biondo chitarrista: David Mallett. Mallett è un giovane musicista del Maine, con circa quattro anni di carriera alle spalle: fino ad oggi ha pubblicato due dischi, grazie anche alle attenzioni di Paul Stookey (quello di Peter, Paul And Mary), ed è appunto del suo secondo album Pennsylvania Sunrise che mi accingo a parlare.
Lo stile di David è semplice e lineare, e richiama a grandi linee quello di Lightfoot, sia per il modo di comporre che per l’uso della voce, tra il cantato ed il raccontato. Le sue melodie sono facili ed i testi lineari ma il risultato è affascinante. Pennsylvania Sunrise, come pure l’album precedente, ha una sua struttura particolare: tutta costruita attorno a pochi accordi, ad una voce personale, con una strumentazione di contorno molto scarna. Semplici arpeggi di chitarra, un violino, un’armonica, una tastiera e pochi strumenti a corda fanno da corona allo stile pulito di questo figlio delle foreste.
Mallett canta dei suoi luoghi, dei boschi e dei campi, del Maine e della Pennsylvania, con il piglio tipico dello storyteller. Sentendo Pennsylvania Sunrise si respira aria pulita: ritorna quel classico stile folk tipico degli anni sessanta, ma con un tocco più attuale. Le canzoni sono tutte belle: da The Last Time I Saw Annie a Pennsylvania Sunrise, da Moon Upon The Left a Haying Song (con uno stupendo contrappunto di pennywhistle), da Ballad Of The Saint Anne’s Reel a Phil Brown. Gordon Lightfoot è inattivo da più di due anni, David Mallett è certamente il suo erede, ascoltatelo.
Neworld 090179 (Singer Songwriter, 1979)
Paolo Carù, fonte Mucchio Selvaggio n. 27, 1980
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