Parlare del vecchio amico Don Edwards è sempre un piacere per me. Prima di tutto per l’amicizia che ci lega, in seconda battuta perché Don è attualmente uno dei massimi esponenti della western music e delle cowboy songs. Il suo ultimo prodotto West Of Yesterday (Warner Western 46187 – 1996) è un vero e proprio capolavoro. Atmosfere ora delicate e soffuse, ora pimpanti e vivaci, supportate da un organico di musicisti che non potrebbe adattarsi meglio alla malinconica e grave voce del nostro minstrel of the range. Dodici brani equamente distribuiti fra classici di ieri e brani nuovi destinati a divenire standards in un prossimo futuro.
Su tutti il title-track, con il suo incidere lento e maestoso, mentre Don canta del suo eroe Tom Mix e del suo fido pony di nome Tony; l’onnipresente Rich O’Brien ricama all’acustica solista e Tom Morrell si fa sentire alla slide resonator guitar ed alla steel. Se questo brano presto assorgerà allo status di classico della nuova tradizione western, anche gli altri episodi non sfigurano certamente: il medley Bad Half Hour / Annie Laurie ci riporta alle meditazioni forzate di un cowboy al seguito della mandria in trasferimento, con un tappeto sonoro eccellente, grazie all’acustica di Don ed al mandolino di Rich O’Brien.
Rose Of Old Pawnee è opera misconosciuta del grande compositore Fred Rose, qui riportata a nuovo splendore grazie ad un arrangiamento impreziosito dalla tromba di Dave Alexander, dalla steel del grande Tom Morrell e dalle armonie vocali di Dennis Wilson e di Curtis Mr. Harmony Young. Assolutamente da brivido è poi la versione di Run Along Little Dogies che Don ci regala di seguito. Uno yodel lugubre ed inquietante sfocia in una versione eccellente di una delle più classiche cowboy songs, anche se l’esecuzione in questione si rifà sia alla versione originale inglese sia alla trasposizione americana della stessa. Jim I Wore A Tie Today è l’accorato commiato di un gruppo di cowboys all’amico che è giunto al termine della sua pista terrena. L’inedita The Freedom Song a firma di uno dei nostri eroi, Andy Wilkinson, ci fa pensare a quanti gioielli mai registrati riempiono i cassetti di tanti dei nostri personaggi preferiti.
Marty Robbins viene ricordato con la malinconica At The End Of A Long, Lonely Day e la versione che Don ci regala è decisamente carica di tutta la riconoscenza che egli prova per uno dei maestri indiscussi del genere western. Ancora un brano a firma Cindy Walker per Blue Bonnet Lane e siamo in campo western-swing (con un titolo così non poteva essere diversamente). Sobria versione con i blasonati Tim e Molly O’Brien (non sono parenti di Rich) alle harmony vocals, mentre Tom Morrell dei Bar-7 Cowboys non risparmia la sua steel. In chiusura di CD troviamo una simpaticissima versione di Texas Plains, il classico di Stuart Hamblen. Don Edwards è in grande spolvero vocale e non si smentisce nell’intervento yodel. Altrettanto fanno i musicisti, ciascuno per le proprie competenze: veri e propri professionisti è la prima definizione che viene in mente. Il contenuto dell’album non è tutto qui, ma il resto lo lasciamo scoprire a voi, il disco è comunque eccellente e si conquisterà di certo un posto fra i vostri preferiti del 1996. Trattandosi di un prodotto distribuito dalla major Warner Brothers non dovreste faticare a reperirlo.
So già che il nome di Candee Land non vi dirà assolutamente niente, (come del resto è successo a me quando ho aperto la busta che l’amico Frank Wilson della BSW Records mi ha gentilmente fatto pervenire poco tempo fa) ma il contenuto di questo CD, originariamente pubblicato su vinile nel 1988, merita davvero di essere riscoperto per il valore artistico del suo contenuto musicale, almeno per coloro che amano il binomio Texas shuffle-honky tonk. Dieci brani per questo Music Of Candee Land (BSW CD61489) che non fanno certo mistero della loro origine Texana: l’iniziale Strength Of My Weakness parte con il fiddle di Gene Elder, richiestissimo session man del giro del migliore country targato Lone Star State e prosegue con la steel guitar del luminare Tom Brumley (erroneamente riportato come Brumly nel booklet), fido gregario di Buck Owens nei suoi Buckaroos.
Stessa musica (mi si perdoni il pessimo gioco di parole) per la seguente proposta Same Ole Me: ancora shuffle a go-go e profumo di Texas. Cowboy risulta invece una ballata pianistica eseguita con mestiere da Candee, ben supportata dalla band al completo. Saltiamo al singolo che, a suo tempo, pilotò l’uscita dell’album: Dark Side Of The Dance Floor. Un classico brano da ballroom affollata di cowboys, ideale per strascicare la suola dei propri Tony Lama boots su una ottimale hardwood dance floor. La nostra dissertazione si ferma qui, ma non abbiamo svelato che una parte (piccola) di quanto si nasconde dietro la fotografia della cover, che ritrae Candee, vestita di tutto punto, immersa in una piscina. Come al solito lasciamo scoprire a voi il resto (del CD, cosa avevate capito…).
Una proposta che proviene dall‘Oklahoma, ma il sound della band in questione è talmente texano che entra di diritto nella nostra rubrica. I Great Divide vengono da Stillwater, Oklahoma, ma il CD di esordio l’hanno registrato in quel di Lubbock TX e si sono fatti aiutare da alcuni dei migliori session men di Austin, leggi Lloyd Maines alla chitarra steel, dobro, acustica e percussioni, Gene Eiders al fiddle, Kenny Maines all‘armonica ed alle background vocals, per concludere in bellezza con uno dei nostri preferiti, Gary P. Nunn, che si autocelebra in Alive & Well. Goin’ For Broke (Broken Records BRK-0001) del 1994 (e allora?) è un signor dischetto, che piacerà moltissimo a coloro che hanno apprezzato i lavori della Lost Gonzo Band e dei vari Gary P. Nunn, Larry Joe Taylor, Tommy Alverson, Michael Thomas Riley e via dicendo. Guarda caso, tutti questi solisti hanno in comune l’etichetta/distribuzione a cura della Campfire Records, intraprendente indie di San Antonio, TX.
Michael R. McClure, Kelley Green ed i fratelli Scotte e J. J. Lester esordiscono dunque con un prodotto degnissimo del nostro interesse di aficionados del suono texano. Punti di forza dell’album risultano l’iniziale e rilassata/rilassante Rather Have Nothin’ con le percussioni molto… jamaicane, Shoot The Moon, roccata e grintosa, Eighteen Again, decisamente up-tempo, Cowboy From L.A., sognante e vocalmente eccellente, per concludere (le segnalazioni) con un brano che sembra uscito pari pari dal repertorio di Gary P. Nunn, quella Alive & Well di cui dicevamo prima.
Dino Della Casa, fonte Country Store n. 36, 1997