Deep in the heart of Texas

Parlando di arte, ogni tanto succede di essere attratti da un particolare che ci colpisce aldilà di ogni razionale giustificazione e in alcuni casi, ci porta a spalancare orizzonti che altrimenti ci sarebbero stati preclusi. Parafrasare la famosissima song My Heroes Have Always Been Cowboys (scritta da Sharon Vaughn ed incisa dal grande Willie Nelson sia da solo – soundtrack de The Electric Horseman – che in coppia con l’immancabile Waylon Jennings nell’imperdibile Waylon & Willie) e ribaltarne il significato con My Heroes Have Always KILLED Cowboys è una trovata di marketing degna del migliore marpione sul mercato ed è per questo grande gioco di parole che abbiamo potuto conoscere Geronimo Trevino III.

Di origini indiano-messicane (con un nome così…), il nostro nasce nel Texas meridionale e cresce nella zona di San Antonio, ascoltando Merle Haggard, George Jones e Ray Price nei bar ed honky-tonks dove ora suona come main-act.
Una grande amicizia e reciproca collaborazione con il grande Hank Cochran lo porta ad incidere tre albums come solista fino al 1995, quando nasce questo My Heroes… per la Half Breed Records, distribuita dalla Campfire Records. Geronimo Trevino III è stato palesemente influenzato dalla ‘vecchia guardia’ della country-music texana ed ha sempre rifiutato di seguire il trend del new-country, oggi proposto dall’establishment di Nashville in modo quasi monopolistico. Ma fino a quando esisteranno le ‘indies’ e personaggi come Geronimo, il gene del country alternativo resterà vivo ed attivo.
In attesa di un articolo completo su di lui, andiamo ad approfondire l’esame del CD che già abbiamo fra le mani. Le danze si aprono con una cover di tutto rispetto di una vecchia song di Willie Nelson (vai, Geronimo) intitolata I Never Cared For You, che Willie aveva proposto live nel suo Live Country Music Concert – At Panther Hall In Fort Worth, Texas nel 1966.

Nota di costume: la cover del CD raffigurante il viso del famoso capo tribù omonimo del nostro è stata riportata su T-shirt e lo stesso Willie si è fatto ritrarre con questa maglietta nel corso di un suo concerto ad Atlantic City, a conferma del fatto che il titolo del disco non deve essere inteso in senso provocatorio. Roy Husky Jr. al basso, Buddy Emmons alla steel e Mickey Raphael – della band dello stesso Willie – all’armonica creano un ottimo supporto alla corposa voce del nostro che ci regala una valida interpretazione di questo misconosciuto gioiello del vecchio outlaw. Train Back To Texas (grande song e grande titolo!) è composta da un trio che comprende il primogenito di Willie, quel William (Billy) Hugh Nelson Jr. tragicamente suicidatosi la vigilia di Natale del 1991. Il brano non è inedito, in quanto già Waylon e Willie l’avevano incluso nel loro CD intitolato Clean Shirt ed uscito nel 1991. Oklahoma Wind è un’altra grande cover di un brano a firma Billy Joe Shaver, dall’omonimo album del lontano 1982.

Le songs scivolano morbide, mai sdolcinate, con sprazzi elettrici che punteggiano i contrappunti del chitarrista John Willis. It Goes Without Saying ci riporta alle sonorità tipicamente country, con un rilassato tre quarti sorretto dalla chitarra ritmica acustica dello stesso Geronimo, dal basso dell’ex-Flying Burrito Brothers (!) Chris Ethridge e dal fiddle di David Russell che duetta con la steel di Jim Vest, secondo i canoni più tradizionali di un sound a noi molto caro. You’re Playing Hard To Forget è il primo brano del CD che vede il binomio compositivo Geronimo/Hank Cochran ed il risultante è quanto meno estremamente incoraggiante. Wrongside Of Laredo ricorda le atmosfere messicaneggianti tipiche della border music e Geronimo sfodera una personalità confidenziale e ricca di ottimi spunti vocali. Half Of Me, composta da Geronimo e Warren Wimberly Jr. come la precedente, è molto più intima e viene leggermente penalizzata dall’arrangiamento troppo elaborato.
Ad un brano intitolato Honky Tonk Texas U.S.A. è almeno obbligatorio fare tanto di cappello (…da cowboy, naturalmente). Scritta da Geronimo e dal veterano della Texas scene Rick Peoples, è un grintoso inno al ‘Texas way of life’ ed un grande titolo per un programma radiofonico che avrei sempre desiderato condurre (mi sentite, là fuori?). Ancora Hank Cochran, questa volta in collaborazione con Billy Don Burns (the best kept secret in the West), firma un’altra grande honky-tonk song nella migliore vena Texas shuffle: Buy Myself A Honky-tonk. Grande spolvero di fiddle e steel guitar per un pezzo che sembra fatto apposta per le grandi ball-rooms del Blue Bonnet State.

In chiusura di CD troviamo un rispettoso tributo agli Indiani americani in Before You Think You’re An Indian, composta da Geronimo, insieme al veterano Hank Cochran ed a David Reese. Più meditativo ed introspettivo, come l’argomento richiede, il brano ripercorre la ‘Pista delle Lacrime’. La denominazione originale di ‘Trail Of Tears’ era stata coniata per indicare il percorso che la nazione Cherokee aveva compiuto nel trasferimento forzato dal nativo Oklahoma alle riserve della Florida, dove la malaria e le febbri ne avevano decimato la popolazione. In questo caso la definizione si adatta a tutto il popolo Indiano, in un ideale abbraccio etnico che lo accomuna di fronte allo strapotere dell’uomo bianco. Uno spunto di riflessione storica, mentre ci apprestiamo a ripartire dall’inizio con l’ascolto di questo eccellente CD. In tutta onestà: non mi era mai capitato di scrivere “BRAVO GERONIMO

Ben più noto da noi risulta invece Jimmie Dale Gilmore che marca il 1996 come uscita del suo Braver Newer World (Elektra 61836). Prodotto da T.Bone Burnett, ci presenta un Gilmore molto lontano dal sognante balladeer country-oriented delle precedenti produzioni. Atmosfere rarefatte accoppiate alla voce, nasale e particolarissima, che ha sempre caratterizzato tutte le sue interpretazioni fin dai tempi lontani dei Flatlanders, mitica band texana dei primi anni ’70, che annoverava fra le proprie file personaggi quali Butch Hancock e Joe Ely, del quale Gilmore qui ripropone Because Of The Wind. Segnaliamo volentieri l’ariosa ballata Borderland, scritta a quattro mani con David Hammond, la decisa Headed For A Fall, ed il country blues Black Snake Moan scritto da Blind Lemon Jefferson.
Fra gli ospiti illustri è giusto ricordare Jim Keltner, Greg Leisz, Jerry Scheff e Stephen Bruton. Di questo disco, T Bone Burnett dice: “Volevo realizzare un vero disco del West Texas, dove fosse possibile vedere l’orizzonte tutto attorno per miglia e miglia…”. La nostra fantasia ci suggerisce una base musicale completamente diversa da quella offerta dal CD in oggetto. Questione di opinioni. Tutto sommato non ci sentiamo di condannare inappellabilmente questa nuova prova di Jimmie Dale Gilmore, ma continuiamo a preferire il suo lavoro inserito in un’ottica/acustica decisamente più vicina ai territori esplorati fino ad oggi, in compagnia di una chitarra acustica ed un paio di stivali polverosi.

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 37, 1997

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