Delaware Water Gap - From The Rivers Of Babylon To The Land Of Jazz cover album

Contemporaneamente all’uscita di una delle più belle incisioni otm di questi ultimi tempi, ovvero le registrazioni sul campo curate da Art Rosenbaum ed inserite nel Kicking Mule 204 The Old-Time Banjo In America, l’etichetta di Stefan Grossman e soci tenta di nuovo la fortuna con la musica per string band pubblicando questo disco della Delaware Water Gap.
Il gruppo, alla sua seconda prova, presenta la seguente formazione: David Brody (fiddle e viola), Robert Carlin (contrabbasso e chitarra), Alan Podber (chitarra, mandolino, contrabbasso e armonica a bocca) e Henry Sapoznik (banjo e chitarra). Il repertorio è quanto di più eterogeneo si possa immaginare per una band di otm-revival, sempre comunque con un occhio ben attento ai modelli originali e con l’altro ammiccando ai gruppi confratelli: i Red Clay Ramblers (definiti da qualche critico d’oltreoceano certamente in vena di scherzi, “la migliore string band oggi in circolazione”), il Booger Hole Revival, la Arm & Hammer String Band et similia.

I brani spaziano dai fiddle tunes tradizionali nord americani (Liza Jane, Sally Ann) e scoto-irlandesi (Christmas In The Morning / Sonny’s Mazurka), alla contra-dance della Nuova Inghilterra (Swinging On A Gate), alle minstrel-songs (Razor In The Air, Kiss Me Quick), allo swing o al western-swing (l’m Gonna Sit Right Down And Write Myself A Letter, Hi-flyer Stomp) e financo al primitivo reggae farcito di calypso (By The River Of Sue Babylon). L’album per questa ragione risulta assai variegato e non rischierebbe quindi di cadere nella monotonia se i Delaware Water Gap fossero dei musicisti ineccepibili.
Purtroppo, ad un provato ascoltatore (che conosce cioè gli originali), il suono della band appare poco amalgamato, impreciso o scontato laddove scivola in una pedissequa imitazione di motivi degli anni venti e trenta. A parte le pesanti manipolazioni, Take Me To The Land Of Jazz, per esempio, si può gustare con molto più entusiasmo nella versione del 1929 dei North Georgians, in cui al frizzante fiddle di Lowe Stokes è affiancato l’eccezionale Hoke Rice, un pioniere della chitarra in flat-picking, che per nostra sfortuna finì col disertare in pratica gli studi d’incisione essendo stato etichettato come troppo progressivo dagli addetti ai lavori del suo tempo.

Kiss Me Quick e Hi-flyer Stomp qui hanno solo l’ombra della vivacità e della spontaneità caratteristiche; vivacità e spontaneità sono reperibili al contrario negli album County 514 (Georgia Yellow Hammers, session del 18 ottobre 1928) e String 801 (The Hi-Flyers, 1937) rispettivamente. La band riesce senza dubbio meglio, e sembra molto più a suo agio, quando si cimenta in elaborazioni personali, condotte dal fiddle o dal banjo, di strumentali quali Crazy Creek e Swinging On A Gate o di melodie popolari come Blue Skies (in arrangiamento swing), dove si notano una ricerca ed un apporto individuali ed una certa qual determinazione e convinzione (Sapoznik e Carlin, entrambi discreti banjoisti, sono tra l’altro presenti nello scolastico Kicking Mule 209 Melodic Clawhammer Banjo). È questa dunque la vera faccia del gruppo. Da ricordare infine le brevi ma intelligenti note di copertina degli stessi DWG.

Kicking Mule KM-205 (Old Time Music, 1980)

Pierangelo Valenti, fonte Mucchio Selvaggio n. 35, 1980

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