Due parole introduttive a questa poco meno che mastodontica ‘discografia di base’. Riallacciandomi alle giuste premesse scritte da Gianni Cunich alla sua discografia anglo-scoto-irlandese voglio ricordare che una discografia di base, pur essendo senza ombra di dubbio estremamente utile per chi si accosta per la prima volta ad un genere musicale a lui nuovo, o per chi desidera acquistare fin dall’inizio dischi considerati dalla maggioranza ‘imperdibili’ senza rischiare troppo, viene da alcuni interpretata come una sorta di ‘Verbo’ lasciato cadere dall’alto su pupi da educare. Be’, non voglio negare che in alcuni casi le apparenze possono indurre ad una considerazione di questo genere, ma chi, come il Vs. Aff.mo, è passato attraverso le dure prove degli acquisti mal fatti (leggi: discacci infami pagati salati), delle ricerche affannose di album fondamentali e così via sà quanto un suggerimento modesto, anche se inevitabilmente influenzato dai gusti personali di chi scrive, può instradare nuovi accoliti sulla retta via, ovunque questa via possa in seguito condurre.
Un’altra ‘critica’ colta al volo da conoscenti che avevano appena letto la discografia di Cunich è stata più o meno di questo stampo: “Belìn (vivace quanto comune esclamazione genovese, N.d.A.), dice che sono fondamentali, ma sono anche 50! E chi ci riesce a comprarli tutti subito?!?”.
Ecco, non è che presentare 50 dischi significhi avvertire il lettore che sarà considerato mentecatto se non spenderà subito il seicentomila necessario all’acquisto: una discografia è una guida all’acquisto iniziale, niente di più, come dire “vedi di prendere un disco di Bill Monroe o dei Country Gentlemen prima del peggiore album degli Humber River Valley Boys (o come accidenti si chiamano), anche se questo costa 5.000 lire e quello di Monroe 12.500: la qualità conta più del risparmio”.
E dopo queste parole di saggezza passiamo ai dischi, che elenco in ordine di autore e, in questo ambito, secondo una approssimativa cronologia.
Ho anche tenuto conto del criterio di ‘facile reperibilità’ dei dischi in Italia o, per posta, dagli USA, escludendo tristemente in questo modo album bellissimi, ma che, purtroppo, sono fuori stampa da tempo, ed escludendo album reperibili solo attraverso aste (a prezzi cari assassinati) o vendite limitate.
Va da sé che accetterò di buon grado suggerimenti, critiche e saggi orientamenti per future integrazioni di questa discografia.
Bill Monroe & His Blue Grass Boys:
-Original Bluegrass Recordings, Vol.1 e 2, County 104 e 105: incisioni dei primissimi anni del ‘nuovo’ stile di Monroe, dal 1945 al ’49, con grandi quali Lester Flatt, Earl Scruggs, Chubby Wise, Mac Wiseman. La selezione è equilibrata nei due album, e le note di copertina sono estremamente istruttive.
-The Original Bluegrass Band, Rounder Special Series SS-06: con Flatt, Scruggs, Wise e Watts, la band che ha ‘creato’ il suono del bluegrass; assolutamente imperdibile.
-The High Lonesome Sound, MCA 110: registrazioni degli anni ’50, con ottimi sidemen, buon esempio del ‘periodo di mezzo’ di Monroe.
-Bluegrass Time, MCA 116: dagli anni ’60, grintosissimi ‘cuts’ con Peter Rowan, Bill Keith, Richard Greene ed altri musicisti ‘urbani’.
-Master of Bluegrass, MCA 5214: l’ultimo album di Monroe, interamente strumentale; suono più delicato e raffinato, e atmosfera più intima; la grinta di Monroe, però, c’è ancora tutta.
-Bean Blossom: 7th Annual Brown County Jamboree, MCA 2-8002: album doppio, con molti altri gruppi di valore oltre ai Blue Grass Boys: Jimmy Martin (v.), Jim & Jesse (v.), James Monroe, Lester Flatt & The Nashville Grass.
Lester Flatt & Earl Scruggs:
-Lester Flatt, Earl Scruggs & The Foggy Mountain Boys, Vol.1 e 2, Collectors Classics CC-LP 9 e 10: riedizione delle famose incisioni Mercury, dai primi anni di attività della band. I due album sono equilibrati per selezione, e ritengo siano ambedue imperdibili.
-The Golden Era, Rounder Special Series SS-05, The Golden Years, County CCS 101, e Don’t Get Above Your Raisin’ , Rounder Special Series SS-08: riedizioni di incisioni Columbia degli anni ’50, periodo fondamentale per Flatt & Scruggs. Diversi i sidemen, tutti di notevole levatura.
-Blue Ridge Cabin Home, CBS P 14370: le migliori registrazioni della band alla fine degli anni ’50, in formazione stabile questa volta, con Paul Warren, Josh Graves, Curly Stechler e Jake Tullock. Buona l’incisione, per un suono raffinato e grintoso.
-Foggy Mountain Banjo, Columbia LE 10043: per molti anni la ‘Bibbia’ degli aspiranti banjoisti; un album tutto strumentale in cui il virtuosismo dei Foggy Mt. Boys e di Scruggs in particolare è in piena luce.
-Live at Carnegie Hall, Columbia CS 8848: ottima registrazione dal vivo, anche se da un periodo (1962) non più particolarmente felice per la band.
The Stanley Brothers:
-Their Original Recordings, Melodeon MLP 7322: le prime incisioni dei giovani fratelli Stanley; rudimentali dal lato tecnico ma di notevole interesse storico musicale.
-The Columbia Sessions 1949-50, Rounder Special Series 09 e 10, Vol.1 e 2: il suono degli Stanley Brothers si è ormai definito e personalizzato; i due album contengono alcuni dei pezzi più famosi (e in seguito riproposti da innumerevoli altre band) del gruppo.
-The Stanley Brothers, King 615: a mio personalissimo parere l’album più rappresentativo della band, imperdibile.
-Recorded Live, Rebel 1487 e 1495, Vol. 1 e 2: registrazioni un po’ di fortuna sul piano tecnico, ma decisamente infuocate come esecuzione.
-The Stanley Brothers Of Virginia, Vo1. 1-4, County 738, 739, 753, 754: la scelta fra questi quattro gioielli è ardua: a voi la responsabilità, peraltro del tutto scevra di rischi.
Ralph Stanley:
-A Man And His Music, Rebel 1530: dopo la morte del fratello Carter, Ralph ha continuato, e continua ancora, a produrre album di notevole valore. In questo, in particolare, è possibile trovare l’anima più tradizionale dell’uomo, quella, forse, più vera.
Don Reno & Red Smiley:
-20 Bluegrass Originals, Gusto GD 5025, 16 Greatest Hits, Starday SD 3001: in due album un panorama abbastanza completo dello stile vocale e strumentale di un duo ‘storico’ e dei loro ottimi sidemen. Don Reno si conferma caposcuola personalissimo ad ogni ascolto del suo inconfondibile banjo.
The Osborne Brothers:
-The Osborne Brothers & Red Allen, Rounder Special Series SS-03: incisioni degli anni ’50, alcune decisamente bluegrass, altre in vena più country. Fondamentale.
-The Osborne Brothers, Rounder Special Series SS-04: da un periodo decisamente country, incisioni con pedal steel, basso elettrico e batteria; interessante per comprendere lo sviluppo di gran parte della country music e del bluegrass.
-The Bluegrass Collection, CMH 9011: album doppio, antesignano dei Bluegrass Album, ma con suono un po’ troppo sovraccarico stile Nashville, anche se comunque bluegrass. Il Gibson Granada di Sonny e la voce di Bobby giustificano da soli l’acquisto dell’album. La scelta dei pezzi è in un certo senso un “tutto ciò che dovete sapere” del bluegrass.
Jim & Jesse:
-Radio Shows, Old Dominion 498-10: buona collezione del periodo d’oro del gruppo, pezzi poco noti ma pregevoli, con la classica formazione dei Virginia Boys.
-The Jim & Jesse Story, CMH 9022: registrazioni da periodi vari, tutte in vena bluegrass, con sidemen diversi e di livello elevato. In questo album (come nel precedente) c’è scarsa traccia della country music un po’ honky-tonk che caratterizza gran parte della produzione del duo.
Jimmy Martin:
-Good’n’ Country, MCA 81: album degli anni ’50, con musicisti come J.D. Crowe, Paul Williams e Vernon Derrick. Tipico suono grintoso e trascinante. Purtroppo in molti dei dischi di Martin (ma non in questo) la presenza di canzoni cosiddette ‘novelty’, ossia umoristiche forse nelle intenzioni, ma penose da ascoltare, rende rischioso l’acquisto.
-This World Is Not My Home, MCA 96: album gospel, con bei cori stile Martin: lead, tenor e high baritone. Anche qui sidemen notevoli, e fortunatamente, trattandosi di gospel, niente ‘novelty tunes’.
Country Gentlemen:
-Country Songs, Old And New, Folkways 2409: con Charlie Waller, John Duffey, Eddie Adcock e Jim Cox. Ancora un po’ impersonale come suono, ma bello.
-Going Back To The Blue Ridge Mountains, Folkways FTS 31031: album live, con Duffey, Adcock e Gray.
–The Award Winning C. G., Rebel SLP 1506: dall’inizio degli anni ’70 con Waller suonano Bill Emerson, Doyle Lawson e Bill Yates: per molti questi sono i Country Gentlemen. Ottima scelta di pezzi e stile personalissimo.
-Calling My Children Home, Rebel SLP 1575: gospel album, uno dei migliori che abbia mai ascoltato. La versatilità delle voci dei quattro è in piena luce, in una scelta di pezzi equilibrata per atmosfera e stile.
-Country Gentlemen, 25th Anniversary, Rebel 2201: una splendida collezione che copre quasi l’intera vita del gruppo, con brani inediti.
J.D. Crowe:
-Bluegrass Holiday, Rebel 1598: uno dei primi album di quello che potrebbe essere definito il ‘revival del bluegrass tradizionale’, datato 1968. Con Crowe sono Doyle Lawson, Red Allen e Bobby Slone.
-J.D. Crowe & The New South, Rounder 0044: uno degli album più significativi nella storia del bluegrass, con una band storica (Tony Rice, Ricky Skaggs, Bobby Slone, Jerry Douglas). Bluegrass tradizionale alla Crowe e pezzi country in versione bluegrass. Imperdibile.
-My Home Ain’t In The Hall Of Fame, Rounder 0103: country-bluegrass con pedal steel, basso elettrico e batteria. Ascolto piacevole, anche se la scelta stilistica è stata molto discussa. Valgono qui però le stesse considerazioni fatte per gli Osborne Bros, nel Rounder SS-04.
J.D. Crowe, Tony Rice, Doyle Lawson, Bobby Hicks, Todd Phillips:
-The Bluegrass Album,Vol. 1 e 2, Rounder 0140 e 0164: i nomi garantiscono per l’altissima qualità di questi due album, collezioni di brani tradizionali del repertorio più o meno noto di Flatt & Scruggs, Bill Monroe e Stanley Brothers. A mio parere imperdibili. Il Vol. 3 è di prossima uscita…
Seldom Scene:
-Old Train, Rebel 1536: uno dei migliori album del gruppo, annata 1976, con vari collaboratori fra cui Ricky Skaggs e Linda Ronstadt. I tre album precedenti (Act 1, 2, 3, Rebel 1511, 1520 e 1528) sono altrettanto consigliati, ma molti danno un piccolo vantaggio a Old Train.
-Live At The Cellar Door, Rebel 1547-8: una buona immagine, per quanto assai limitativa, dell’incredibile gruppo che sono i Scene sul palco. Uno dei live più imperdibili.
-After Midnight, Sugar Hill SH-3721: i Seldom Scene di oggi , con Phil Rosenthal al posto di John Starling. Sound countreggiante ma non troppo, sempre raffinato e ancora più evoluto.
Kentucky Colonels:
-Living In The Past, Briar 0798: incisioni dei primi anni di questa band storica, tecnicamente poco curate ma pregevoli sotto gli altri punti di vista.
-The Kentucky Colonels 1965-67, Rounder 0070: anche qui incisioni non proprio ottime, ma è sufficiente la chitarra di Clarence White a far dimenticare suoni distorti o strumenti poco udibili.
Dillards:
-Back Porch Bluegrass, Elektra 7232: album storico di un gruppo fondamentale; repertorio un po’ troppo influenzato dal folk-revival degli anni ’60 ma ben giocato e di ottimo gusto. Il suono è personalizzato, e lo stile di banjo di Doug Dillard può fare scuola ancora oggi.
-Live! Almost!, Elektra 7265: gustosissimo album live, divertente e vivace, inciso (paradossalmente) meglio del precedente in studio.
Country Gazette:
-Don’t Give Up Your Day Job, United Artists LA 090-F: l’album forse più noto di uno dei gruppi forse più noti in Italia. Il suono è quello personalissimo dei primi anni della Country Gazette, e l’intervento di Clarence White, Herb Pedersen e altri ospiti non può che giovare al risultato finale.
-Live, Transatlantic 291: buona rappresentazione della Gazette di un periodo intermedio, con Byron Berline e Alan Munde in evidenza.
-American And Clean, Flying Fish 253: la Gazette di oggi, con il tipico suono dalle mille influenze. L’album può essere discutibile sotto alcuni aspetti, ma è una buona rappresentazione del gruppo nella sua fase attuale, ed è in ogni caso ottimo dal lato tecnico.
Joe Val:
-Bound To Ride. Rounder 0109: buon album, da cui la grinta dei New England Bluegrass Boys emerge in pieno. La voce unica di Val è sostenuta da uno dei migliori insieme di accompagnatori che il gruppo abbia mai avuto, fra cui un solidissimo Paul Silvius al banjo.
Muleskinner:
-Muleskinner, Ridge Runner 0016: questo album rientra con enorme fatica nella definizione di bluegrassr ma è a mio parere imperdibile, segnando una tappa fondamentale nell’evoluzione in senso sperimentale di questo genere. Grisman, Keith, Rowan, White, Greene ci offrono una scelta variegata di pezzi, tutti da gustare e da meditare.
The Bluegrass Cardinals:
-Welcome To Virginia, Rounder 0097: uno dei migliori album di questo gruppo, noto soprattutto per gli splendidi cori e per il suono pieno degli strumenti.
Buck White:
–Buck White And The Down Home Folks, County 735: se volete sapere cosa possono fare le voci femminili nel bluegrass questo è l’album per voi; le sorelle White ci offrono cori perfetti, e il mandolino di papà Buck ti lascia con un sorriso beato ad ogni nota. Fra i sidemen Kenny Baker e Jack Hicks contribuiscono ad un suono notevolmente personale e delicato.
Grisman, Pedersen, Gill, Buchanan & Gordy:
-Here Today, Rounder 0169: potrebbe essere definito il ‘Bluegrass Album Vol. III’, se non fosse che questo già ha visto la luce ad opera dei soliti amici; questo album segna il ritorno di David Grisman al bluegrass tradizionale. Imperdibile.
Artisti Vari:
-Bluegrass, RCA NL 45107: collezione da periodi diversi, con Bill Monroe, Lester Flatt, Jimmy Martin & The Osborne Brothers e i Lonesome Pine Fiddlers. Molti i pezzi ora rari, essendo pubblicati solo su questo album. Imperdibile.
Silvio Ferretti, fonte Hi, Folks! n. 3, 1983