Ogni album di Doc Watson è ormai un evento per ogni appassionato ma questo Riding The Midnight Train è stato particolarmente atteso e coccolato. Per due motivi: primo, è l’ultimo disco inciso da Merle Watson, prematuramente scomparso pochi giorni dopo aver terminato il lavoro; secondo, il cast dei musicisti è veramente di prim’ordine poiché schiera un autentico ‘all star team’ di giovani fenomeni: Mark 0’Connor al fiddle, Bela Fleck al banjo, Sam Bush al mandolino e Alan O’Bryant, chitarra e tenor vocal.Dietro, o davanti a loro, il ‘Doc’, T. Michael Coleman e il compianto e spesso ingiustamente sottovalutato Merle.
La musica dell’album è bluegrass puro, curato nei dettagli e suonato con grinta, proprio come va tanto di moda oggi.L’ottima incisione evidenzia le bellissime timbriche di strumenti che in mano a personaggi di così grande talento trasmettono vibrazioni intense anche all’ascoltatore più distratto.
Chi conosce bene ed ama Doc Watson coglierà alcune stranezze. Ad esempio, la sua voce, solitamente passionale e inequivocabilmente appalachiana, è qui più ripulita e curata e in un certo senso, non è la voce che ci aspetteremmo in un gruppo di bluegrass. Eppure, i duetti con Alan O’Bryant (attualmente, per molti, la miglior voce tenore nel bluegrass) sono tra le cose più belle e affascinanti del disco, a conferma della relatività di ogni giudizio E poi la sua chitarra, con un tono così diverso dal solito, o forse solo meno in evidenza, tutta tesa a sottolineare la determinazione e la fantasia degli straordinari accompagnatori. Ma l’album, nel complesso, è incisivo, spontaneo e assai piacevole.
Tra i brani migliori segnaliamo il pezzo d’apertura I’m Going Back To The Old Home e, sempre nel lato A, l’ottimo Riding The Midnight Train, con un efficace intervento di ‘clawhammer -banjo’ ad opera di Merle, entrambi tratti dal repertorio degli Stanley Bros. Sul lato B, i preferiti sono il tradizionale Midnight On The Stormy Deep, il gospel Let The Church Roll On (della Carter Family) e il veloce Sweet Heavens When I Die.
Per tutti coloro che hanno un debole per il bluegrass o per Doc Watson il disco è decisamente consigliato.
Sugar Hill SH 3752 (Bluegrass Tradizionale, 1986)
Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 20, 1986
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