Emmylou Harris – Blue Kentucky Girl cover album

Lo scenario in cui si colloca questo “Blue Kentucky Girl”, nuovo album di Emmylou Harris non è cambiato. La cantante ha infatti ormai acquisito una dimensione nazionale (parliamo degli States, s’intende) ed internazionale definita, un’immagine dai contorni molto precisi. Sa cosa vuole, ormai conosce il suo pubblico, è intelligente e ben guidata, gode dell’appoggio incondizionato della casa discografica.

Eccola oggi affascinante country girl con capelli sciolti, gonna lunga di velluto, stivali di pelle chiara adornati di fiori, una chitarra acustica di legno scuro con una rosa rossa sulla cassa, alle sue spalle una scena da saloon tipica da film western. È sorridente, elegante, carina e ci propone un album che pur non aggiungendo niente di nuovo al suo personaggio, è destinato a piacere.

La sua musica è quella che conosciamo, buona, convincente, sicura, ben interpretata, ancor meglio arrangiata (la Hot Band è un gruppo assai valido), insomma piacevole. I brani, dal momento che lei pare abbia definitivamente rinunciato a comporre, sono scelti naturalmente tra i più importanti e significativi della country music, e coprono trenta anni di storia del genere portando le firme autorevoli di Willie Nelson, Dallas Frazier, Charles Justice e Shoji Tabuchi, Gram Parsons e Bob Buchanan, Doc Pomus e Mort Shuman, Jean Ritchie, Leon Payne, Charlie ed Ira Louvin, Johnny Mullins, Rodney Crowell: vecchia e nuova aristocrazia.

Blue Kentucky Girl, il disco

“Blue Kentucky Girl” è un disco perfetto, senza sbavature, che non fa una grinza. Che ci riesce persino più familiare del precedente perché ci rendiamo conto che c’è ancora in lei una buona dose di genuinità, nonostante la popolarità, la fama, la ricchezza, la sicurezza. Emmylou poi non ha ancora dimenticato Gran Parsons del quale ha voluto incidere qui un altro brano, forse il suo più famoso, Hickory Wind di byrdiana memoria, cantandolo proprio con il profondo dell’anima. Eppure il suo cliché sta rischiando di diventare stantio…

Nemmeno i temi del suo repertorio musicale variano, Emmylou canta delusioni amorose, legami eterni, lontananze (fa eccezione Hickory Wind appunto).

Tra i brani incisi molto belli sono Sorrow In The Wind (di Jean Ritchie), acustica, due chitarre, altrettanti violini, splendido coro e Roug And Rocky di Justice e Tabuchi, che ricordiamo nella eccellente versione di Roadmaster di Gene Clark attribuita a Flatt e Scruggs, qui più veloce e con un interessante lavoro di fisarmonica.

Gli altri brani si pongono più o meno sullo stesso livello; di questi vale la pena di segnalare Sister’s Coming Home di Willie Nelson, il famosissimo pezzo di Pomus e Shuman Save The Last Dance For Me con un delizioso solo centrale di pianoforte, Every Time You Live di Charlie ed Ira Louvin, con Ricky Skaggs come harmony vocals a ricordare i duetti con Parsons, Even The Cowgirl Get The Blues di Crowell, che pare rientrato nell’Hot Band e che qui si mette in mostra con Albert Lee alla chitarra, presenti Linda Ronstadt e Dolly Parton e perciò proveniente probabilmente dalle fallite sessions dell’annunciato album a tre. Una conferma dunque per la Harris, ma senza clamore.

Warner Brothers 56627 (Traditional Country, 1979)

Raffaele Galli, fonte Mucchio Selvaggio n, 20, 1979

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