Ci ho pensato su un bel pó, prima di decidermi a recensire questo CD di una delle cantanti da me più amate, ma poi ho deciso di farlo per una sola ragione: evitare che il nome, la facile reperibilità e le recensioni positive (su riviste come Jam e simili) vi facessero pensare di trovarvi davanti ad un nuovo Luxury Liner o At The Ryman.
Quello che abbiamo, molto dolorosamente, è il primo (e spero anche l’ultimo) prodotto di una Emmylou Harris ‘nuova’, a cui il termine ‘country’ non riesce a restare addosso in alcun modo. Avrei dovuto capirlo dalla scritta ‘Produced by Daniel Lanois’: il signore in questione sarà anche un dio di produttore, non lo nego, per U2, Robbie Robertson e altri, e sicuramente ha inciso anni fa un CD proprio in cui c’era qualche suono country (nel senso più Louisianesco del termine), ma credetemi, dei ‘suoni’ country non ha la minima idea.
Dico tutto ciò a mente fredda e serena, ricordandomi che nell’universo country sono stati inclusi, e spesso, artisti che forse avrebbero dovuto essere considerati ‘pop’ in quanto a suoni, voci, strutture di canzoni etc etc etc: nomi come i Restless Heart, ad esempio, dovrebbero fare riflettere, avendo costoro in diverse occasioni ramazzato riconoscimenti dalle varie CMA e associazioni simili (‘Best vocal group’ etc) pur dichiarandosi poco amanti del genere country. Ecco, confrontare i Restless Heart con la Harris di Wrecking Ball sarebbe un pó come confrontare Hank Williams con K.D. Lang, o meglio Merle Haggard con il Neil Young del periodo stravolto alla Kraftwerk!
I suoni di Wrecking Ball: voce del tutto ‘indietro’, e con una voce come quella di Emmylou già questo è un crimine, batteria che sovrasta tutto, chitarre che andrebbero bene per i Kiss, echi da confusione totale. Le melodie: non si capisce un c…zo, dato il mix, ma quello che si capisce è inesistente, inconsistente e facile da dimenticare (come in effetti accade dopo pochi minuti).
I musicisti: magari sono buoni, anzi lo sono sicuramente, e partecipano anche Steve Earle, Richard Bennett (ma perché Emmylou non se l’è tenuto come produttore?), Neil Young (vabbe’…) e Lucinda Williams, ma è arduo distinguerli nel casino Lanoisesco.
Sto forse picchiando troppo: un paio di canzoni (ma non ricordo quali) hanno buone melodie, ma occorre saperle estrapolare dal contesto di un suono che country non è, né, spero, sarà mai. Tale Ermanno Labianca, sulle pagine di Jam, definisce Wrecking Ball un “album di tradizioni consegnate al futuro”: dovrebbe intanto dirci dove sono le tradizioni, a parte la voce (qui irriconoscibile) della Harris, e da parte mia spero che il futuro respinga al mittente queste tradizioni. Nella stessa recensione si fanno ipotesi sul significato del titolo: aggiungo la mia dicendo che si sono forse dimenticati una ‘esse’. Wrecking Balls avrebbe significato in pieno ciò che l’album [mi] provoca: ‘rompere le balle’!
Grapevine GRACD-102 (Country Pop, 1995)
Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 31, 1996
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