Bella scoperta questi Flatirons da Portland: un band che, al suo esordio, aiuta a consolidare la fama della piccola label di Chicago come la più valida alternativa, in questo genere, allo strapotere della Bloodshot. Una band guidata dalla brava Wendy Pate, una novella Patsy Cline, che, con voce angelica, regala emozioni per tutta la durata del disco. Come molti altri gruppi che hanno intrapreso la via della riscoperta delle radici, i Flatirons, pur restando legati alla tradizione, la rendono moderna e accettabile anche per chi, oggi, è abituato ad ascoltare tutt’altri suoni.
Le cover di I. Tuner e O. Osbourne che infiammano i loro concerti, sono l’esempio più palpabile di quanto questi ragazzi non si ‘tappino’ le orecchie solamente con i padri del country e del bluegrass. Una strumentazione tradizionale, basata principalmente sui classici strumenti a corda, chitarra, basso, mandolino, banjo, supportata da una bella batteria pestata, sono gli ingredienti precipui di una ricetta che, sebbene già servitaci da molti prima di loro, i Flatirons riescono comunque a rendere davvero appetibile.
E’ proprio la voce di Wendy, una voce che ha già molti estimatori visto anche il successo che il gruppo ha riscosso all’ultimo showcase al ‘North by Northwest’, che rende la band degna di note; la ragazza, senza mai strafare come sono oggi abituate molte cantanti del gentil sesso, riesce ad imprimere la giusta carica alle sfumature più aggressive del disco e, al tempo stesso, ad addolcire in modo toccante i brani più tranquilli. L’altra nota di merito va sicuramente ai pezzi che, lontani dai soliti stilemi che, in qualche modo affliggono questi nuovi revivalisti, si fanno notare per melodie vincenti e diversi refrain che, in un mondo tanto tradizionale quanto, purtroppo fermo e ‘stantio’, potrebbero fare la fortuna di qualche DJ illuminato.
Checkered Past CPR 13 (Alternative Country, 1999)
Paolo Liborio, fonte Out Of Time n. 31, 1999