Fred James – 100 Years Of The Blues cover album

Vive a Nashville, ma è uno dei più apprezzati musicisti blues in circolazione. Curioso destino il suo, autore costretto ad essere interprete, Fred James firma il suo capolavoro, 100 Years Of The Blues, proprio mentre scioglie i suoi Freddie & The Screamers, con i quali ha registrato diversi albums dalla fine degli anni ’80, per dedicarsi alla produzione.
Se Roy Rogers può essere considerato responsabile della seconda giovinezza di John Lee Hooker, ascoltate cosa è riuscito a fare Mr. James con Homesick James in Sweet Home Tennessee e nel recentissimo Juanita. Oltre a questo ha prodotto Sam Lay, Frank Frost, Greg ‘Fingers’ Taylor, Clifford Curry, Billy C. Farlow, Marion James ed ha scoperto e lanciato l’astro nascente Max Johns.
Non meno degna di credito la sua produzione fuori dal blues, David Olney, Tommy Tutone, Tim Krekel, gli Smashers per non parlare della moglie Mary-Ann Brandon, cantautrice emergente nell’ambito blues che ha già scritto canzoni per Johnny Winter, Koko Taylor e Katie Webster.

100 Years Of The Blues è la sua opera più articolata e sentita, l’immagine del James songwriter blues piuttosto che il front-man del trio che si muove tra la musica del diavolo e le ‘tentazioni’ rock.
Multistrumentista di grande levatura in questo album suona, oltre alle chitarre di ogni genere, organo Hammond, basso e percussioni, e si conferma uno dei migliori autori blues in circolazione.
Già dal primo approccio con 100 Years Of The Blues non ci si stupisce del perché performers della quotazione di Johnny Winter, Tinsley Ellis, Kinsey Report, la Webster, Koko Taylor, Son Seals, Lonnie Brooks, abbiano registrato sue canzoni. Hanno veramente fascino e presa diretta e se, ascoltando questo compact, penserete di aver già sentito alcuni di questi motivi, non scordatevi che sono sue e non è l’ennesimo bianco che interpreta covers di artisti neri.
Detto questo parliamo un secondo di quello che è sicuramente uno dei migliori chitarristi blues in circolazione e, assaporando brani come It’s A Dirty Job, Lightnin’ e Hot Damn, sembra incredibile come questo chitarrista, capace come pochi di unire tecnica a fantasia, di lasciare il segno con poche note grazie ad uno stile lineare ed incisivo, non abbia ancora raccolto quello che altri, meno dotati di lui, sono riusciti ad ottenere.
Con l’ausilio di Jay Spell (Canned Heat, Bluesbreakers), piano, Mike Henderson, armonica, Jim Hoke (NRBQ), sax, Jeff Davis (Amazing Rhyhm Aces) e Bob Kommersmith, basso, Sam Lay, Chucky Buke e Waldo Latowsky, batteria, Fred James, nel suo primo solo-album, non solo riesce a mediare Chicago-blues e Texas-sound, ma si permette un’opera di ben più ampia sintesi.

Come dice il titolo di questo CD, che prende nome da un lungo brano che narra l’evoluzione di questa musica con toni sentiti e drammatici, James ripercorre anche la storia del blues rivisitandolo dalle sue forme rurali e più arcaiche sino alle contaminazioni più vicine al r&b, di cui è un grande appassionato e conoscitore.
Accanto a brani più tipici del suo repertorio, dove ha modo di esaltare le sue doti di chitarrista virtuoso e molto ‘Winteriano’, possiamo ascoltare così una nuova cover della maestosa e toccante blues-ballad Full Moon On Main Street, l’old-time blues e giocosa Automobile con Mike Henderson all’armonica e Spell al piano a dialogare in bravura con James alla Stratocaster.
Di grande effetto anche i brani dove Fred James usa il dobro resonator, come 100 Year Of The Blues e The Danger Zone, che acquistano un particolarissimo e sentito feeling.
Se siete stanchi di chitarristi blues sempre uguali, con poca originalità e fantasia, provate ad ascoltare Mr. James. Pur essendo nato a San Antonio, Texas, non è l’ennesimo ibrido di Texas e Chicago-blues ed egli deve amare troppo questa musica ed i suoi derivati per limitarsi ad una semplice operazione di sintesi. Vuole creare dando continuità alla tradizione, che dire di più a questo bianco se non augurare… “Cent’anni di questo blues!”.

Appaloosa AP CD 105 (Blues, 1994)

Luigi Busato, fonte Out Of Time n. 7, 1994

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