I Front Hump Camels sono un sestetto ferrarese che celebra con forza il più classico rock di marca sudista, un suono ampiamente rodato che nelle loro mani si colora di toni sferzanti grazie a chitarre elettriche di grande impatto (Alessandro Zecchi ed Emanuele Sicolo), una sezione ritmica solidissima (Michele Cacciari e Marco Galasso, rispettivamente a basso e batteria, con Davide Galasso alle percussioni) e un cantante come Luca Bettoli bravo a guidare un repertorio originale e interessante.
Merito della riuscita di South Side è anche da ascrivere alla produzione di Enrico Cipollini, altro ferrarese doc che contribuisce a dare quella profondità di suono, quell’intensità e quella varietà inserendo via via fiati, cori e le sue doti strumentali ineccepibili a dobro, piano elettrico e hammond.
South Side, titolo quanto mai esemplificativo della volontà di immergersi in quel colorato ‘melting pot’ che non può che rimandare a nomi come Lynyrd Skynyrd e Outlaws per limitarsi a due nomi di riferimento, è un prodotto attraente fin dall’aspetto grafico, curato come le migliori produzioni internazionali, ma che non si limita ad un contenitore piacevole ma che fa della sostanza la qualità che sorregge queste nove canzoni.
L’impatto chitarristico dell’iniziale Dark Side Of The Street colpisce per forza in uno dei momenti più aggressivi che ci porta direttamente nella sognata Georgia, mettendo al centro un suono ‘heavy’ e volutamente grezzo al quale si aggiungono le tonalità (hard) blues di Down In My Motel in una prima parte decisamente impetuosa.
Hey Hey ha il compito di smorzare i toni dopo tanta veemenza e lo fa con stile ed espressività in un’altra interessante performance vocale di Luca Bettoli, sempre e comunque credibile in un ruolo che spesso è il tallone d’Achille delle nostre band per pronuncia ed efficacia.
My Mama Told Me è nuovamente imbevuta di suoni sudisti, con il sax di Andrea Poltronieri ad aggiungere quel tocco piccante ad un brano già intrigante per sviluppo e passione, Into The Mist si veste di abiti classicamente rock dando sfogo a passioni motociclistiche che ben si abbinano ai temi, aprendo la strada ad una Holy Dreamcatcher che fa emergere legami con i nativi, per simbologie e un andamento che non rinnega il rock ma che lo riveste di nuovi significati.
La cristallina bellezza acustica di The Place Where I Belong con l’armonica di Gabriele Guidetti è un altro momento da rimarcare per i suoi rimandi a certe cose della Allman Brothers Band e per un sagace arrangiamento dove si incontrano strumenti acustici ed elettrici, Ready For Saturday Night avvicina ancora i Front Hump Camels ai Lynyrd Skynyrd senza copiare gli originali e arricchendo il brano con una corposa sezione fiati (la Big Solidal Band Horns) e la title-track congeda l’ascoltatore con un altro piccolo gioiellino acustico che unisce i due delta, quello nativo del Po e quello giustamente mitizzato del Mississippi.
Disco che comunque cresce ascolto dopo ascolto e conferma la bontà di una proposta intrigante.
Autoprodotto (Blues Rock, Roots Rock, 2023)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2025