A fronte del rinnovato interesse per l’armonica, l’etichetta del pesce volante ha pensato bene di orientare le proprie scelte in quella direzione, mettendo a segno un altro colpo da novanta. All’esordio americano di Mark Hummel, segue la terza prova del texano Gary Primich.
Musicista dalla spiccata personalità, fin dai tempi dei Mannish Boy si è distinto per un approccio strumentale assai originale. La voce, definita dalla critica il suo tallone d’Achille, anche se non eccelsa e piacevole e Primich, cosciente dei propri limiti ha il gran pregio di evitare forzature contro natura. Questo Travelin’ Mood, per bellezza ricorda il lavoro fatto da James Harman con Two Sides Two Every Story. La similitudine sta nel modo di affrontare il materiale proposto, facendo opera di svecchiamento e dando nuova veste alle riproposizioni.
Quattordici i pezzi passati in rassegna con l’aiuto di un manipolo di fidati musicisti, fra i quali spicca la presenza del chitarrista Shorty Lenoir. Divertente Ding Dong Daddy con introduzione telefonica dell’autore Jerry McCain. Piacevole l’accostamento alle atmosfere jazzate di Knock Me A Kiss e Caravan cavallo di battaglia di ellingtoniana memoria.
Affascinanti i richiami notturni di School Of Hard Knock. Fra le elettriche Shake The Boogie, Triple Trouble, Wild Cat Tamer e The Poodle Bites non tarderete a scoprire Beer Drinkin’ Woman e She Was A Dreamer, due perle acustiche dove viene chiamata in causa la National resophonic guitar di Steve James.
In quel di Austin, Gary ‘Indiana’ Primich è l’unico in grado di aspirare al trono sul quale siede da tempo Kim Wilson.
John Juke Logan è pronto a scommetterci: “Travelin’ Mood convertirà alla causa migliaia di nuovi ascoltatori”.
Flying Fish CD FF 70635 (Blues, 1994)
Fabrizio Berti, fonte Out Of Time n. 6, 1994