E’ una storia quantomeno curiosa quella artistica ed umana di Gerry Spehar, cantautore nato a Grand Junction, Colorado. Affascinato dalle speranze di libertà germogliate negli anni sessanta, Gerry ha percorso le strade americane e quelle europee del dopo sessantotto nelle vesti di ‘busker’ per poi tornare negli States riunendosi con il fratello George in un duo che per breve tempo fece da apertura nel circuito dei clubs a gente come John Fahey, Townes Van Zandt, Ian & Silvia Tyson e Boz Scaggs, ottenendo un buon successo con un brano come Georgetown, ripreso da Bill & Bonnie Hearne con le armonie vocali di Nanci Griffith.
Ben presto l’incontro con Susan Nancy Miller, sua futura partner nella vita come negli aspetti più artistici e la nascita di due figlie, fece propendere George Spehar verso una vita più ‘sicura’ e regolare, interrompendo anche se non del tutto una carriera musicale che ora, a distanza di trent’anni, riemerge grazie ad un lavoro di grande qualità in cui classiche sonorità anni settanta ce lo ripropongono come talento purtroppo poco considerato.
I Hold Gravity rimanda a quella schiera di cantautori che riuscirono a miscelare le tonalità country-folk a certe sonorità sudiste con cenni di blues e soul e il primo nome che mi viene in mente è quello del compianto Jesse Winchester. Dieci momenti compongono questo ritorno di Gerry Spehar, dieci canzoni scelte tra le innumerevoli composizioni firmate durante gli anni in cui la musica non era la sua priorità di vita ma quell’amore sotto pelle che non poteva essere soffocato o ignorato. Dietro c’è una eccellente band indipendente californiana, I See Hawks In L.A. e ottimi musicisti dell’area nashvilliana come il polistrumentista Tommy Jordan, il tastierista Chris Tuttle e la bravissima fiddler Gabe Witcher.
Da segnalare l’apertura di Dirt, tra le cose dallo spirito più rock, Muleshoe Mules in cui la country music ha inflessioni quasi cajun, la melodiosa title-track, la più vicina allo spirito di Jesse Winchester, Be Nemanic e Mr. & Mrs. Jones decisamente ‘southern’, How To Get To Heaven From LA suadente melodia country che ricorda certo John Stewart, la texana God Lubbock e, splendida, Into The Mystic, casualmente con lo stesso titolo di un classico di Van Morrison.
Autoprodotto (Country Folk, Singer Songwriter, 2017)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2017
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