Nei primi due era Billy Horton (della coppia Horton Brothers, beniamini dei fan di rockabilly e vintage stuff Made in Austin) poi, in Dev’lish Mary Matt Weiner, oggi il contrabbassista si chiama Jack Erwin. Sembrerà inusuale aprire segnalando il cambio nome di un bassista, ma in questo caso si parla del 33,3% periodico di una formazione, un trio. Quindi è importante. Come lo è la loro scelta di rimanere fedeli a questa formula.
Ancora una volta, e siamo al quarto lavoro in cinque anni, la ricetta è la stessa, ‘semplice’ ma efficace: fiddle, chitarra hollow body, contrabbasso (con l’aggiunta straordinaria e sporadica di un pianoforte).
Pur se consistente, la presenza di pezzi originali nei vecchi cd era ben lontana dal rappresentare la caratteristica della band. Questo è uno degli aspetti che contribuisce a rendere Ghost Train l’album della maturità per gli Hot Club.
Su 12, esclusa la fiddle tune Cherokee Shuffle e la zingaresca Fuli Tschai (dal repertorio di Reinhardt), solo tre brani portano altra firma se non quelle di Elana e Whit. Inutile sottolineare che anche gli originali ripropongono lo stile, sonorità e atmosfera retro del buon vecchio swing (a volte western, a volte no) degli anni ’30-’40.
Certo, la predisposizione ad apprezzare cosucce così ricercate e originali aiuta, ciò non esclude però che il disco, infilato nel lettore al momento giusto, non possa soddisfare, o almeno interessare, anche il pubblico meno disponibile verso musiche d’altri posti e d’altri tempi.
Che dire, in conclusione? Che i limiti della proposta determinano la sua originalità. Buone voci, bravi strumentisti, ma un repertorio selezionatissimo e una ridotta varietà di suoni. Bello come i precedenti, forse di più, se però si sentisse un clarinetto, un rullante spazzolato, un accordeon, una steel fare capolino di tanto in tanto…
Hightone HCD8147 (Western Swing, Swing Acustico, 2002)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 65, 2002
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