I dieci migliori dischi country degli anni ’90 secondo Emanuele Tilli.
TRACY BYRD, I’m From The Country (1998)
Una delle migliori partenze per iniziare a conoscere questo grintoso texano è sicuramente I’m From The Country datato 1998. Anche se non è stato uno dei suoi album più azzeccati in fatto di vendite, lo è sicuramente per la qualità di tutte le canzoni che contiene. Troviamo soprattutto brani veloci e grintosi come Old One Better o I Still Love The Night Life. Non mancano però i medi dal ritmo un pò più blando, ma non per questo meno interessanti, o le lente ballate ricche di sentimento come On Again Of Again. Al di là del giudizio singolo di ogni canzone, considero questo album ottimo sotto ogni punto di vista e forse il migliore di un Tracy Byrd troppe volte sottovalutato.
DAVID BALL, Thinkin’ Problem (1994)
Correva l’anno 1994 quando il fortunato singolo Thinkin’ Problem era il tormentone estivo delle emittenti radio americane. Esso è contenuto in uno splendido album che è un classico esempio di moderno Texas honky tonk. Dieci canzoni da gustare una per una tra frizzanti violini o lamentose steel guitar. Solo dal Texas possono venire canzoni come lo shuffle di What Do You Want With His Love o la veloce Don’t Think Twice arricchita da un fiddling stuzzicante, o Honky Tonk Healin’ perfetta per scatenarsi con la line dance. L’album si chiude con la lenta 12-12-84 che mai e poi mai mi stancherò di ascoltare.
ALAN JACKSON, Every Thing I Love (1996)
Scegliere il migliore tra gli album di questo giorgiano è, a mio avviso praticamente impossibile. Ci troviamo di fronte infatti ad un artista che si è costruito un sound tanto personale quanto tradizionale, che nel tempo non è cambiato a seconda delle mode commerciali, ma che dagli esordi fino ai nostri giorni, si è venuto consolidando fino a diventare un vero marchio di fabbrica; uno stile mai scontato, mai troppo moderno. Alla fine però, dovendo per forza scegliere, ho optato per questo Little Bitty soltanto perché, essendo l’album con il quale mi sono avvicinato per la prima volta a questo grande artista, è quello a cui sono più affezionato. Dieci sono i brani, tutti al di sopra della media e chi non conosce la musica di Alan basta che ascolti la veloce Little Bitty, lo shuffle di There Goes, la lenta Walk On The Rocks o la swingata Must’ve Had A Ball, per caderne innamorato come è successo a me.
GEORGE STRAIT, Carrying Your Love With Me (1997)
In questa lista non si poteva non inserire un album di colui che è considerato uno dei maggiori fondatori del new country, che negli anni ’80 ha contribuito a rilanciare la country music dopo un periodo di stasi e che oltre ad essere una persona eccezionale, è per molti cantanti di oggi una delle maggiori figure di riferimento. Tra tutti i suoi album degli anni novanta questo Carryng Your Love With Me è stato uno dei più fortunati soprattutto grazie alla bellissima title track che ha raggiunto i primi posti delle classifiche e non solo di quelle country. Il resto dell’album è un classico esempio di Strait Country sound con brani veloci e simpatici e lente e lamentose ballate. George strait non ti delude mai.
TIM Mc GRAW, Tim Mc Graw (1993)
Non ho dubbi che questo sia il miglior album di tutta la discografia di Tim Mc Graw non solo, credo che sia proprio uno dei migliori dischi d’esordio mai registrati. Benché con i successivi abbia avuto molto più successo, questo è quello che preferisco perché è il più genuino e meno attento agli interessi commerciali e perché contiene tutto l’entusiasmo e la grinta che, non solo un disco d’esordio, bensì ogni album country dovrebbe avere. Ain’t No Angels, What She Left Behind, He Honly Think That I Left e Welcome To The Club… forse è meglio che mi fermi altrimenti le dovrei elencare tutte.
GARTH BROOKS, No Fences (1990)
Come avrei fatto a non mettere in questa lista l’album più venduto della storia del country? Esso è stato un passo avanti per la carriera di Garth, oltre che dal punto di vista commerciale, perché ha rappresentato la conferma che fosse non solo un bravo cantante, ma davvero un artista eccezionale in grado di mischiare country a folk, rock e pop, creando un sound particolarissimo che l’America tutta non ha tardato ad amare. Pertanto numerosi sono i classici che l’album contiene a partire da Thunder Rolls, il cui video fece discutere non poco, l’allegro honky tonk di Two Of A Kind Workin’ On A Full House, la dolce Unanswered Prayers e chiaramente il famosissimo singolo Friends In Low Places.
RANDY TRAVIS, You And You Alone (1998)
Come un leone che ruggisce dopo essersi risvegliato, così quest’album segnò il ritorno dell’attenzione dei media verso questo veterano delle scene del country. Il leone, dopo due album mediocri che gli causarono l’esclusione dalla Warner, tornò a far sentire la sua voce, (una delle migliori al mondo), col nuovo You And You Alone e che album! I brani ottimi fioccano: The Ole, I Did My Part ricca di emozione, Spirit Of A Boy Wisdom Of A Men carica di energia, la swingata e simpaticissima Stranger In My Mirror, I Still Here You Still Gone dal tenue sapore bluegrass, la cowboy song Horse Called Music e tanti altri, anzi, tutti gli altri! Considero questo disco come imperdibile per chi come me ama la musica di Randy e come buon punto di partenza anche per chi non conosce il country.
DALE WATSON, Blessed Or Damned (1996)
Anche per Dale vale il discorso della difficoltà di scegliere il migliore dei suoi album. Difficile trovare differenze sostanziali per ognuno di essi, tutti ottimi esempi di real country honky tonk. Qui si inizia con la scoppiettante Truckin’ Man che ci ricorda quanto al nostro stia a cuore la figura del camionista. A Real Country Song assume l’aspetto di una preghiera rivolta all’ennesimo discjokey delle stazioni country, esortato a mandare on the air almeno una canzone che sia veramente country. Già dal titolo si capisce che That’s What I Like About Texas è l’ennesimo omaggio al Lone Star State e Everyone Knew But Me il classico honky tonk heartbreak. L’intero album è uno splendido esempio di vera musica country e di questi tempi… non lasciatevelo sfuggire.
CHRIS LE DOUX, Western Underground (1991)
E’ uno dei migliori album di questo impareggiabile personaggio americano. Tutte le sue canzoni sembrano prendere forma dalla polvere e dal sudore lasciato sulle arene dei rodei che lui stesso ha calcato per anni. Alcune delle canzoni sembrano davvero avere la forza di un toro in arena, basta ascoltare Country Fair, Cadillac Cowboy o la roccheggiante Workin’ Man’s Dollar. This Cowboy Hat o Ridin’ For A Fall sono inoltre uno spaccato di un West tanto rude quanto fascinoso, che grazie alle note di questo disco sembra proprio a due passi da noi. Thank you for these songs Mr. Rodeo Man.
JOHN MICHAEL MONTGOMERY, Life’s A Dance (1992)
Era l’ormai lontano 1992, quando, per la prima volta, John Michael si affacciava alla porta del successo discografico e lo fece con quello che secondo me è il suo album migliore. Il singolo Life’s A Dance ebbe poi un buon successo, meritatamente direi, perché in tutta onestà vale da solo il costo del CD, mentre Beer And Bones e Everytime I Fall sono stati i suoi primi classici. Chi sa, forse se non fosse stato per questo azzeccatissimo album oggi, tra le stelle del cielo di Nashville, una delle più luminose sarebbe potuta mancare.
Emanuele Tilli, fonte Country Store n. 60, 2001