Per tutti gli anni ’60 il duo folk canadese Ian & Silvia (Tyson) era stato sinonimo di dolci armonie e di simbiosi personale-artistica. Fra i felici parti sonori di questa unione basti ricordare fra gli altri Four Strong Winds (un classico del folk canadese d’autore), You Were On My Mind, Someday Soon e Summer Wages, poi riprese dal solo Ian.
La crisi del matrimonio ed il calo di interesse nei confronti del fenomeno folk portano i due a separare anche le strade artistiche: proseguiranno entrambi la carriera, ma ciascuno come solista, anche se la voce di Sylvia sarà pressoché costante nei dischi di Ian. Sylvia, dal canto suo, realizzerà diversi albums, alcuni più interessanti (vedi You Were On My Mind del 1989 su Stony Plain, prodotto da Tom Russell) di altri, mentre Ian ritornerà alle atmosfere delle sue origini, il ranch ed il rodeo che lo avevano tenuto a battesimo.
Il 1973 segna l’esordio solistico del nostro per l’etichetta A&M. Il titolo stesso – storpiato- Ol’ Eon (Il vecchio Ian) (A&M SP9017) è sintomatico di un certo senso di ritorno a qualcosa di noto e familiare: le atmosfere country che avevano accompagnato il giovane Ian nei suoi primi passi.
Il disco è registrato a Toronto ed è prodotto da Adam Mitchell (chi si ricorda il suo buon esordio come cantautore con Redhead In Trouble WB/BSK 3325 del 1979?) secondo i canoni della musica country del momento, ma mostra evidenti i segni del talento di Ian, a cominciare dal brano di apertura Some Kind Of Fool, un brano scritto tre anni prima, in Giappone, dallo stesso Ian.
Le songs sono quasi tutte sue, eccettuate Spanish Johnny e If She Just Helps Me, della quale ricordiamo la cover di Ed Bruce (che fine ha fatto?) ed alcune sono particolarmente accattivanti, pur nella loro linearità: vedi Great Canadian Tour e The Girl Who Turned Me Down. Le ispirazioni vengono dalle esperienze vissute dallo stesso Ian (Blueberry Susan e Great Canadian Tour) e dai luoghi a lui familiari (Sam Bonnefield’s Saloon e North Saskat-chewan).
Passano ben cinque anni prima che Ian Tyson riveda la luce discografica, poiché il suo esordio misteriosamente non soddisfa la casa discografica, che lo liquida. Nel frattempo, il continuo lavoro “on the road” accresce il bagaglio delle sue esperienze umane e nel 1978 la piccola indie canadese Boot Records pubblica One Jump Ahead Of The Devil (BOS 7189).
Ian ha già quarantacinque anni e firma una country song (Turning Thirty, avvicinarsi ai trent’anni) che la dice lunga sul passare del tempo, specie se ad avvicinarsi ai trent’anni sono i tuoi figli. Beverly è una dolcissima ballata acustica senza tempo, mentre Lone Star And Coors è uno spigliato western swing (con un titolo del genere, cos’altro poteva essere?) con tanto di fiddle e steel guitar.
Ancora Texas sugli scudi con il languido valzer di Texas, I Miss You, mentre Freddie Hall è uno shuffle grintoso. Half A Mile Of Hell è l’episodio di chiusura, brano atipico scritto da Ian per l’omonima pellicola: incedere maestoso ed in crescendo, fino all’entrata di fiddle in mano a Roy Warhurst, precursore di certe atmosfere tipiche della Charlie Daniels Band.
Il lustro sembra essere una costante nell’attività solista di Ian, infatti si deve attendere il 1983 ed il contratto con la major Columbia perché venga partorita la prima metà di quella stupenda coppia di album che ha legato Ian alla futura Sony nel biennio 1983-84: Old Corrals & Sagebrush (Columbia FC 38949). Le selezioni sono undici e raggruppano songs originali di Ian, traditionals riarrangiati dallo stesso e tre brani di amici che corrispondono a Michael Burton (la sua Night Rider’s Lament è ormai assurta allo status di classico), Gary McMahan -non McMahon – (che firma The Old Double-Diamond. Di lui riparleremo presto in altra sede) e Tom Russell (la sua Gallo De Cielo non necessita di ulteriore inchiostro). Tanti quadretti di vita western, con personaggi reali ed inventati (ma dove la realtà cominci o finisca è difficile stabilirlo) a colorire tanti luoghi a noi cari.
Tra le composizioni di Ian da segnalare l’autobiografica Alberta’s Child, comprensiva di menzione di Willie (Nelson) e Waylon (Jennings), la title-track e Old Alberta Moon dal maestoso incedere tipicamente country. L’accompagnamento musicale ha subìto un miglioramento notevolissimo ed il salto di qualità è evidente in tutto il disco, il migliore della carriera di Ian, fino a quel momento!
Una menzione tutta speciale per la cover dell’album, che ritrae Ian in groppa a Summer Wages Jr., il figlio del purosangue allevato da Ian e da lui chiamato come il brano di un suo hit del periodo Ian & Sylvia. Il fotografo autore di questa opera d’arte è Jay Dusard di Prescott, Arizona, che curerà anche la grafica del seguente LP.
A sfatare felicemente la tradizione del lustro di intervallo fra due dischi ci pensa Ian Tyson (Columbia FC 39362) nel 1984. Il contesto è il medesimo del precedente lavoro: ambiente western nella migliore tradizione, con strumentisti che è un piacere ascoltare. Un esempio per tutti: nel brano Oklahoma Hills dei fratelli Guthrie (sì, Woody e Jack) ci sono ben quattro chitarre acustiche, due delle quali soliste. Le ballate sono rilassate e rilassanti: Colorado Trail, Tom Blasingame, What Does She See e Goodnight Loving Trail di Utah Phillips, dedicata ai due capi-mandria che aprirono l’omonima pista dal Texas ai nodi ferroviari del Kansas.
Non mancano poi un paio di episodi più tesi: Rocks Begin To Roll e la superlativa Hot Summer Tears. Un raddoppio quanto mai degno: due centri consecutivi per la Columbia e due capolavori per Ian, ormai divenuto un vero e proprio western hero. La benemerita Bear Family ha poi ristampato in un unico CD intitolato Old Corrals & Sagebrush & Other Cowboy Culture Classics (BCD 15437) i due lavori su Columbia, omettendo tre brani in tutto, ma ingerendo nel jewel box un picture-CD che è uno spettacolo!
Albums stupendi, copertine eccellenti, ma è probabilmente ancora presto per il revival western cui stiamo assistendo negli ultimi anni ed è così che la Columbia non rinnova il contratto a Ian, quindi il terzo capitolo di questa saga western esce a distanza di tre anni (meno male, visti i precedenti, poteva andare peggio) per la indie Sugar Hill, che pubblica nel 1987 Cowboyography (bel neologismo!) (SH 1021). Concettualmente sulla falsariga dei precedenti, anche nella impostazione dell’aspetto grafico, ci mostra un personaggio leggermente dimesso nell’aspetto: non più abbigliamento sfacciatamente western e cavallo bardato da parata del Fourth of July, piuttosto un abbigliamento più essenziale, da lavoro quotidiano, senza fronzoli ed un bel cavallo, ma niente di più. Il nuovo fotografo è Kurt Marcus, al quale è dedicato il disco, che è comunque molto bello.
L’inizio vede uno dei picchi compositivi dello Ian più western, quella Navajo Rug composta a quattro mani con Tom ‘prezzemolo’ Russell, che la riprenderà nel suo Cowboy Real del 1991 su Philo, insieme ad un’altra eccellente collaborazione presente negli albums in questione, Claude, Dallas. Una ulteriore bella cover di Navajo Rug è quella resa dall’immarcescibile Jerry Jeff Walker nel suo omonimo album su Ryko. Interessante è il tema di Claude, Dallas: la trasposizione temporale di un fatto di cronaca contemporanea in un contesto western.
Own’s Heart Delight e The Gift sono dolci ballate, ma con Cowboy Pride il contenuto lirico è altissimo e così è il livello musicale: degnissima di entrare in un ipotetico ‘Best of Ian Tyson according to Dino Della Casa’.
A parte i due picchi artistici suddetti, il disco è un pelino al di sotto dei due su Columbia, ma ce ne vorrebbero di prodotti del genere!
Due anni di passione, la Sugar Hill non rinnova la fiducia e Ian Tyson decide di affidarsi alla canadese Eastern Slope via Stony Plain per il nuovo disco che esce nel 1979 e si intitola I Outgrew The Wagon (Stony Plain SPL 1131). Gli spunti per scrivere e comporre sono gli stessi: cowboys (Cowboys Don’t Cry e The Banks Of The Musselshell), gli eroi del rodeo (Casey Tibbs), con qualche spunto inusuale tipo il reggae di Since The Rain ed il quasi-parlato di Irving Berlin; c’è la reinterpretazione del classico di sempre Four Strong Winds con un indisponente arrangiamento orchestrale, ma il punto più alto del disco, poco più che discreto nel suo complesso, resta la spumeggiante The Steeldust Line, molto al di sopra del livello medio.
Un disco di transizione, dunque, che ben poco ha da aggiungere al personaggio Ian Tyson.
A conferma di quanto sopra, il disco riscuoterà pochi consensi e Ian entra in crisi creativa. Nel corso degli anni seguenti sono in molti a darlo per disperso nel suo freddo e boscoso Canada, ma il 1991 ci porta un nuovo prodotto del talento creativo di Ian Tyson, sotto forma del CD And Stood There Amazed su Stony Plain (SPCD 1168), dai versi dell’arcinota Home On The Range, qui inclusa. E’ ancora la Eastern Slope a dargli spazio vitale ed il programma risulta interessante (Black Nights, Non-pro Song, Milk River Ridge, Ballad Of Jack Link), un piacevole ripescaggio della vecchia Rocks Begin To Roll ed un paio di (in)soliti reggae di Lights Of Laramie e Magpie.
Una menzione a parte la merita la toccante e seducente rielaborazione di Home On The Range, forse la più nota cowboy song insieme a Red River Valley. Chitarre acustiche ed una languida steel in sottofondo vanno a tessere un eccellente tappeto sonoro, sul quale Ian e gli altri stendono le loro armonie vocali per creare momenti di vero pathos.
Il resto è storia attuale, anzi attualissima: Ian ora è ancora distribuito da una major, la Vanguad, il disco nuovo è un vero e proprio capolavoro ed io desidero personalmente ricambiare la dedica che lo stesso Ian mi fece sulla bellissima foto a colori che ho ricevuto (neanche a farlo apposta) il giorno del mio matrimonio: “Best Wishes!”. Semplici, ma di tutto cuore.
Dino Della Casa, fonte Out Of Time n. 5, 1994