Iris DeMent – Lifeline cover album

Dopo otto anni Iris DeMent torna a pubblicare un nuovo disco e lo fa in coincidenza con le elezioni presidenziali americane (2 novembre 2004). Un caso? In Wasteland Of The Free, la canzone che dava il titolo al precedente album, in soli cinque minuti Iris aveva messo in evidenza tutti i mali del sistema americano, non risparmiando strali contro politica, economia, religione, società e cultura.”

Molti avevano creduto che Iris stesse pagando con questo prolungato silenzio le accuse che aveva mosso al ‘sistema’. In realtà in questi anni è sempre rimasta attiva, prestando la sua voce a più di una ventina di album (!) di colleghi musicisti, a riprova, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto sia apprezzata nel mondo della musica roots-country.
I motivi di questa lunga attesa vanno cercati altrove e il libretto che accompagna il CD ce li spiega: “i tempi duri vennero a farmi una lunga visita” dice la cantautrice, “e l’unica cosa che mi era d’aiuto in quei momenti era sedere al piano a cantare queste canzoni a me stessa”.
Se ciò non bastasse, un altro indizio ci viene dal titolo del CD, Lifeline, che potrebbe essere tradotto con ‘àncora di salvezza’. Possiamo dire in sostanza che Iris DeMent abbia voluto pubblicare nel nuovo CD i brani che l’hanno aiutata a superare un prolungato periodo di sofferenza e sconforto.

Si tratta di tredici canti spirituali, alcuni risalenti a più di 150 anni fa, molti dei quali vengono cantati ancor oggi nelle chiese americane durante le celebrazioni della domenica (buona parte del materiale qui presente è pertanto noto all’ascoltatore medio americano, almeno a quello che professa una fede religiosa). La scelta di non pubblicare canzoni proprie (un solo brano, He Reached Down, è stato composto dalla DeMent) ci obbliga a valutare solo l’esecuzione dei brani, dovendo attendere la prossima release per verificare se Iris sia ancora la straordinaria songwriter dei tempi di My Life. I presupposti, comunque, non sembrano molto buoni, dato che He Reached Down è una trascrizione abbastanza letterale (e poco ispirata) della parabola evangelica del Buon Samaritano.
In Lifeline la strumentazione è ridotta all’osso; in molte tracce c’è solo Iris che canta accompagnandosi al piano, così come nel booklet diceva di fare nei momenti di maggior tristezza. Ad esempio in Sweet Hour Of Prayer è come se Iris cantasse solo per noi, riversando nei testi tutta la sua disperazione. E quella sua tipica voce, così ‘vecchia maniera’ e lamentevole, sembra fatta apposta per convogliare queste sensazioni.

Credo che la voce di Iris sia soprattutto indicata per questi canti, vere e proprie invocazioni di aiuto all’Onnipotente. Ma anche se questo è il tono predominante dell’album, ci sono anche brani più ottimistici, di solito accompagnati dal coro e da una strumentazione un po’ più ricca (per lo più chitarre e dobro), ma sempre rigorosamente acustica. Anche qui l’interpretazione è sentita e commossa, ma forse una voce più forte e corposa (alla Sister Act, per intenderci) renderebbe meglio il senso di esaltazione e di ringraziamento al Signore che vogliono manifestare questi inni, tra cui vanno annoverati I’ve Got That Old Time Religion In My Heart e The Old Gospel Ship, le uniche già note a chi scrive.
In sostanza, si può definire Lifeline un disco di transizione, in cui la cantautrice americana non abbia voluto correre rischi, preferendo includere materiale di tradizione popolare religiosa piuttosto che nuove canzoni. I fan, che hanno sempre visto nei testi il punto di forza dei suoi album, rimarranno un po’ delusi da questa scelta. Per coloro che non conoscono questa cantautrice, il consiglio è invece quello di iniziare da uno dei suoi CD degli anni novanta. Questo rimane comunque un buon punto di partenza per familiarizzare con la tradizione gospel nella musica country, assieme a The Gospel Spirit di Loretta Lynn.

Flariella FER-1004 (Country Gospel, 2004)

Vito Minerva, fonte TLJ, 2005

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