Festival BCMAI

Anche questa volta partiamo dando una valutatone del festival dal punto di vista dell’affluenza di pubblico. Degli ormai 11 concerti che la BMAI ha finora organizzato, quello della Nasville Bluegrass Band, nel novembre del 1991, rimane ancora il concerto che ha richiamato il maggior numero di paganti, quasi 400. Chi ha buona memoria, ed ha partecipato a tutti i concerti dell’Associazione, sa bene che, inspiegabilmente, non sono stati i nomi dei vari O’Brien o Lynn Morris a riempire, o quasi, le sale: paradossalmente sono stati i quattro gruppi che hanno partecipato alla quarta edizione del nostro festival.
E così, questo concerto ha portato molta più gente di tutti quelli fino ad allora organizzati, eccetto quello della NBB naturalmente.
Ci piacerebbe pensare che i responsabili di questo successo siano i nomi delle band che si sono esibite, in realtà non riusciamo ancora a capirne il motivo. Pare non vi sia un criterio valido, abbiamo attentamente valutato tutte le possibili motivazioni di un successo o di un insuccesso di pubblico, ma non siamo stati in grado di comprenderne le ragioni. In questo caso è ancora più diffìcile capirlo: certo era un sabato sera, e probabilmente la città non offriva grandi alternative, ma la cosa incredibile è che quasi in comune accordo i giornali, tutti tranne il Manifesto, Buscadero e Hi Folks! (giunto troppo tardi nelle edicole), ci hanno letteralmente boicottato non pubblicando la notìzia (inviata col dovuto anticipo). Cosicché quella sera, increduli, ognuno di noi si è chiesto ripetutamente da dove diamine potessero essere arrivate quelle quasi 300 anime…!

La serata è stata aperta dai milanesi Country Manners con il loro bluegrass moderno ed accattivante. Si sono lanciati con convinzione ed hanno in pochi minuti infiammato il locale con una serie di pezzi conosciuti anche al grande pubblico. La scelta del repertorio, attenta a soddisfare anche chi non mastica l’erba del Kentucky, ha convinto ogni spettatore presente. Tra i componenti del gruppo vanno sicuramente citati Ruben Minuto per la sempre migliore interpretazione vocale e Ugo Binda che come chitarrista, consentiteci, comincia davvero a far paura!
Ottimi anche i Freeway 89 i quali hanno proposto una serie di pezzi pescati in settori diversi della musica nord americana, dagli Everly Brothers a certa west coast, fino ad un riuscito arrangiamento di Blue Train della Nashville BG Band. Pausa. Il tempo di sgranchirsi le gambe e per il numeroso pubblico presente salgono sul palco i genovesi Red Wine. Già visti il precedente anno, hanno nuovamente conquistato il pubblico con un repertorio completamente diverso dalla terza edizione del Festival. In molti hanno notato la maggiore sicurezza negli assoli e l’efficace ritmica del giovane chitarrista Luca Bartolini, così come per Maria Grazia Branca al contrabbasso. Il banjoista ha confermato la sua statura e Martino Coppo è riuscito ancora una volta a stupire per le sue doti mandolinistiche e di lead singer.
Da Ancona gli Old Country Pickers sono stati in assoluto i più spassosi della serata, se non come musicisti, sicuramente come entertainers. Hanno proposto un viaggio attraverso diversi generi musicali quali il western swing, il gospel e la country music con l’apporto della tecnica moderna; il duo infatti era sostenuto da una base preregistrata che ha dissolto ogni dubbio dei puristi presenti in quanto a spontaneità e immediatezza.
A chiusura, come tradizione vuole, jam session con un palco stipato come un autobus in orario di punta. Oltre una ventina di musicisti a dare l’arrivederci all’anno successivo al divertito pubblico. Chitarre, mandolini, banjos e contrabbassi, persino una chitarra elettrica from Genova, e un five-string da Catania, hanno invitato i presenti a lasciare il teatro, seppure a malincuore. I più fortunati sono arrivati a casa nel giro di mezzora, molti altri, giunti dall’Emilia, Toscana, Piemonte, Liguria, Veneto, Lazio e persino Puglia si sono diretti verso l’autostrada dandoci appuntamento al prossimo ottobre per il 5° Festival Annuale della BMAI.

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 22, 1994

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