Jack Gladstone

Per la prima volta nel nostro Paese ci occupiamo di un musicista che gode di un discreto seguito in patria, circoscritto comunque in un ambito che è caro a molti dei lettori di Country Store: il West americano e la tradizione cantautorale legata al folk e al country.
Parlare di Jack Gladstone è addentrarci nel mondo della canzone indissolubilmente legata al West, filtrata attraverso la sensibilità di un autore le cui radici ‘native’ sono una costante della sua produzione discografica.

Jack Gladstone è di origine Blackfeet e vive nella cittadina di Kalispell, Montana, nota a livello turistico per essere un passaggio obbligato per visitare il vicino Glacier National Park, uno dei più spettacolari parchi statunitensi, situato al confine con il Canada. Proprio all’interno del parco Jack ogni anno tiene parecchi dei suoi concerti.
La sua produzione discografica copre dieci anni di musica e di studio storico delle tradizioni ‘indiane’ e dell’epopea western che ha accostato ai suoni della country music più tradizionale e del folk.
Fin dal primo ascolto si può notare una straordinaria somiglianza vocale con un grande della canzone nordamericana: il canadese Gordon Lightfoot. Il suo approccio è fresco e cristallino, gli arrangiamenti prettamente acustici, i testi poetici e mai banali anche quando si cimenta con argomenti come l’amore e i rapporti interpersonali.
Profondo e ‘politicamente corretto’ è quando parla di avvenimenti storici, dalle guerre indiane alla spedizione di Lewis & Clark. Il suo primo lavoro, uscito solo su cassetta, si intitola In The Shadow Of Mt. Lassen (1991) ed è un prodotto artigianale ma ben strutturato, suonato con una manciata di misconosciuti musicisti che comunque ben assecondano il protagonista.
La vena è country e folk e sono già presenti i caratteri sonori che renderanno il sound di Jack Gladstone riconoscibilissimo.
Speak To Me Grandma diventerà uno dei suoi cavalli di battaglia, mentre Alaska Long Live On, Pasadena Free For All e When Copper Was King sono melodie subito memorizzabili.
The Gift è una ottima cover di un brano di Ian Tyson, un musicista che è sicuramente stato uno degli ispiratori di Jack Gladstone, il quale ha condiviso il grande amore per il West e la sua cultura.
La conclusiva e lunga (più di otto minuti) title-track è uno dei punti di forza dell’esordio di Jack Gladstone: la canzone è una vera e propria saga in cui si narra della distruzione della cultura e della popolazione indiana della California, un capitolo storico misconosciuto.

Con Buckskin Poet Society, il suo secondo album (questa volta anche su CD!), Jack Gladstone fa il suo salto di qualità che gli permette di farsi notare negli ambienti folk e country del Nordovest americano. La produzione è sempre nelle sue mani e in quelle dell’amico e musicista (suona tastiere, mandolino e pedal steel) David Griffith, le canzoni sono tutte dello stesso Jack W. Gladstone e la vena compositiva si è ulteriormente affinata.
Sono state riprese un paio di canzoni dal primo lavoro ed in particolare la già citata Speak To Me Grandma gode di un arrangiamento che la rende ancora più godibile.
I temi sono ancora più legati alle tradizioni dei nativi: Bright Path è la storia di Jim Thorpe, grande atleta indiano che partecipò anche alle Olimpiadi, mentre The Owl And The Eagle, The Bear Who Stole The Chinook, The Roman Road (con il suo delizioso suono cajun) e Beneath Another Sky (che parla del del grande capo indiano Chief Joseph e della tribù dei Nez Perce) sono tra le composizioni più degne di nota.
Wolves On Sea & Plain (1994) è un disco che contiene la riedizione di canzoni incise precedentemente al primo album ed è da considerarsi un disco minore soprattutto per la presenza di arrangiamenti discutibilmente ‘gonfiati’ con fiati ed archi. Tra i musicisti coinvolti in questo progetto c’è Rob Quist, cantautore del Montana che più volte ha collaborato con il Nostro e che gli regala nell’occasione In Without Knockin’, dalle atmosfere country-rock a la Poco.
Suspended Animation è un ballata elettrica che poteva benissimo fare parte della produzione del Gordon Lighfoot anni ’70 (Summertime Dream o Endless Wire), Taming Of Misfortune’s Pain è una classica folk song mentre Barn Dance ricorda il John Denver più country.
Il punto più alto di questo album è comunque Garryowen & Valley Of The Little Big Horn in cui viene ricordata la storica famosissima battaglia in cui morì il Generale Custer.

Per ascoltare nuove canzoni di Jack Gladstone bisogna aspettare il 1995, anno in cui pubblica Noble Heart e per la prima volta il suo nome viene riconosciuto al di fuori dei confini del Montana. Questo album viene nominato come miglior CD indipendente dalla prestigiosa Kerrville Music Foundation, organizzazione che fa capo al Festival che si tiene ogni anno nella cittadina texana.
A parte il brano di apertura Shadow Of The Moon che sinceramente dal punto di vista musicale non c’entra nulla con il resto, l’album è ottimamente suonato e cantato.
Jack Gladstone propone la ormai consueta musicalità ricca di country acustico e folk, con le tradizioni Blackfeet sempre presenti nei testi, la natura e la vita del West contemporaneo a fare da riferimento.
Hudson Bay Blues è un country blues certamente atipico per la sua produzione ma suonato con convinzione e gusto.
Old Glad è frutto di una ricerca storica e ci racconta del trisnonno di Jack Gladstone e del suo arrivo nell’area che comprende il nord del Montana e il sud dello stato dell’Alberta in Canada. Navajo Code Talkers si occupa di un argomento curioso e poco noto del secondo conflitto mondiale: l’utilizzo della lingua navajo per comunicare messaggi segreti ed evitare quindi che i giapponesi potessero decodificarli.
Bright Path è la riedizione, sempre gustosa ed interessante, del brano inserito in Buckskin Poet Society.

Nel 1997 Jack Gladstone incontra un personaggio che risulterà fondamentale per lo sviluppo della sua musicalità: il notissimo musicista/producer texano Lloyd Maines. Il risultato di questa collaborazione è notevolissimo; il suono già maturo ed intrigante del cantautore del Montana viene arricchito dalla sapiente produzione di Lloyd Maines che suona anche basso, chitarra acustica, dobro e pedal steel.
Coinvolto nelle sessions dell’album Buffalo Cafe che si tengono a Kalispell e Austin, Texas (nei mitici Cedar Creek Studios) è anche l’ottimo Gene Elders al fiddle, mentre sempre importantissimo è il ruolo di David Griffith, amico e collaboratore di lunga data di Jack Gladstone.
Buffalo Cafe è un disco sorprendente per chi non conosce Jack Gladstone ma è il naturale risultato di una costante maturazione sia a livello compositivo sia vocale, con il tocco in più di una produzione priva di pecche che sfrutta al meglio le potenzialità del cantautore Blackfeet.
Tematicamente Buffalo Cafe è uno splendido viaggio nel West in cui si incrociano passato e presente, cowboys e indiani, realtà e fantasia in un mix che seduce.
La title-track è il risultato di un viaggio del Nostro attraverso il Montana centrale, chiamato anche Charlie Russell Country, in cui il famoso pittore ha ambientato i suoi migliori lavori.
With The Coming Of The Horse, Whoop-up Trail, Valley Of The Little Big Horn e Lewis & Clark Rag sono solo alcuni dei momenti più significativi di uo splendido disco che sarà sicuramente apprezzato da coloro che sono innamorati perdutamente dell’epopea del West.
Nel 2000 Jack Gladstone bissa la collaborazione con Lloyd Maines, incidendo quello che attualmente è il suo ultimo album, Buffalo Republic. Il disco è la naturale prosecuzione di Buffalo Cafe: gli stessi artisti coinvolti (con l’aggiunta di Bukka Allen all’accordion e Fred Remmert che è anche uno degli ingegneri del suono), stessa magica ispirazione.
Questi due albums a mio parere sono l’ideale inizio per conoscere la grande musicalità di Jack Gladstone. Country, folk e talvolta influenze ‘native american’ sono acora una volta gli ingredienti principali della musica di Jack, sonorità immediatamente riconoscibili e apprezzabili.
Jack Gladstone è sempre affascinato dalla spedizione di Lewis & Clark che nella prima parte dell’800 fu di fondamentale importanza per scoprire nuove terre nell’allora inesplorato Ovest; Lewis & Clark’s Traveling Magical Show e In Search Of York sono dedicate a loro.
Bozeman Trail, Founding Fathers, Buffalo Republic e To Build A Fire sono solo alcune tra le grandi canzoni che compongono questo interessantissimo disco.

A completare la discografia di Jack Gladstone, più appetibili ai collezionisti o ai fans più sfegatati, sono da segnalare Legacy, antologia dei primi anni di attività i Jack, con la riedizione di tre vecchie canzoni e Buffalo Stew, un disco interamente parlato in cui vengono raccontate vecchie storie western e della cultura Blackfeet che si può trovare anche abbinato a Buffalo Cafe in un doppio cd.
Jack Gladstone sicuramente merita di essere conosciuto più profondamente in quanto rappresenta uno dei rari casi, assieme a Bill Miller e a pochissimi altri, in cui le radici ‘indiane’ vengono filtrate attraverso la cultura e la musicalità bianca (country, folk e western) senza perdere di credibilità e di forza espressiva.
Un modo veramente molto interessante di raccontare come è attualmente il West, con continui riferimenti al passato ma con la freschezza di oggi.
Grazie anche alla collaborazione con un grande come Lloyd Maines, Jack Gladstone ha saputo esprimersi con una bravura tale da porlo come uno dei ‘Montana best kept secret’s’. A voi scoprirlo!

Discografia:
In The Shadow Of Mt. Lassen (1991)
Buckskin Poet Society (1992)
Wolves On Sea & Plain (1994)
Noble Heart (1995)
Buffalo Cafe (1997)
Buffalo Stew (a listener’s guide to Buffalo Cafe) (1997)
Legacy (1999) (anthology)
Buffalo Republic

Remo Ricaldone, fonte Country Store n.65, 2002

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