Appartengono alla prediletta schiera delle giovani band che sanno farsi apprezzare da un pubblico molto vasto, supportati da un’etichetta discografica, la Bloodshot, che propone alternative country a 360 gradi e dà ampia libertà ai suoi artisti.
Jennie Benford voce, chitarra e mandolino e Jim Krewson voce e chitarra, nonché batteria ed anche banjo, si aprono un sentiero personale, forse non originalissimo ma sempre intrigante, nella foresta a volte ingarbugliata della musica acustica. Rilevanti sono le loro due voci, nasale di Jim e alta ma triste di Jennie: ascoltate anche solo, e con riverenza, I Know You’re Married But I Love You Still cantato a cappella. Con loro vari amici tra i quali merita citare il banjo (ed anche il banjocaster, sorta di geniale strumento che può fare da chitarra elettrica, pedal steel e molto altro d’indefinibile) nelle mani di Brad Hutchison.
Singolare e dalle molte sfaccettature questo loro disco, così come la loro produzione passata. Ci sono alcuni brani sia tradizionali sia appartenenti alla tradizione bluegrass (vedi un paio dal repertorio di Don Reno) eseguiti con una grinta moderna, uno spirito giovane ma non giovanilistico, estroverso senza essere esagerato. E fin qui sono in ricca compagnia. Fianco a questi troviamo nuovi pezzi con la loro firma che risentono di influenze molto disparate: non solo bluegrass, senz’altro country, un po’ di celtico e naturalmente un pizzico di rock.
Pezzi non immediati, che abbisognano di ripetuti ascolti, spesso polverosi, che paiono fragili ma che portano in loro la forza della continuità con il passato, con un suono a volte poco più che essenziale ma ricco di sostanza e non di fronzoli esteriori. Disco singolare ma che dimostra coerenza, rispetto per la tradizione unito ad inventiva, nonché maturità e sensibilità.
Bloodshot 118 (Bluegrass Tradizionale, 2005)
Claudio Pella, fonte TLJ, 2005
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